Ticino

Un anno e qualche mese al Gay Pride della Svizzera italiana: 'c'è ancora da fare per sconfiggere i pregiudizi'

Gay Pride a Milano
(Francesca Agosta)
20 marzo 2017
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Scritte omofobe sui manifesti della campagna “Love Life” a Lugano. Bellinzona che potrebbe diventare la prossima incoronata tra la rete delle città arcobaleno. Il progetto concreto di una grande Pride nazionale del 2018 nella Svizzera italiana. Il tema dell’integrazione e dei diritti delle persone Lgbt (acronimo che sta per  lesbiche, gay, bisessuali e trans)  è più forte che mai anche alle nostre latitudini. Sembra però esserci ancora molto da fare.

 Il Ticino: ‘friendly’ ma non troppo

«Da una parte viviamo in un momento storico in cui alle persone Lgbt  sono concessi più diritti rispetto al passato; abbiamo l’unione domestica registrata e il cambio giuridico di genere per le persone transessuali. Dall’altra, però, pregiudizi e stereotipi sono ancora riscontrabili nella popolazione ticinese, sia in contesti scolastici che lavorativi e resta ancora molto da fare per garantire piena uguaglianza alle persone di questa comunità – racconta Marco Coppola, operatore sociale presso l’associazione Zonaprotetta –. Molti ragazzi, e anche adulti, vengono da noi in cerca di un sostegno concreto, qualcuno con cui confidarsi. E noi siamo qui proprio per questo: offrire un sostegno concreto a chi ne abbisogna. Zonaprotetta è un’associazione nata come Aiuto Aids Ticino che offre la possibilità di discutere dei piccoli e grandi dubbi inerenti la salute sessuale, ottenere informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili e la contraccezione. È uno spazio aperto a tutti».

Per quanto riguarda l’evoluzione del panorama ticinese, «la situazione è senz’altro migliorata e le nuove generazioni sono più aperte. La maggiore informazione e l’impegno di associazioni quali Zonaprotetta e Imbarco Immediato hanno giocato un ruolo chiave in questo miglioramento. Per un’azione più efficace, comunque, è necessario un intervento complessivo che includa le istituzioni e la politica e intensifichi la campagna di sensibilizzazione su questo tema all’interno del nostro territorio, condannando gli episodi di omo- e transfobia in modo più esplicito e puntando di più sull’informazione e il dialogo all’interno delle scuole».

'Il resto della Svizzera più avanti'

Paragonando la scena gay e trans ticinese col resto della Svizzera, Coppola non ha dubbi: «la Svizzera interna è più avanti su questo aspetto. Le maggiori dimensioni demografiche predispongono già i grandi centri urbani all’incontro e al dialogo con il diverso, e c’è molta più consapevolezza di questa realtà, che è pure più sentita data la maggiore presenza di luoghi d’incontro ed eventi dedicati. Molte persone con un diverso orientamento sessuale, o una diversa identità di genere, si spostano anche perché in Ticino si sentono in qualche modo limitati».

A proposito di consapevolezza ed eventi dedicati alla realtà omo e trans ticinese, Coppola parla di un grande progetto in serbo per il Ticino: «Per il 2018 è prevista la prima parata del Gay Pride. L’ideazione e l’organizzazione dell’evento prevede la collaborazione, oltre che di Zonaprotetta e Imbarco Immediato, anche di Network, un’associazione per dirigenti omosessuali. La parata rappresenta una vera e propria scommessa per il grande cambiamento sociale e culturale che apporterà: si tratta di un passo avanti per la comunità Lgbt ticinese. Sarà un classico Pride come quelli presenti in altre città Svizzere. È una marcia per i diritti e per l’uguaglianza».

Le difficoltà della comunità gay e trans ticinese

Guardando ai numeri – precisa Mattia Modini, coordinatore dell’associazione di gay e lesbiche locali Imbarco Immediato che da oltre 10 anni si occupa dell’organizzazione di eventi culturali e sociali in tutto il Ticino – la realtà ticinese non sembra tra le più idilliache. «Da un sondaggio sull’omofobia rivolto alle persone Lgbt è emerso che il 32% degli interpellati ha affermato di già essere stato vittima di comportamenti omofobici e il 60% ritiene che in Ticino le persone omosessuali siano discriminate. Secondo il 48,5 dei partecipanti, fra gli ambienti in cui si riscontrano comportamenti omofobici/discriminatori vi sono le scuole; per il 50,5% lo stesso accade nei locali pubblici».

Insomma, commenta Modini: «Nella Svizzera italiana sono ancora presenti forme di pregiudizio e di omofobia. Nelle scuole è molto frequente il bullismo omofobo, cioè l’attacco nei confronti di chi viene considerato “diverso” messo in atto dal gruppo o dal singolo che ritiene di essere dalla parte “giusta”. Chi è vittima di bullismo in quanto nero, arabo, ebreo, disabile, può trovare nella propria comunità o nella propria famiglia supporto e aiuto. I giovani con un orientamento sessuale diverso spesso sono isolati e non hanno nessuno a cui rivolgersi, magari perché non hanno ancora accettato il proprio modo di essere, perché non conoscono altre persone “come loro” o perché in famiglia l’omosessualità non è tollerata. Questo può portare a depressione e in alcuni casi anche al suicidio, che per i giovani Lgbt è 5 volte maggiore rispetto ai coetanei eterosessuali».  

I miglioramenti ci sono

Un miglioramento delle condizioni di vita, però, c’è stato: «Negli ultimi anni si sono fatti dei progressi, anche legislativi, e le giovani generazioni sono più tolleranti e sensibili», ribadisce Modini. E, nonostante i pregiudizi e il bullismo, nella realtà ticinese vi vivono persone Lgbt che affrontano la loro omosessualità in modo aperto, naturale e con la stessa dose di felicità di tutti gli altri. Si amano, si uniscono, costruiscono famiglie». Il dialogo sull’argomento c’è, ma «si dovrebbe fare di più, non spetta solo a noi associazioni Lgbt il ruolo di sensibilizzazione, ma anche alle Istituzioni e alla scuola. Evidentemente parlare tra i banchi di omosessualità è difficile, e tuttavia è necessario: non si tratta di parlare di sessualità, ma di diritti fondamentali degli individui».

Nelle Valli, tra gossip e chiusure. Ma 'dipende anche da come ci si pone'

Sensibilizzazione importante a tutte le latitudini del cantone, anche e soprattutto là dove il tema suscita ancora molta confusione. «Come si può immaginare, nelle valli la mentalità è più chiusa rispetto ai nuclei cittadini – ci racconta Daniele, un cuoco italiano gay 26enne originario del Milanese trasferitosi a Campo Blenio – È un piccolo comune di 185 abitanti, e di conseguenza si sa tutto di tutti e il “gossip” è all’ordine del giorno. Ci sono ancora molti pregiudizi legati alla tematica Lgbt, ma è anche vero che molto dipende da come la persona si pone di fronte agli altri. Personalmente non ho mai avuto grossi problemi e sono ben integrato con i miei colleghi al lavoro, forse anche grazie al fatto che ho una personalità molto aperta. Le città sono comunque più predisposte all’interazione in generale, per questo preferisco uscire a Bellinzona per fare una serata in compagnia».

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