Estero

I missionari comboniani: 'Oscurato da media occidentali l'11 settembre somalo'

23 ottobre 2017
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"Una strage dimenticata troppo in fretta". Così i missionari comboniani parlano dell’attentato in cui in totale 358 persone hanno perso la vita sabato 14 ottobre a Mogadiscio, la capitale della Somalia, in seguito all’esplosione di un camion bomba nel cuore della città. Nel bilancio ufficiale si contano inoltre 56 dispersi, e 228 i feriti. Nel frattempo le cronache della capitale somala parlano di nuovi attentati nei giorni scorsi nei dintorni della città con altre vittime. "È il più grave attentato terroristico in Somalia, Paese nel quale sono attive da tempo le milizie islamiste di Al-Shabaab, il gruppo associato ad Al-Qaeda vuole abbattere il debole governo sostenuto somalo dalle Nazioni Unite e dagli Stati dell’Unione Africana e imporre una propria rigorosa interpretazione dell’Islam", rilevano i Comboniani. "Alcuni commentatori hanno parlato dell’evento di Mogadiscio come dell’11 settembre della Somalia", proseguono aggiungendo: "fra gli altri, sul sito d’informazione sul mondo arabo, ’Al Arabi al Jadid’, con sede nel Regno Unito si leggeva in proposito: ’Un funzionario ha definito l’attentato del 14 ottobre a Mogadiscio ’l’11 settembre somalo’, un’affermazione pesante ma non fuori luogo.

Molti si chiedono perché i principali giornali di tutto il mondo abbiano mostrato così grande avarizia nel fornire notizie su un evento di simili e orrende proporzioni’. Una domanda che diventa urgente e non retorica di fronte alle conseguenze sanguinose dell’attacco". "Fra le poche voci che si sono levate per rompere il silenzio intorno alla strage, quella di Papa Francesco nel corso dell’udienza generale del 18 ottobre", sottolineano, rimarcando che "la tragedia di Mogadiscio, come altre avvenute in diverse parti del continente africano, non ha certamente suscitato lo stesso movimento di solidarietà e di partecipazione emotiva che hanno avuto gli attentati di Parigi, Berlino, Manchester o Barcellona. Il sito ’Africanews.com’ polemicamente commentava come non si fossero visti abbastanza hashtags simili a quelli comparsi dopo gli attacchi terroristici nel mondo occidentale. 

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