Bellinzonese

1'400 firme per un tunnel fra Mesocco e la Valle Spluga

Sono state raccolte sul fronte italiano da un comitato mobilitatosi per concretizzare il progetto. Sollecitato il consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi

16 agosto 2018
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Avvicinare Svizzera e Italia grazie a un tunnel stradale di quasi 8 km che colleghi Campodolcino, in provincia di Sondrio, e Mesocco, in Mesolcina. Il progetto non è nuovo – la prima idea di un collegamento simile risale agli anni 70 – ma non essendosi mai concretizzata torna d’attualità con la raccolta firme ancora in corso in Italia. Firme che a fine estate verranno consegnate alla Regione Lombardia. Da maggio a oggi la petizione per un tunnel stradale italosvizzero ha raccolto oltre 1’400 sottoscrizioni – tra cui quelle di una ventina di mesolcinesi che hanno firmato mentre erano di passaggio in Valle Spluga – ma per il momento non si avvale del sostegno delle autorità svizzere. I primi passi in tal senso sono però stati mossi con un colloquio avuto a inizio agosto con il consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi.
A promuovere la raccolta firme e a finanziare il progetto di massima di cui è possibile visionare i dettagli sul sito www.splugamesolcina.eu è il comitato costituito nel 2017. Da noi interpellato spiega di essere intenzionato ad approfondire i contatti con i rappresentanti politici regionali, cantonali e nazionali per instaurare un dialogo internazionale sul progetto. «Finora ci stiamo muovendo grazie a contributi spontanei di privati che credono nel progetto e questo ci gratifica molto», spiega alla ‘Regione’ la vicepresidente del comitato Giuliana Morelli. Fondamentale sarà però anche il sostegno istituzionale. A giugno sono stati presi contatti con la Regione Lombardia che si sarebbe detta aperta al progetto e che avrebbe annunciato l’intenzione di sondare la disponibilità da parte delle autorità svizzere. Per il finanziamento del traforo, che stando allo studio fatto elaborare dal comitato costerebbe 388 milioni di franchi, la Regione avrebbe inoltre ipotizzato la possibilità di fare capo in parte a contributi Interreg del Fondo europeo di sviluppo regionale.

Valle a rischio isolamento

Da inizio anno più volte la Valle Spluga è rimasta isolata a causa di crolli di frane sui collegamenti stradali. È proprio la situazione geologica precaria a preoccupare particolarmente gli abitanti di questa zona a ridosso con i Grigioni e a far chiedere loro una “via di fuga” verso la Svizzera non condizionata dall’innevamento invernale.
Il passo dello Spluga è infatti solitamente chiuso da novembre a maggio, mentre l’altro collegamento risulta essere la strada per la Val Bondasca che come noto è ancora a rischio. “La spaventosa frana caduta dal Cengalo durante la scorsa estate non solo ha sconvolto in modo indicibile tutta la Val Bondasca fino a Bondo – scrive il comitato sul proprio sito – ma ha posto fortemente a rischio (anche per la corrente stagione invernale) i collegamenti con St. Moritz e i Grigioni. Ha richiamato principalmente e in modo drammatico l’attenzione di tutti sul problema dei collegamenti stradali nelle zone di montagna: non c’è infatti una realtà (o in Svizzera o in Italia) che possa ritenersi al sicuro da tali possibili catastrofi”. A spaventare gli abitanti è anche la frana in Val Genasca, sorvegliata speciale da alcuni anni, che incombe a nord-ovest di Chiavenna.

Uno sbocco per i frontalieri

Al di là dell’alternativa in caso di frane, la vicepresidente del comitato sottolinea che gli aspetti positivi del tunnel sarebbero di gran lunga maggiori rispetto alla spesa per la realizzazione. Al di là delle opportunità turistiche per entrambi i versanti della galleria, la nuova arteria stradale è voluta anche dai lavoratori frontalieri che dalla provincia di Sondrio, Como e Lecco e dalla parte alta delle Valli in Provincia di Bergamo e Brescia si recano nei Grigioni a lavorare e che attualmente si servono della strada del Passo dello Spluga con grande dispendio di tempo e fatica. “Siamo fortemente convinti che la realizzazione di un simile progetto permetterebbe alla nostra Valle, alla nostra Provincia (unitamente a quella di Como e di Lecco) e all’Alto e Medio Lario (sponda occidentale e orientale del lago di Como), di compiere un grande balzo in avanti e in alto”, aggiunge il comitato, persuaso che "tale opera offrirebbe, per il presente e per il futuro, nuove opportunità occupazionali prima nella fase di realizzazione e poi in quella della gestione".

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