Bellinzonese

Morti a Sementina: per il medico cantonale gravi lacune

Pubblicati stralci di un rapporto, al quale la Direzione della struttura ha risposto respingendo le accuse e assicurando la corretta applicazione delle misure

24 gennaio 2021
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Col titolo ‘Casa anziani di Sementina: una vera casa degli... errori’ il ‘Mattino della domenica’ ha pubblicato oggi alcuni passaggi di un rapporto – così viene presentato – risalente all’estate 2020 ed elaborato dal Servizio vigilanza e qualità dell’Ufficio del medico cantonale. Una vigilanza effettuata la scorsa primavera, in occasione della fase acuta della prima ondata pandemica, quando nella struttura di Sementina, gestita dalla Città di Bellinzona, 21 ospiti su 80 hanno perso la vita a causa del Covid. Un’inchiesta penale, ricordiamo, è stata avviata dal Procuratore generale Andrea Pagani (che ha acquisito agli atti il rapporto) nei confronti del direttore del Settore anziani comunale, della direttrice sanitaria di quella struttura e di un terzo dipendente accusati di omicidio colposo e infrazione alla Legge federale sulle pandemia. I tre respingono le accuse.

Anche la politica ha a lungo dibattuto della questione, con interrogazioni critiche giunte da destra e da sinistra contro il Municipio e il capodicastero Giorgio Soldini. Esecutivo e municipale, attendendo a loro volta l’esito dell’inchiesta penale, hanno sempre ribadito che nella struttura sono state scrupolosamente implementate, di volta in volta, le disposizioni decise dal medico cantonale per tutte le case anziani ticinesi. Disposizioni mutate nel tempo in base alle nuove conoscenze della malattia e del suo elevato potere di contagio. Quella di Sementina durante la prima ondata è sta fra le più colpite del Ticino. Il direttore Silvano Morisoli, intervistato dalla 'Rsi' a metà giugno, ha riconosciuto che qualcosa deve in effetti essere andato storto, nonostante l’impegno della direzione e del personale nell’erigere un ‘muro’ contro il Covid.

‘Incompleta realizzazione di un reparto Covid‘

Il ‘Mattino’ oggi pubblica alcuni stralci del rapporto allestito dal Servizio vigilanza e qualità dell’Ufficio del medico cantonale: “Il 17 aprile, alla luce dell’evoluzione numerica dei casi forniti e delle informazioni verbali discordanti sull’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia, si procede a una visita in sede da parte dell’Ufficio del medico cantonale”. All’inizio, secondo il rapporto, era presente la capocure, poi sono arrivati anche il direttore amministrativo e la direttrice sanitaria. Da parte del Servizio cantonale viene osservato, prosegue il rapporto citato dal ‘Mattino’, che “solo parzialmente le informazioni fornite dalla Direzione erano aderenti ai criteri organizzativi che definiscono le azioni e il procedere per il contenimento di focolai da malattia infettiva con trasmissione da goccioline”. E ancora: “Constatiamo l’incompleta realizzazione di un reparto infettivo Covid, le parziali misure messe in atto per circoscrivere il contagio e gli insufficienti controlli gestionali e operativi necessari al controllo dell’epidemia all’interno della casa”. Inoltre, sempre stando al rapporto pubblicato dal domenicale della Lega, le attività “socializzanti di gruppo sono state erogate fino all’8 aprile”. Pure evidenziata la mancanza di un ‘tableau du bord’ necessario a monitorare l’andamento dell’epidemia o l’assenza del personale, che in quel periodo – annota il ‘Mattino’ riprendendo i contenuti del rapporto – era al di sotto del 70% stabilito dalla Legge come valore soglia per gli interventi ritenuti urgenti.

'Mancata coartazione dei residenti'

Altri punti ritenuti critici per il periodo oggetto di analisi dal 10 marzo al 20 aprile. “Le assenze o presenze in istituto di personale sintomatico e la mancata documentazione sulla tracciabilità”. Come pure “la mancata coartazione dei residenti malati derivante dall’applicazione inefficiente delle misure d'igiene, di profilassi delle malattie (...) come il Covid-19. (...) Nella documentazione fornita dalla Direzione non vi è traccia di interventi proattivi legati alla capostruttura né di interventi da parte della Direzione sanitaria o amministrativa per quanto riguarda l’emergenza sanitaria”. Il rapporto conclude affermando che “una visione strutturata e sistematica avrebbe permesso di correggere tempestivamente l’operatività dei collaboratori”. Infine, “l’inadeguatezza degli strumenti gestionali della Cpa di Sementina è stata rilevata anche nell’ambito delle due ultime ispezioni dell’Ufficio del medico cantonale”.

Soldini: 'La Direzione respinge le accuse'

Interpellato dalla ‘Regione’, il municipale Giorgio Soldini rileva che «la Direzione amministrativa e sanitaria della struttura hanno contestato, per iscritto, le conclusioni cui sono giunte le autorità cantonali in quel rapporto. E nell'intelocuzione con esse avrà ancora modo di esprimersi ulteriormente. Nelle proprie osservazioni inviate all’Ufficio del medico cantonale – prosegue il capodicastero Servizi sociali – la Direzione ha assicurato e ribadito di aver sempre implementato correttamente, da subito e nel corso delle settimane e mesi successivi, gli ordini impartiti a tutte le strutture analoghe del Ticino. La Direzione, fatte tutte le verifiche del caso, ritiene di non aver commesso inadempienze». Un impegno, quello assicurato e messo in atto dalla Direzione, che «viene garantito tutt’oggi nella gestione delle quattro strutture della Città, nelle quali durante la seconda ondata non vi sono stati decessi causati dal Covid». Conclude Soldini nella propria presa di posizione: «Le oggettive difficoltà nel contenimento dei contagi, pur adottando tutte le misure del caso, è peraltro oggi ampiamente documentata dal fatto che malgrado l’esperienza accumulata e le maggiori conoscenze acquisite dalla scorsa primavera, ancora in questa seconda ondata altre case anziani del cantone siano purtroppo state confrontate con importanti percentuali di contagi e conseguentemente di decessi».

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