Bellinzonese

Liceo e allievi: Direzione auspica discussione in assemblea

Alcune ragazze si schierano contro l'insegnante indagato: 'Battute sessiste'. Altri compagni allargano le critiche a più docenti: 'Ci opprimono'

12 gennaio 2018
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Si arricchisce di nuovi dettagli il caso del docente del Liceo di Bellinzona finito sotto inchiesta amministrativa a seguito delle segnalazioni inoltrate al Decs da alcune allieve durante le ultime settimane. Segnalazioni inerenti ad atteggiamenti irrispettosi e battute improprie, anche a sfondo sessuale; un agire sul quale la Divisione della scuola sta svolgendo verifiche con la Direzione dell’istituto e col diretto interessato. Dopo le prese di posizione di parecchi studenti in sua difesa, alcune loro compagne citando esperienze vissute in prima persona hanno risposto per le rime pubblicando mercoledì e ieri una corposa serie di frasi che il professore in questione avrebbe pronunciato nel corso degli anni. Vengono citate allusioni al corpo e alla condizione della donna, trattamenti ‘privilegiati’ e inviti espliciti ad avere rapporti con lui in uno sgabuzzino per ottenere una nota migliore, all’occasione coinvolgendo anche altri insegnanti. Battute umilianti e mortificanti secondo le ragazze, che parlano di “molestie sessuali” e “grave mancanza di rispetto ed etica professionale”. Un altro scritto punta il dito contro la direzione dell’istituto, rea di aver lasciato che la questione si trascinasse per anni, fino a quando qualche studentessa ha avuto il coraggio recentemente di reagire e rivolgersi direttamente al Decs. Da nostre informazioni e testimonianze raccolte, l’atteggiamento dell’insegnante andava avanti almeno sin dal 2003. Mentre una ragazza, sempre all’albo, rileva come negli ultimi due anni il professore abbia accumulato almeno tre reclami.

‘Taluni docenti opprimono’. ‘Parliamone apertamente’

Un altro ramo della ‘querelle’ riguarda il botta-risposta fra un gruppo di allievi e un professore. I primi in uno scritto anonimo accusano non uno ma più insegnanti, senza però fare nomi, di “spingersi troppo oltre opprimendo gli allievi, portandoli ad avere paura a entrare in classe, a non voler più presentarsi a lezione, a non voler più usare il proprio impegno e a piangere a seguito degli insulti nei loro confronti”. Un’altra ragazza sostiene che “alcuni docenti presentano una sorta di ignoranza etica non ponendosi a noi in modo corretto”. Il suo invito rivolto ai compagni, al corpo insegnante e alla direzione è di attivarsi per cercare ascolto reciproco, dialogo e soluzioni. Su questa lunghezza d’onda si pone un docente invitando colleghi e allievi ad “abbattere il muro di omertà e di indifferenza” e a “iniziare a confrontarci tutti, insegnanti e allievi, in modo più schietto, trasparente, critico e soprattutto autocritico”. Questo “per non attendere la prossima inchiesta amministrativa”.

Il direttore: ‘Trasferire il dibattito’

La domanda è: la Direzione ha per anni sottovalutato la questione, limitandosi ad ammonimenti che non hanno indotto l’insegnante, ora indagato, a cambiare registro? Né il direttore Omar Gianora, né il capo della Divisione della scuola al Decs, Emanuele Berger, ritengono di poter rispondere a inchiesta in corso. Berger (vedi anche ‘laRegione’ di ieri) ribadisce che il dipartimento ha avviato una verifica sulle procedure previste in casi simili, con l’obiettivo di evitare che situazioni negative si trascinino irrisolte nel tempo. Gianora rimarca che la Direzione ha reputato importante lasciare libero spazio al dibattito e ora auspica che questo si trasferisca progressivamente nelle sedi adatte: «Ad esempio si può immaginare una discussione più generale nell’assemblea degli studenti e nelle commissioni paritetiche nelle quali essi sono rappresentati».

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