Bellinzonese

Batterio fa sanguinare i parchi

Le inconfondibili macchie sulla corteccia alla Seeallee di Rapperswil
(wsl)
30 agosto 2016
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Dall’Inghilterra alla Germania si sono dovute prendere misure drastiche. Al momento non si segnalano casi in Ticino. Nella squadra di ricercatori svizzeri anche la biaschese Joana Meyer.

L’allarme si è diffuso velocemente dall’Inghilterra: le piante hanno cominciato a sanguinare. Con il passaggio al nuovo millennio nei Paesi Bassi e poi in Germania, nel volgere di pochi anni, si è dovuto procedere ad abbattimenti di massa di ippocastano. La malattia, rapidamente propagatasi anche in Svizzera, ha finalmente incontrato un ostacolo alla sua pericolosa espansione che minaccia i parchi cittadini del Ticino. L’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (Wsl) è riuscito a identificare l’agente patogeno. Nella squadra di ricercatori che ha analizzato queste secrezioni figura la biaschese Joana Meyer, fitopatologa alle dipendenze da un anno del moderno laboratorio sanitario di Birmensdorf (comune a una decina di chilometri da Zurigo), specializzato appunto nella difesa fitosanitaria, a supporto della Confederazione (dell’Ufficio federale dell’agricoltura e dell’Ufficio federale dell’ambiente) nella diagnosi e nella consulenza in materia di parassiti vegetali nel bosco e nella campagna. Da noi contattata, la Sezione forestale cantonale del Dipartimento del territorio non si dice al momento preoccupata del batterio. Il castagno d’India (Aesculus hippocastanum), originario della parte orientale della Penisola balcanica, fa infatti bella mostra in Ticino soprattutto nei parchi privati e pubblici oppure, sempre come pianta ornamentale, nelle alberature lungo i viali principali. Non cresce spontaneamente nei boschi, anche perché – va chiarito – non è parente del ‘vero’ castagno (Castanea sativa), più ‘nobile’ per l’importanza dei suoi frutti, valida alternativa a Sud delle Alpi ai cereali cosiddetti poveri (frumento, segale, miglio, avena) prima dell’arrivo dal Continente americano del mais. Le spiegazioni etimologiche del nome comune di questa pianta, ‘ippocastano’, rimandano all’uso che si faceva in passato dei suoi semi per guarire i cavalli. La pianta è nota anche per le sue proprietà terapeutiche contro i problemi di bassa pressione arteriosa: dalla corteccia viene infatti estratta l’aesculina, mentre dai semi proviene l’aescina.
La presenza in Svizzera del nuovo agente patogeno è stata diagnosticata per la prima volta nel 2015 a Rapperswil (lago di Zurigo). Sulle piante, di tutte la fasce di età (anche nei vivai), si sono notate delle secrezioni marrone/nero dal tronco. Inizialmente sul banco degli imputati si pensava ci fosse un parassita (Phytophthora). Passando alla lente il tessuto morto della corteccia, Meyer e suoi colleghi hanno individuato un batterio, battezzato Pseudomonas syringae. Si sa che l’agente, proveniente probabilmente dall’India, penetra attraverso le fessure della corteccia. Non è chiaro come si diffonda, si pensa con il vento e la pioggia, ma forse anche da piante infette. Ad ogni modo l’infestazione interrompe il trasporto di sostanze nutritive e acqua: interi alberi possono morire. Perciò i ricercatori del Wsl consigliano di stare all’occhio e di disinfettare gli attrezzi e smaltire in modo sicuro il materiale vegetale contaminato. Negli alberi vecchi i rami morti rappresentano un rischio. Il municipale bellinzonese Christian Paglia, capodicastero Opere pubbliche e Ambiente, esclude per ora la presenza di tale malattia in città, rilevando che per gli imponenti ippocastani del parco giochi Antognini si è intervenuto di recente contro la larva minatrice. Lo si farà pure a Villa dei Cedri, biologicamente, contro il fungo dell’Armillaria.

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