Commento

C’è crescita solo oltre le difficoltà

2 dicembre 2017
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«Organizzeremo la più bella Coppa del mondo della storia». Non ha dubbi, Gianni Infantino, presidente della Fifa, sull’esito dei Mondiali del prossimo anno. Quanto alla Svizzera, squadra sulla quale concentrerà il suo tifo che solitamente è diviso a metà con l’Italia, il numero uno del calcio mondiale ostenta lo stesso ottimismo. «Può battere chiunque».

Il tempo fornirà le risposte circa la portata dell’evento che la Russia sogna di rendere grandioso, oltre la valenza storica e fortemente simbolica dell’edizione del 2010 ospitata dal Sudafrica di Nelson Mandela; oltre anche il fascino ineguagliabile di quella del 2014, nel Brasile che il sorteggio ci porrà di fronte il 17 giugno, terra di calcio per antonomasia.

Di più, insomma, promette Infantino. Con una punta di presunzione simile a quella del suo predecessore, quello Joseph Blatter artefice dell’allargamento dei confini del calcio. Con le conseguenze nefaste che tale apertura ha comportato. Per dirla con le parole del dirigente vallesano, «quello che non è ancora pronto oggi, lo sarà domani». E via di zampilli di ottimismo. Di facciata. Nonché, francamente, scontati, in quanto ripetitivi. Il tempo, si è detto, leverà il velo da quelle che al momento sono parole consegnate al vento, al protocollo, al copione dell’ospite eccellente.

Sarà invece il campo a dire se la Svizzera sarà in grado di emergere in un gruppo E completato da Brasile, Costarica e Serbia, lo spauracchio di quarta fascia sprofondata nel ranking Fifa, compagna di viaggio dei rossocrociati, in un girone dal quale non sarà facile uscire con in tasca il biglietto per gli ottavi di finale.

Con un sorteggio “normale”, o addirittura fortunato, come quello degli ultimi anni (qualificazioni alla Russia comprese), sarebbe fin banale inquadrare gli ottavi di finale quale obiettivo minimo, per una squadra che mira a una crescita costante – ancora in corso – e al raggiungimento di un livello che al momento sembra sfuggire, se si ripensa all’occasione clamorosa contro l’Argentina di Messi in Brasile, a quella sprecata contro la Polonia agli ultimi Europei, alla mesta figura contro il Portogallo lo scorso ottobre, ai patemi contro l’Irlanda del Nord nello spareggio che ha obliterato il biglietto per la Russia.

Assodato che la dea bendata ha voltato le spalle a una selezione tante volte baciata dalla buona sorte nel recente passato, stavolta le cose si complicano. Ma non è detto che la prospettiva debba essere ribaltata, anzi. Quello che era l’obiettivo minimo non deve diventare una sorta di conquista, di punto d’arrivo, solo perché invece di una rivale di basso profilo c’è la Serbia. Se è vero come è vero che la Nazionale è cresciuta, migliorata e maturata, in Russia ha l’occasione – grazie a un sorteggio tutto fuorché benevolo che ne insidia le certezze ma ne deve stimolare orgoglio e spirito – di dimostrare che quelle spese dopo la qualificazione, e ogni volta che viene estromessa da un torneo importante, non sono parole al vento della circostanza. Se crescita c’è, passa dal superamento delle difficoltà. Difficoltà vere. La Russia dirà quanto questa Svizzera vale.

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