Bellinzonese

Da 95 anni al servizio della convivialità

Da quasi un secolo le Colonie dei Sindacati di Bellinzona organizzano soggiorni estivi rivolti ai giovani. Il presidente Michele Aramini: ‘Esperienze che fanno crescere’

7 agosto 2018
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Vivere a contatto con la natura attraverso un’esperienza comunitaria e residenziale, puntando a responsabilizzare gli ospiti e farli crescere nel loro percorso di vita. Una frase che riassume 95 anni di operato delle Colonie dei Sindacati di Bellinzona al servizio di bambini e adolescenti di tutto il cantone attraverso l’organizzazione di soggiorni estivi. Nata nel 1923, l’associazione è divenuta a metà degli anni Settanta l’opera sociale di riferimento, insieme alle colonie targate Ocst, nel settore delle vacanze estive, per un totale di ospiti che in alcuni anni ha superato le 400 unità.

«Siamo sempre stati un modello all’avanguardia dal punto di vista educativo», afferma l’attuale presidente, Michele Aramini, il quale quest’estate ha raggiunto il ventesimo anno di servizio, di cui 14 da direttore. Nate con l’obiettivo di permettere ai figli degli operai di cambiare aria, oggi le colonie rappresentano «didattiche pedagogiche importanti per tutti, dove il bambino si trova al centro della sua vacanza e riesce a vivere delle esperienze di crescita, di responsabilità e di vita comunitaria che in poche altre occasioni avrebbe la possibilità di affrontare».

I ragazzi non sono in un villaggio vacanze, ma in un contesto conviviale dove si cerca di renderli autonomi. «Hanno per esempio delle piccole mansioni da svolgere, dalla pulizia del refettorio alla gestione dei propri armadi». Un’esperienza formativa che soprattutto una colonia residenziale può riservare, sebbene negli ultimi anni ci sia stata una tendenza maggiore verso la colonia diurna. «È un peccato perché c’è una grande differenza: quelle diurne sono un po’ come andare a scuola, mentre le residenziali offrono l’opportunità di vivere appieno un’esperienza fuori casa. Ma probabilmente l’entità diurna risponde meglio ai bisogni e alle abitudini odierne. Una curiosità: se in passato erano i bambini ad avere malinconia, oggi succede che siano i genitori a riportare a casa i figli perché mancano loro».

Uno degli obiettivi è proporre più attività possibili all’aperto, così da far riscoprire il piacere del gioco ad alcuni ragazzi. «Tanti ci dicono che a casa trascorrono le giornate attaccati ai videogiochi. È dunque importante riproporre i giochi classici, anche solo dando due calci al pallone». Un’altra realtà con cui si deve convivere sono i cellulari. «Cerchiamo di non demonizzarne l’uso, ma di regolamentarlo e di dargli un’impronta positiva. Per esempio proponendo attività che ne richiedono l’utilizzo (cacce al tesoro). Inoltre, da due anni collaboriamo con il Gruppo visione giovani della Polizia cantonale, che viene a trovarci per sensibilizzare i ragazzi».

Nella culla leventinese

Si è concluso domenica 29 luglio il secondo e ultimo turno di soggiorno presso gli stabili a Rodi. Un complesso che vanta 102 posti letto, un ampio parco esterno e la possibilità di accogliere portatori di handicap in carrozzina. «I due turni sono stati completi. Con più di 60 ospiti ciascuno e una ventina di animatori formati dal nostro corso svolto in collaborazione con l’Associazione monitori e animatori colonie». Due turni suddivisi in altrettanti blocchi, uno per bambini e l’altro per adolescenti. «Il soggiorno è classico per i bambini, con attività nei boschi, campeggi, giochi ecc. Mentre i grandi programmano le giornate con i monitori, e spesso sono loro stessi che organizzano le attività dei più piccoli». Il tutto avviene in una cornice particolarmente adeguata. «La Leventina è perfetta per una colonia. Basti pensare ai tanti itinerari per le gite o ai molti aspetti culturali. Rodi è un bellissimo paese di montagna facilmente raggiungibile, con pinete, spazi comuni e campi sportivi».

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