Bellinzonese

‘Diverse centinaia di impieghi’ con il Parco dell’innovazione

Il consigliere di Stato Christian Vitta: la struttura che sorgerà nel nuovo quartiere delle Officine a Bellinzona ‘attrarrà aziende all’avanguardia’

26 novembre 2021
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«Diverse centinaia di posti di lavoro che cresceranno nel tempo» e «un indotto per tutto il tessuto economico della regione e del Cantone Ticino». Per il consigliere di Stato Christian Vitta, l’obiettivo principale da raggiungere con il Parco dell’innovazione Ticino che si sta sviluppando e troverà la propria casa nel nuovo quartiere delle Officine a Bellinzona, è proprio quello di «generare impieghi e attività sul territorio». E questo grazie alla «messa in rete di diversi attori e competenze» in ambiti che sono «all’avanguardia a livello internazionale», sottolinea a ‘laRegione’ il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia. In questo senso nel Bellinzonese vi sono realtà che si stanno consolidando – come quelle legate al settore delle scienze della vita, grazie per esempio all’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb) o il settore dei droni all’aerodromo di Lodrino – e che hanno un alto potenziale di sviluppo. E infatti il Parco dell’innovazione si basa sull’istituzione di cosiddetti Centri di competenza, dove il mondo accademico incontra quello imprenditoriale, sviluppando idee e progetti all’avanguardia.

Christian Vitta, cos’è il Parco dell’innovazione Ticino?

È una struttura gestita dalla Fondazione Agire [l’agenzia per l’innovazione del Ticino, ndr] che opera su mandato del Cantone. Al suo interno è prevista l’istituzione di Centri di competenza (associazioni senza scopo di lucro) che rappresentano uno dei contenuti operativi del Parco. Centri di competenza che favoriscono la collaborazione tra la ricerca universitaria o parauniversitaria e aziende già consolidate oppure start-up, con l’obiettivo di sviluppare progetti sostenibili e innovativi, favorendo il trasferimento di conoscenze e tecnologie dal mondo accademico a quello imprenditoriale e, di riflesso, l’attrazione sul nostro territorio di aziende all’avanguardia.

Quali sono attualmente i Centri di competenza su cui si punta?

Uno è il Centro di competenza dei droni (lo Swiss drone base camp) già oggi attivo nel comparto dell’aerodromo di Lodrino. Vi è poi quello legato alle scienze della vita che si sta sviluppando intorno a due ambiti principali: il primo dedicato alla messa a punto di processi di sintesi gestiti con modelli di intelligenza artificiale che coinvolge le aziende farmaceutiche, in collaborazione con l’Istituto dalle Molle di studi dell’intelligenza artificiale (Usi e Supsi). Il secondo – in cui è coinvolto anche un gruppo di ricerca presso l’Ente ospedaliero cantonale – si occupa della fabbricazione di tessuti (impianti del corpo umano) di origine sintetica. Abbiamo poi nel Luganese il Lifestyle-Tech che si concentra su tecnologie innovative (legate ad esempio all’e-commerce, alla blockchain, allo sviluppo 3D e all’intelligenza artificiale) in particolare nei settori della moda, dell’alimentare, dei viaggi, della cosmetica, dell’arredo e del design. Si tratta dell’utilizzo di nuove tecnologie per migliorare il benessere e la qualità della nostra vita quotidiana.

Ma concretamente chi lavorerà nel Parco?

Lavoreranno persone attive in aziende negli ambiti sopra citati, ricercatori e personale attivo direttamente nei centri di competenza. Negli spazi a disposizione vi sarà uno scambio di conoscenze tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. Concretamente è pensabile che un’azienda associata a un Centro di competenza collochi il suo reparto di ricerca e sviluppo (quello produttivo può trovarsi altrove) nel Parco, dove ci saranno anche studiosi universitari che effettuano ricerche negli stessi ambiti.

È possibile che si punterà anche su altri settori, oltre ai tre già nominati?

