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Recuperare l'oro dai depuratori ticinesi? Secondo i politecnici svizzeri conviene, almeno vicino alle raffinerie

(Gabriele Putzu)
10 ottobre 2017
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Ogni anno in Svizzera oro e argento per circa 1,5 milioni di franchi vanno persi nelle acque di scarico e nei fanghi di depurazione: è quanto emerge da uno studio dell’Eawag, l’istituto per la ricerca sulle acque dei politecnici federali di Zurigo e Losanna, che ha messo anche in luce la presenza di altri elementi, per esempio terre rare. In Ticino l’oro è talmente tanto che potrebbe essere conveniente recuperarlo.

Nell’industria high-tech o in medicina vengono usati sempre più elementi in piccole quantità, spiega l’Eawag in un comunicato odierno ripreso dall'Ats. Ad esempio il tantalio (elemento di transizione) o il germanio (semimetallo) nei componenti elettronici, il niobio e il titanio nelle leghe e nei rivestimenti o il gadolinio come mezzo di contrasto e per i colori luminescenti. Eppure la destinazione finale di tutti questi elementi dopo esaurimento della loro funzione non è stata ancora veramente studiata. Molti, anche se non tutti, finiscono nelle acque di scarico.

Su mandato dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) un gruppo di ricerca diretto da Bas Vriens e Michael Berg, chimici ambientali dell’Eawag, ha quindi esaminato per la prima volta sistematicamente, in 64 impianti di depurazione elvetici, quali elementi e in che quantità scorrono a valle con l’acqua depurata o quali vengono smaltiti con i fanghi di depurazione. 

In singole località del Ticino, la concentrazione di oro nei fanghi di depurazione è così elevata – il motivo è da attribuire alle raffinerie di oro della regione – che potrebbe addirittura risultarne conveniente il recupero, rilevano i ricercatori. Nonostante ciò, al momento gli studiosi ritengono che complessivamente un recupero degli elementi dalle acque di scarico o dai fanghi di depurazione non sarebbe conveniente, né dal punto di vista economico né da quello quantitativo.

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