Bellinzonese

'Il marito non ha ancora detto la verità su come l'ha uccisa'

Appello per il delitto di Monte Carasso: secondo la difesa, l'uomo ha fornito troppe versioni discordanti e la chiamata di correità non è attendibile

L'avvocato Yasar Ravi (Ti-Press)
1 ottobre 2020
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Il proscioglimento totale dai reati di assassinio e di denuncia mendace. Non ha usato mezzi termini il difensore della 41enne russa nel corso della sua arringa durata parecchie ore nel processo in appello attualmente sospeso per un malore dell’imputata e per dare il tempo all’accusa di presentare la propria replica (la pp Chiara Borelli, ricordiamo, chiede il carcere a vita). Dopo gli elementi sollevati ieri assieme alla collega Luisa Polli, oggi Yasar Ravi ha puntato in particolare sulla scarsa attendibilità delle dichiarazioni del marito, attualmente in carcere per aver compiuto materialmente il delitto. L’avvocato ha citato diversi esempi dai verbali degli interrogatori per dimostrare le versioni discordanti e non lineari raccontate dal 51enne ticinese. «Lui ripete come un pappagallo, non si capisce cosa faccia parte dei suoi ricordi o cosa siano deduzioni assunte in corso d’inchiesta». Anche i dettagli sul giorno dell’assassinio appaiono discordanti tra loro, spiega Ravi evidenziando alcuni esempi concreta: in differenti fasi dell’istruttoria ricorda oppure no di essersi recato dall’avvocato e da un suo amico prima del delitto, oppure che vino ha portato all’ex moglie, chi ha bruciato lo zaino con i vestiti indossati quel giorno, ma anche di chi sia stata l’idea. «Dice tutto e il contrario di tutto, aggiusta in base alle contestazioni, fornisce un racconto scarno e tutt’altro che lineare». Ravi solleva dubbi anche su quanto successo effettivamente quel 19 aprile del 2016. «La difesa - ha continuato - è convinta che lui non abbia ancora raccontato tutta la verità su come abbia ucciso l'ex moglie». È ad esempio inverosimile secondo l'avvocato che lei non si sia difesa, a maggior ragione perché i due hanno discusso in modo anche acceso del versamento degli alimenti prima che lui l'addormentasse con una manipolazione del collo e le tagliasse le vene causandone di fatto la morte per dissanguamento.

'Ha attribuito alla moglie l'idea per uscirne meglio lui'

L’avvocato ricorda che la chiamata di correità - l’uomo ha spiegato che l’idea fosse della consorte circa due mesi dopo la sua confessione - non è attendibile, perché deve solitamente essere lineare, spontanea, credibile e confermata da elementi oggettivi esterni che il legale di fatto non rileva. Ravi ha insistito sulla tendenza del 51enne a scaricare sugli altri la responsabilità dei fallimenti: lo ha fatto con l’ex moglie per il divorzio, con il datore di lavoro per i problemi in tale campo. E secondo l’avvocato non esita a farlo con la moglie russa per poter apparire una persona corretta, che ha agito solo perché succube per amore. Oltre a poter chiedere una pena meno consistente (in primo grado il suo difensore aveva proposto 7 anni di carcere, ovvero 9 in meno rispetto ai 16 a cui è stato condannato), secondo l’avvocato dire che l’idea non fosse sua serviva anche a scaricare moralmente la sua colpa nei confronti dei figli. 

'Una donna spaventata che ha sofferto'

Sul ruolo della sua assistita, Ravi sottolinea un dettaglio che ritiene importante. Il fatto che la donna accompagna il marito in polizia a inizio maggio del 2018, ovvero quando lui ha deciso di confessare alle forze dell’ordine quanto commesso. «Fosse stata una manipolatrice come l’accusa la dipinge, non avrebbe corso il rischio di essere presente se lui avesse tentato di smascherarla parlando con i poliziotti». Sul non aver parlato anche se sapeva e non aver denunciato le minacce a cui veniva sottoposta, il legale ha ribadito che aveva paura di dover tornare in Russia con le figlie e temeva inoltre che nessuno le avrebbe creduto. Ravi respinge inoltre al mittente le accuse sul fatto che la sua cliente sia stata una bugiarda. «Se in alcuni casi ha dato risposte non lineari e spiegazioni assurde è perché era spaventata e nel tentativo di uscirne ha peggiorato le cose, ma non ha mai dichiarato di aver condiviso quanto commesso dal marito. Su questo è sempre stata granitica». E ha concluso: «Non è la persona dipinta sulla carta dall’accusa, è una donna che ha sofferto l’ingiusta carcerazione e la lontananza dalle figlie».

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