Ritrovo alle 15 a Bellinzona davanti all'ufficio postale e un quarto d'ora dopo partenza del corteo in direzione Piazza Nosetto, dove si terranno gli interventi ufficiali. È il programma della manifestazione di protesta, in programma sabato 6 nella capitale ticinese, contro lo smantellamento della rete di uffici postali deciso dal Gigante giallo. Una strategia che prevede da qui al 2020 «la chiusura in tutta Svizzera di 500/600 uffici postali»: in pericolo «1'200 posti di lavoro», ha ricordato stamattina Marco Forte, responsabile regionale del sindacato, illustrando ai giornalisti il programma della manifestazione. Manifestazione promossa dal neocostituito comitato 'Uniti in difesa del servizio postale', al quale hanno aderito – oltre a Syndicom– Unione sindacale svizzera, Vpod, Unia , Sev, Ssm, Partito socialista, Movimento per il socialismo, Partito comunista, Forum alternativo, Pop, Insieme a sinistra, Associazione per la difesa del servizio pubblico, Acsi e Associazione giù le mani dalle officine. La cura della Posta non risparmia come noto il Ticino: «Dei 112 uffici postali esistenti, quelli a rischio chiusura sono 78», ha evidenziato Forte. Sabato «vogliamo lanciare all'indirizzo di Berna un chiaro segnale di dissenso: il progetto della Posta va sospeso», perché «comporterebbe un netto peggioramento sia del servizio pubblico sia delle condizioni di lavoro», ha aggiunto Forte confidando in una massiccia partecipazione. «Da parte della Posta come di altre ex regie federali si tenta di massimizzare i profitti dimenticandosi di quelle che sono le responsabilità sociali», ha sottolineato a sua volta Gianni Frizzo (Associazione officine).