L'assemblea ha detto la sua stamattina, ora "la politica dovrà fare la sua parte". L'auspicio a un intervento da parte del governo ticinese per far rispettare l'accordo sottoscritto dalle Ffs sull'attività delle Officine di Bellinzona arriva da Matteo Pronzini e Gianni Frizzo, che durante un incontro con la stampa hanno espresso la loro amarezza per la lettera ricevuta venerdì dalle Ferrovie federali.
Come conseguenza immediata delle risposte ritenute insufficienti, i due rappresentanti delle Officine in seno al Consiglio di fondazione del Centro di Competenza hanno annunciato la sospensione della loro attività in quest'organo. Rispondendo a uno scritto che chiedeva chiarezza sull'attuale situazione di lavoro e sui futuri volumi nello stabilimento bellinzonese, le Ffs spiegano infatti che c'è stato un malinteso: firmando nel 2013 la convenzione in cui si impegnavano a mantenere a Bellinzona "volumi di lavoro analoghi a quelli attuali", intendevano le ore lavorative che si registravano nel 2008 e non negli anni successivi, ovvero quando le Officine hanno beneficiato di "effetti straordinari imprevedibili" toccando un picco di 450mila ore annue. Le Ferrovie spiegano pertanto che il volume di lavoro si stabilizzerà a circa 320mila ore annue entro il 2020. Garantiscono inoltre che non intendono effettuare tagli del personale nei prossimi anni.
Secondo assemblea e comitato 'Giù le mani dalle Officine' non è tollerabile una tale presa di posizione fa parte delle Ffs. "Non hanno dato nessuna risposta alla lista di richieste che avevamo mandato loro il 26 febbraio e non viene nemmeno specificato che genere di attività è prevista nei prossimi anni a Bellinzona - ha aggiunto Gianni Frizzo -. Ci sentiamo in balia degli eventi e delle decisioni".