Bellinzonese

Scoperta a Bellinzona una pergamena risalente al IX-X secolo

Il reperto, raffigurante antichi neumi, avvolgeva un libro dimenticato in un armadio dell’oratorio del Corpus Domini di Bellinzona destinato ad essere distrutto

Uno scatto dall'antico documento, che sarà portato all'archivio di Stato
20 gennaio 2020
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«Ci troviamo davanti a un reperto archeologico di primario interesse e valore. Sicuramente per la Città di Bellinzona, che deve essere fiera di avere un documento di questo genere, importante dal punto di vista storico, sociale e politico». C’è entusiasmo nella voce di Don Pierangelo Regazzi quando ci racconta l’iter che ha portato a constatare che, quella pergamena a protezione di un libro trovato per caso tre anni fa in un armadio dell’oratorio del Corpus Domini (situato a pochi metri dalla chiesa Collegiata), risale addirittura al IX-X secolo. Era stato un falegname, al quale la Parrocchia della Collegiata aveva chiesto di demolire il mobile, ad accorgersi della presenza all’interno di un cassetto del libro dei conti della Confraternita del SS. Sacramento, costituita nel 1535 (quando ancora non erano state istituite le attuali parrocchie) e alla quale apparteneva l’oratorio. «Con grande onestà l’artigiano ci ha riportato il volume. Abbiamo quindi chiesto di visionarlo all’Ufficio dei beni culturali», dove si è appurato che il libro era ricoperto a scopo protettivo da una pergamena. Dopo una prima fase di analisi e di restauro, è stata mostrata al noto musicologo Giovanni Conti. «È stato lui a dirci dell’interessantissima scoperta a cui eravamo di fronte». La pergamena contiene infatti dei neumi, che prima del X secolo fungevano come le attuali note. Nella notazione musicale medievale, ciascuno di tali segni grafici indicava una certa flessione della linea melodica o un certo modo di esecuzione. «I simboli sulla pergamena sono incipit di antifone, salmi, inni e canti religiosi che venivano intonati dal coro che accompagna le varie festività dell’anno liturgico». Giovanni Corti ha pure ipotizzato l’origine del reperto: «Potrebbe appartenere al vescovo Attone di Vercelli (vissuto dall’885 al 961 d.C.), che aveva dei possedimenti anche in Ticino (vedasi la Torre d’Attone a Giornico), dove l’influsso di quella diocesi era marcata». Nei prossimi giorni, dopo averlo fatto visionare al Municipio turrito, Don Regazzi porterà il documento all’Archivio di Stato ticinese. «Hanno tutti gli strumenti per conservarlo al meglio». Conti sta nel frattempo preparando un preciso rapporto sul reperto. Reperto che sabato è stato presentato all’oratorio e omaggiato con un concerto in Collegiata. 

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