Va detto che anche gli altri Parchi dell’innovazione presenti in Svizzera si orientano ad ambiti ben precisi [quello di Zurigo punta ad esempio sulla robotica, il settore aerospaziale e le tecnologie di produzione, ndr]. È quindi necessario differenziarsi, ma ciò non significa che non vi sia la possibilità di allargare gli orizzonti degli attuali Centri di competenza o istituirne di nuovi. In Ticino stiamo al momento approfondendo il tema dell’economia circolare (ad esempio la valorizzazione di materiale di scarto che al posto di essere smaltito può essere riutilizzato in un’ottica produttiva).

Con i Centri di competenza avete quindi individuato degli ambiti con un alto potenziale di sviluppo?

Sì, ma ciò non esclude l’esistenza sul territorio ticinese di altri settori economici altrettanto meritevoli che però non hanno le caratteristiche per aderire al Parco dell’innovazione, il quale si sviluppa sulla base di competenze riconosciute a livello internazionale e della messa in rete nazionale.

Il Parco potrà quindi anche far crescere la realtà economica ticinese in generale?

Sì, perché fungerà da traino: sarà come una calamita che attira altri attori interessati sul territorio, generando anche attività indirettamente correlate a esso.

E questo grazie alla messa in rete di diversi attori…

Esatto. Un parco dell’innovazione vive perché c’è un legame fra attori che operano sul territorio e che valorizzano al meglio le competenze che ci sono sia nel mondo accademico che in quello imprenditoriale. In questo senso per noi è stato importante essere riconosciuti come polo associato al Parco dell’innovazione di Zurigo. Parallelamente, nel 2019 il Canton Ticino ha aderito alla Greater Zurich Area (Gza). Quest’ultima è un’organizzazione che promuove a livello internazionale l’area metropolitana allargata di Zurigo, di cui ora fa parte anche il Ticino. Concretamente oggi possiamo contare su una ventina di nuovi insediamenti sul nostro territorio avvenuti direttamente o indirettamente grazie all’adesione alla Gza. Si tratta, in particolare, di aziende attive nel settore delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni, della farmaceutica, delle biotecnologie e della meccatronica.

E guardando a sud?

Recentemente la Fondazione Agire ha sottoscritto una lettera d’intenti con il progetto Mind (Milano Innovation District) che si sta sviluppando sul sedime di Expo Milano 2015: un quartiere che si focalizza su temi per noi interessanti, come quello delle scienze della vita. Il Ticino rafforza così la sua posizione sull’asse nord-sud con Zurigo da un lato (che con AlpTransit è ora molto più vicina rispetto al passato) e Milano dall’altro.

È dunque fiducioso su uno sviluppo positivo?

Il Ticino deve sapersi affermare in quegli ambiti nei quali è riconosciuto anche a livello internazionale. Se in questo contesto riusciamo a consolidare determinate attività, allora siamo sulla giusta strada. Ad esempio, nell’ambito dell’intelligenza artificiale è riconosciuto che il nostro Cantone è all’avanguardia. Anche nel settore biomedico è riconosciuto a livello internazionale, grazie anche all’Irb, così come con lo Ior nell’ambito dell’oncologia. A ciò va poi aggiunto che a livello di formazione accademica da settembre 2020 l’Università della svizzera italiana propone anche un master di medicina.

Le premesse sembrano molto buone…

Certamente, ed è proprio per questo che crediamo e investiamo nel futuro del nostro Cantone con l’operazione del Parco dell’innovazione che è legata anche alla realizzazione delle nuove Officine Ffs ad Arbedo-Castione. Il Cantone e la Città di Bellinzona investono infatti 120 milioni di franchi per favorire la realizzazione di un nuovo stabilimento industriale Ffs, fra i più moderni d’Europa, e per l’acquisizione di parte dell’area occupata dalle attuali Officine di Bellinzona. Sul sedime che sarà liberato saranno realizzati il Parco dell’innovazione e anche altre infrastrutture pubbliche con ulteriori importanti investimenti.

