Bellinzonese

Donna uccisa in Portogallo, 'Nostra madre aveva paura'

Parlano le figlie della donna di Sementina morta all'estero. Più volte hanno chiamato la polizia. Il 33enne a cui la vittima dava alloggio la minacciava

Il paese dove viveva la vittima in Portogallo
29 aprile 2020
|

Il Ticino ce l’aveva nel cuore (vi abitano ancora le due figlie e il figlio) ma casa sua era ormai il Portogallo, dove viveva da 31 anni. I. A., svizzera di 62 anni originaria di Sementina, a Idanha-a-Nova viveva in piena campagna, dove aveva una proprietà immersa nella natura che tanto amava ed era circondata da animali. “Era il suo paradiso”, spiegano le figlie alla Regione dopo aver acconsentito a incontrarci per raccontare quanto successo alla loro madre. La donna è infatti stata ritrovata carbonizzata lo scorso 20 aprile, dopo essere stata uccisa da un 33enne bulgaro senza fissa dimora a cui lei aveva dato alloggio in cambio di qualche lavoretto in fattoria. La rabbia delle figlie riguarda proprio la presenza di quest’uomo al domicilio della madre: da tempo ormai lei raccontava di comportamenti minacciosi dell’uomo, del quale aveva paura.

Minacce e danni alla casa

Ma andiamo con ordine. I due si conoscono da qualche anno e come detto la donna decide di manifestare la sua generosità offrendogli un posto dove stare. I primi problemi arrivano lo scorso autunno. I familiari vengono a conoscenza delle minacce che l’uomo fa alla loro madre e ai danni che reca in casa. Poiché senza prove o denunce ufficiali la polizia dice di non poter fare nulla, una figlia si reca in Portogallo e riesce ad allontanare il bulgaro trasportandolo con l’auto in una città situata a 100 km da lì e, grazie all’intervento delle forze dell’ordine, riesce a farlo scendere. Per un po’ di mesi non si hanno sue notizie, fino a febbraio, quando l’uomo ricompare a Idanha-a-Nova e prega la 62enne di riaccoglierlo e lei acconsente. Nelle settimane successive ricominciano però le minacce e gli episodi violenti, al punto che la donna racconta alle figlie di essere spaventata e anche quando lo manda via di casa, lui ritorna. Qualche giorno prima di Pasqua le ruba le chiavi dell’auto e il cellulare, al punto che i parenti dalla Svizzera non riescono a contattarla per alcuni giorni.

Il corpo ritrovato carbonizzato

Le ultime notizie giunte da I. A. risalgono a giovedì 16 aprile, quando in serata una delle figlie riceve un messaggio in cui le diceva di stare bene, ma di chiamarla quando possibile. Vani però i tentativi di raggiungerla telefonicamente da lì in avanti. Le figlie spiegano che poteva capitare che non si facesse sentire per qualche giorno, in particolare quando portava il telefono a caricare in un bar non disponendo di elettricità a casa propria. I vicini e gli amici della donna sono allarmati non vedendola nei giorni successivi e, dopo aver contattato i familiari in Svizzera, uno di loro entra nella proprietà saltando il muro. Raccapricciante la scena che si trova dinanzi: qualcuno ha sgozzato una pecora (risultata poi essere rubata da un altro allevatore) e messo il cuore e le interiora in una bacinella, mentre non c’è traccia della donna. Il suo corpo carbonizzato viene trovato più tardi in una dependance situata poco lontano. Intervenuta sul posto, la polizia si mette a inseguire il 33enne che è stato visto fuggire dalla casa della svizzera. Acciuffato il giorno stesso a 3,5 km dal luogo dell’assassinio, l’uomo confessa il crimine. Con sé aveva un’ascia, anche se non è probabilmente questa l’arma con cui la vittima è stata accoltellata e mutilata. Nei giorni successivi il presunto omicida ritratta però la sua versione e ritira la confessione e la giudice che si occupa del caso lo rilascia. Ma il venerdì seguente, il 24 aprile, la procura emette un mandato di cattura nei suoi confronti. Cattura che è resa possibile grazie ad alcuni amici della vittima, che uniscono le forze per riuscire a trovarlo e - una volta individuato - allertano la polizia che esegue l’arresto. Ora, spiegano le nostre interlocutrici, l’uomo viene detenuto in ospedale per motivi a loro ignoti.

'Era una forza della natura'

Nel frattempo i tre figli della donna sono volati in Portogallo per il riconoscimento della madre, i cui resti vengono anche sottoposti alle analisi del Dna per confermare la sua identità. Ancora scosse per l’accaduto, le figlie rientrate in Ticino ci raccontano con il sorriso che cela tanto dolore quanto la loro mamma, rimasta peraltro vedova a soli 30 anni, fosse speciale. “Era una donna che non mollava mai. Era una forza della natura, che conservava in sé l’innocenza tipica dei bambini. Lei non aveva pregiudizi e non dava valore alle cose materiali. La sua ricchezza erano il suo vissuto e le sue esperienze”. Nonché i suoi viaggi, grande passione della ticinese che amava partire anche da sola, con il sacco in spalla e libera di esplorare. A Bellinzona era conosciuta anche perché in passato partecipava spesso al mercato per vendere le sue marmellate. “Era sempre contenta e agli altri dimostrava sempre quella felicità che aveva nel cuore, una luce che quell’uomo ha spento”. Per ottenere giustizia i familiari si sono affidati a un legale sul posto, anche se le restrizioni legate al coronavirus non aiutano le procedure dell’inchiesta. Per aiutare la famiglia a far fronte alle spese improvvise che hanno dovuto affrontare, un loro amico ha pure lanciato una raccolta di fondi.

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE