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Fort Knox: slitta la sentenza per il più vasto contrabbando d'oro verso il Ticino

(Ti-Press/Gabriele Putzu)
4 ottobre 2017
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È slittata al 17 ottobre la sentenza ad Arezzo nell'udienza preliminare – oltre sessanta gli imputati – per il più colossale contrabbando d'oro verso il Canton Ticino (4'436,95 chili di metallo giallo per un valore di quasi 180 milioni di euro). L'udienza di oggi è stata di breve durata per impegni del gup Marco Cecchi. Il tempo necessario per apprendere che il ''cartello'' smascherato dall'inchiesta Fort Knox è stato in grado di realizzare, nell'arco di una decina di anni, un mercato parallelo a quello legale e inquinare il mercato ufficiale.

È quanto emerge dalla rogatoria che Marco Dioni, sostituto della Procura di Arezzo, aveva chiesto al Ministero pubblico della Confederazione. Dalle carte giunte da Berna è stato infatti possibile ricavare l'esatto quantitativo d'oro contrabbandato in Ticino dai collettori di riferimento di Fort Knox (uno residente a Lugano, l'altro toscano con domicilio a Chiasso).

Queste le dimensioni dei traffici illeciti, ricostruiti dagli investigatori del Mpc: 34'095,50 chili di oro puro, per un importo totale di 1 miliardo e 400 milioni di euro. Il quantitativo d'oro indicato nell'inchiesta Fort Knox, comprende quello sequestrato fra il 2011 e il 2012 e quello accertato dagli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo.

Inizialmente l'accusa era di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di oro, in quanto proveniente da altro reato. Accusa che inaspettatamente è stata derubricata in associazione a delinquere finalizzata al contrabbando. Tanto che il pm Marco Dioni agli imputati ha presentato un conto relativamente modesto. Patteggiamento nei limiti della condizionale (massimo due anni) per trentaquattro imputati, tutti i protagonisti principali, fra cui Petrit Kamata, imprenditore svizzero di origine albanese, con uffici a Lugano e a Chiasso, considerato il capo dei capi del traffico illecito, e Michele Ascione, orafo aretino, con interessi in Ticino, referente di Kamata in Toscana.

Patteggiamento anche per gli altri imputati ticinesi e i corrieri di valuta e preziosi comaschi. Assoluzione per Matteo figlio di Kamata, per mancanza di sufficienti elementi di prova a suo carico. Per diciannove imputati che hanno scelto il rito abbreviato Marco Cioni ha chiesto condanne non superiori a due anni e due mesi. Infine, otto imputati hanno scelto il rito ordinario. Per loro l'accusa ha chiesto il rinvio a giudizio. Marco Cioni ha chiesto la confisca dei beni – valore 40 milioni di euro – sequestrati nel corso dell'indagine preliminari. A questa richiesta si sono opposte le difese. C'è comprensibilmente attesa per la decisione del gup Marco Cecchi, soprattutto sulla derubricazione del reato: da riciclaggio a contrabbando. Tra i due reati c'è infatti un abisso.