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Come Uber, la piattaforma per il bucato stirato

16 novembre 2017
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Tre studenti universitari luganesi, tra un esame di medicina e un lavoro di ricerca in diritto, hanno messo a punto una start-up che si chiama ‘Wash My Pants’, una soluzione per chi non ama lavare e stirare, soprattutto le camicie. Si ispira alla ‘sharing economy’, a note piattaforme di condivisione come, ad esempio, Uber per i trasporti o Airbnb per case di vacanza, che mettono in relazione chi offre un servizio e chi lo cerca. «Il nostro slogan è avere un bucato lavato e stirato a domicilio, come lo fa la mamma, senza sforzi». L’idea è venuta proprio mentre studiavano: «Da studente chi sta in un palazzo può lavare solo in determinati orari, magari sei in biblioteca e devi mollare tutto, rubare spazio allo studio ed è nata questa idea. Abbiamo analizzato il mercato e siamo molto ottimisti. Stiamo testando il servizio nel Luganese, con una decina di casalinghe che ritirano la cesta dei vestiti sulla soglia di casa e li riportano lavati e stirati una settimana dopo. Abbiamo già una ventina di abbonati, pagano 90 franchi al mese per 4 bucati», spiega Stefano Andreoli. Il giovane economista che sta finendo gli studi in medicina a Zurigo lavora al progetto con due amici: Ruben Folini, studente di informatica all’Usi e Simone Perucchi, studente in diritto a Neuchâtel. La start-up è nel programma di accelerazione cantonale di Usi e Supsi. «La vera sfida è costruire la piattaforma informatica necessaria a far funzionare il servizio in modo automatico», spiega. Grazie al servizio di ‘coaching’ offerto dal Cantone nel programma di accelerazione Usi-Supsi, gli studenti hanno risolto problemi legali e imparato a presentarsi agli investitori. «Per ora i costi fissi sono bassi, non dobbiamo acquistare macchine da lavare perché le nostre ‘lavandaie’ usano le loro, ma dovremo trovare un finanziatore per la progettazione della piattaforma. Questo è lo scoglio maggiore», conclude lo studente. La motivazione che li ha spinti a lanciarsi nell’avventura è la voglia di mettere le mani in pasta, confrontandosi su un progetto reale, dove stanno investendo tempo e molte energie.