Bellinzonese

‘Bellinzona non è Zurigo, questo scenario mi sconcerta’

Nuovo Quartiere Officine: il direttore dell'Osservatorio dello sviluppo territoriale teme che a prevalere sia la speculazione edilizia: ‘Dibattito urgente’

Ti-Press/D.Agosta
27 ottobre 2020
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«Bellinzona vanta una consolidata attitudine al dibattito e alla critica. Una lunga tradizione di contestazione. Perciò anche questa volta confido che i bellinzonesi non si lascino sfuggire l’occasione per proporre tutte le riflessioni del caso sul previsto nuovo Quartiere Officine. Un dibattito che va assolutamente lanciato e alimentato. Dal mio punto vista non esito a giudicare eccessivi sia l’impatto generato dai molti edifici previsti, sia il numero di appartamenti nei quali troverebbero alloggio ben 2’500 abitanti. Di fronte a questo scenario mi dico perplesso e sconcertato». Il geografo Gian Paolo Torricelli, professore all’Accademia di architettura affiliata all'Usi dove tramite mandato governativo coordina l’Osservatorio dello sviluppo territoriale chiamato a fornire un supporto scientifico al Dipartimento del territorio, interpellato dalla ‘Regione’ fornisce una prima lettura critica del progetto ‘Porta del Ticino’. Progetto, ricordiamo, presentato giovedì scorso ed elaborato dal “team sa_partners – Tamassociati – Franco Giorgetti architetto paesaggista”, gruppo interdisciplinare attivo fra Zurigo, Milano e Venezia scelto all’unanimità dalla speciale commissione d’esperti fra i cinque team incaricati dal Municipio cittadino nell’ambito del Mandato di studio in parallelo voluto per ridisegnare lo storico comparto industriale che le Ffs da oltre un secolo occupano con le Officine destinate a Castione.

'Il problema sta nel manico'

Le riflessioni di Torricelli, espresse a titolo personale, si muovono su due piani. Da una parte il mandato deciso dal Municipio, dall’altra la proposta urbanistica premiata e quindi scelta per lanciare l’iter destinato a sfociare in una variante di Piano regolatore da sottoporre al Consiglio comunale coinvolgendo preventivamente la popolazione nella fase d'informazione pubblica. Partiamo dalla proposta urbanistica del team prescelto, che mira a costruire una trentina di moderni edifici di 5-7 piani attorno a un parco centrale e alla storica Cattedrale destinata a diventare il fulcro sociale, associativo e culturale: «A titolo personale mi sembra di vedere un costruito eccessivamente esteso. Non sarebbe stato meglio optare per un insediamento in altezza di elevata qualità, riducendo l’occupazione del territorio? La mia è solo una suggestione, che però si affianca a una convinzione, e cioè che il problema principale sta nel manico». Ossia nel mandato, uguale per tutti i team, sul quale sono state sviluppate le proposte urbanistiche. «Che non sottoscrivo», dichiara Torricelli: «Se le autorità politiche e le Ffs mirano a inserire in quel comparto, nell’arco dei prossimi 20 o 30 anni, un numero così elevato di abitanti e appartamenti, un numero secondo me eccessivo in rapporto al contesto locale e cantonale, allora temo che si sia accettato di far maturare un progetto improntato alla speculazione edilizia. Bellinzona non è Zurigo e il rischio è che si finisca per sfruttare eccessivamente il suolo a disposizione. Mi chiedo: che bisogno c’è di farlo? La sola risposta che so darmi è che le Ferrovie puntino a far cassetta a scapito di altri contenuti secondo me più opportuni e in grado di valorizzare il comparto producendo benefici per l’intera popolazione».

‘Luogo senza tradizione residenziale’

Va bene che a Castione le Ferrovie stanno realizzando l’Officina più moderna d’Europa bisognosa del necessario finanziamento a lungo termine che può essere sostenuto dal settore immobiliare e abitativo, «ma qui – annota Torricelli – stiamo parlando di una importante porzione di territorio cittadino, pari a 120mila metri quadrati, che nell’800 il Patriziato di Daro mise a disposizione gratuitamente delle Ferrovie per insediarvi attività lavorative. Un terreno gratis per creare lavoro». Lavoro che, insieme alla formazione e all'evoluzione tecnologica, tutt’oggi rappresenta un punto chiave per un sano sviluppo sociale ed economico di città e regioni. Partendo dunque da questo fatto storico, Torricelli confida che possa sorgere «un dibattito volto a riequilibrare un progetto oggi eccessivamente orientato ai contenuti residenziali. Vedo una densità abitativa troppo elevata in un luogo che non ha alcuna tradizione residenziale». Un progetto che andrebbe quindi riposizionato incrementando la quota lavorativa avvicinandola maggiormente agli altri contenuti già previsti, ossia scolastici, formativi, amministrativi e di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica (più quelli commerciali sotto forma di negozi).

‘Attenti alla decrescita demografica’

«Non da ultimo – riprende Torricelli – osservo che la parte residenziale rischia d'incrementare oltremodo lo sfitto che da tempo è già in costante aumento sia nel Bellinzonese, sia in Ticino. Cantone confrontato con l’arresto della crescita demografica ma che ogni anno, pur perdendo circa 600 abitanti, si ritrova con 2’300 nuovi appartamenti in più, in gran parte attualmente nel Bellinzonese. Mi chiedo quindi come si possa promuovere una speculazione edilizia nel comparto Officine, quando già adesso si contano moltissimi appartamenti nuovi disabitati, vedi quartiere Gerretta. Ripeto: Bellinzona non è Zurigo e un dibattito è urgente».

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