Quando sorgerà il Parco vero e proprio?

Va sottolineato che il Parco dell’innovazione è già oggi una realtà che però non ha ancora trovato un’ubicazione fisica definitiva. Quest’ultima è prevista nel nuovo quartiere Officine a Bellinzona a fianco della cosiddetta ‘Cattedrale’, nella quale potranno svolgersi anche eventi aperti al pubblico, come ad esempio conferenze. La sede definitiva, la cui realizzazione inizierà dopo il 2026, quando verrà liberato il sedime, si inserirà in un’area di circa 15mila metri quadrati con una superficie utile lorda (visto che si sviluppa su più piani) di circa 25mila metri quadrati. Si prevede di mettere a disposizione spazi modulari per uffici con una parte di postazioni di coworking dedicate in particolare alle start-up, così come spazi studiati per favorire attività di ricerca e sviluppo, con la messa a disposizione di apparecchiature tecnologiche, laboratori e impianti speciali (come ad esempio camere bianche, generatori di emergenza, server, cappe di ventilazione e così via). Ma anche sale per incontri, aule per la formazione continua, spazi comuni e un asilo nido.

Quali sono le difficoltà ancora da superare?

Innanzitutto è necessario che Bellinzona riesca a portare a termine la procedura pianificatoria che si concluderà con l’entrata in vigore della variante di piano regolatore. Dopodiché, una volta trasferite le attuali Officine ad Arbedo-Castione, si potrà iniziare la realizzazione degli spazi, non solo del Parco, ma dell’intero nuovo quartiere.

Bellinzona potrà quindi contare su nuovi posti di lavoro?

Se gli spazi saranno tutti occupati si può stimare la creazione di diverse centinaia di posti di lavoro che con il tempo cresceranno e che con gli ulteriori impieghi generati dalle attività correlate nell’intero Cantone Ticino potranno superare il migliaio. In ogni caso, l’obiettivo finale è quello di instaurare una dinamica positiva che permetta di attirare sul territorio ulteriori aziende capaci di sviluppare attività rivolte al futuro, generando un indotto per tutto il tessuto economico cantonale.

Avete già percepito l’interesse da parte di enti o imprese?

Per quanto riguarda i settori legati ai Centri di competenza l’interesse è presente. A Lodrino tutti gli spazi a disposizione nel comparto sono sostanzialmente già occupati. Il Centro di competenza Lifestyle Tech ha già attirato importanti aziende sul nostro territorio con la creazione di nuovi posti di lavoro e un’azione per riportare talenti nel nostro Cantone (azione ‘Back To Ticino’). Il settore delle scienze della vita si sta affermando sempre di più anche a livello internazionale. Ora si tratta di ulteriormente sviluppare le attività nei diversi ambiti previsti e creare così le migliori premesse per il successo della futura sede definitiva del Parco dell’innovazione a Bellinzona

Uno studio di Bak Economics stima che il Parco dell’innovazione di Zurigo genererà un valore aggiunto di 2,5 miliardi di franchi all’anno per il Cantone. E in Ticino?

È prematuro fare previsioni, ma se la dinamica sarà positiva i benefici potranno essere importanti, ovviamente su scala più ridotta rispetto a Zurigo. Inoltre, potremo anche noi beneficiare dello slancio positivo ed essere complementari a Zurigo. Già oggi stiamo osservando dinamiche interessanti nei settori in cui stiamo investendo.

Il Parco dell’innovazione potrebbe limitare la cosiddetta ‘fuga di cervelli’, facendo tornare in Ticino personale qualificato o evitando che se ne vada?

Tanto più si riescono a sviluppare ambiti rivolti al futuro dal profilo professionale, tanto più una regione diventa interessante per svolgere attività. Da solo il Parco dell’innovazione non è sufficiente, ma è un tassello importante assieme ad altri che contribuisce a migliorare l’attrattiva del nostro Cantone anche per personale qualificato.

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