Bellinzonese

Macello cantonale, aiuti comunali diminuiti di un terzo

Cresciano: appello durante l'odierna assemblea in vista anche della concretizzazione del progetto ‘Laboratori del gusto’ che rafforzerà la Filiera della carne

Operatività in crescita ma appesa a un filo (Ti-Press)
20 agosto 2021
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A piccoli passi avanza il progetto Filiera carne che vede il Macello cantonale di Cresciano, gestito dalla Mati Sa, inserito come capofila nel vasto progetto di sviluppo regionale coordinato dal Centro cantonale di competenze agroalimentari e denominato ‘Laboratori del gusto’ (denominazione che sostituisce la precedente ‘Transumanza’) orientato a far lavorare insieme alcuni importanti attori delle filiere carne e cereali del Ticino con l’obiettivo di farle crescere commercialmente e consolidarle valorizzando i prodotti locali. Questa mattina a Cresciano nella nuova sede dell’Unione contadini il presidente della Mati Sa, Manfredo Forni, durante l’assemblea del macello ha spiegato che dopo aver ricevuto il consenso dalle autorità cantonali e federali «siamo entrati ora nella fase di progettazione di dettaglio con la stesura di piani, costi, forma e organizzazione operativa con i relativi businessplan». Le carte sono giunte sul tavolo del Consiglio di amministrazione solo giovedì sera: per motivi di tempo è stato impossibile verificarne i dettagli, ma Forni rileva che nel piano e mezzo di macello attualmente inutilizzato si punta a inserire disossamento e confezionamento (creando così alcuni posti di lavoro) come pure la gestione della selvaggina (ipotesi tutta da approfondire).

Attività su del 5%

Uno dei punti chiave sia nella gestione corrente, sia nella concretizzazione della Filiera carne, è il sostegno finanziario dei Comuni. Con una lettera inviata il 4 agosto a tutti i Municipi di Sopra e Sottoceneri, Manfredo Forni li ha aggiornati sull’evoluzione in corso spiegando che “il progetto sta decollando e stiamo facendo il possibile per entrare velocemente nella fase esecutiva”. Di positivo c’è che l’attività del macello di utilità pubblica “è progredita: nel 2020 i quantitativi lavorati sono aumentati del 5%” salendo a quota 439’458 chilogrammi grazie all’avanzata dei suini, mentre risultano stabili ovini, caprini e bovini. Grazie all’acquisizione di nuovi clienti, dovuta al riconoscimento dei processi di lavorazione, il volume dunque aumenta a tal punto che nei primi otto mesi dell’anno corrente sono stati macellati 30mila chili in più del 2020. “I ricavi delle macellazioni (ndr: 506mila franchi) e l’apporto finanziario dei Comuni – sottolinea Forni nella lettera ai Municipi – hanno anche permesso di effettuare le manutenzioni richieste (30mila franchi, il doppio rispetto al passato, in particolare per ossequiare le nuove disposizioni emanate dalle autorità federali), gli ammortamenti (100mila) e il pagamento degli interessi ipotecari (30mila) chiudendo così il bilancio 2020 con un piccolo utile” aggiornato a 1’240 franchi.

Soluzione politica cercasi

Per contro grava ancora come una spada di Damocle il debito di 2,15 milioni aperto con BancaStato che applica un tasso d’interesse dell’1,4%. A questo riguardo, scrive ancora Forni, “a livello politico stiamo lavorando per trovare una soluzione confacente a favore di questa struttura di utilità pubblica che, come si è visto durante la pandemia, è estremamente importante per il settore primario cantonale e tutta la popolazione”. Parole che rappresentano un appello ai Comuni affinché s’interessino allo stato di salute del Macello cantonale. Tuttavia l’invito rivolto loro a presenziare all’assemblea è caduto nel vuoto: pochissimi i rappresentanti comunali presenti oggi a Cresciano. Con eleganza Forni ha rimarcato quanto importante sia il contributo volontario elargito annualmente proprio dai Comuni, la cui cifra si è tuttavia assottigliata di un terzo in soli due anni passando dai 65mila franchi del 2018 ai 40mila del 2020. Quasi del tutto assente il distretto del Locarnese, mentre taluni enti locali hanno motivato la contrazione con le difficoltà dovute alla pandemia e con le avvenute aggregazioni che hanno modificato il metodo di calcolo. Confermato invece l’impegno della Città di Lugano che assicura annualmente il pagamento degli interessi bancari sul debito.

Il sottile filo

Guardando avanti nel tempo, timori riguardano l’evoluzione del numero di animali da reddito allevati in Svizzera e quindi da macellare. «In effetti – è intervenuto a fine assemblea il segretario agricolo cantonale Sem Genini, anche membro di Cda della Mati Sa – la politica agricola tende a ridurre le cifre, basti pensare all’iniziativa contro l’allevamento di massa. Il nostro settore lotterà invece per confermare gli attuali regimi». Dal canto suo Forni – accennando alla moratoria concordataria concessa dalla Pretura nel 2012 che permise di salvare il Macello cantonale dal fallimento rilanciandone l’attività – ha insistito sulla necessità di rafforzare l’operatività e la competitività considerando «quanto sottile sia il filo che ci mantiene nelle cifre positive». Un ulteriore appello insomma ai Comuni, considerando peraltro che sono ben trecento le analoghe strutture di piccole e medie dimensioni ad aver chiuso i battenti in Svizzera negli ultimi vent’anni.

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