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Il governo alla Posta: congelate la chiusure degli uffici contestate dalla popolazione

(Sara Solcà)
2 febbraio 2017
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“Questo sviluppo della rete tocca, in particolare, le regioni periferiche e indebolisce il concetto di servizio universale che La Posta deve garantire in tutte le regioni del Paese in virtù del suo mandato pubblico”. Il Consiglio di Stato ha inviato stamattina alla Direzione del Gigante giallo la propria presa di posizione dettagliata sulla strategia di sviluppo della rete postale in Ticino, come concordato nella riunione dello scorso 7 dicembre tra il governo e i vertici dell’ex-regia federale. Rinnovando la propria preoccupazione per la prospettata chiusura di “numerosi” uffici postali in Ticino – 32 su un totale di 113, con l’analisi di ulteriori 46 nel corso dei prossimi tre anni –, il governo “si attende che le procedure di chiusura degli uffici postali contestate dai Comuni siano congelate, ribadendo la propria disponibilità a un dialogo accresciuto”.
Pur comprendendo le nuove sfide con cui è confrontata l’azienda, dettate dalle evoluzioni tecnologiche e dalle mutate abitudini dell’utenza, si legge in una nota, il Consiglio di Stato auspica che le scelte strategiche de La Posta “si rivelino equilibrate, prudenti e soprattutto indipendenti da una logica puramente contabile”. Secondo il governo ticinese, la rete postale dovrà pertanto “continuare a garantire un’accessibilità e un servizio consoni a tutte le regioni (urbane e periferiche) e a tutte le categorie di utenza (grandi e piccoli clienti), preservando l’occupazione e le migliori condizioni di lavoro”.
Nella missiva appena trasmessa, i vertici de La Posta sono invitati a rispettare gli impegni presi, tenendo in particolare considerazione criteri ed esigenze regionali che
vanno oltre il rispetto delle prescrizioni legali minime. Il Consiglio di Stato, prosegue il comunicato, chiede quindi di valutare “dei criteri minimi aggiuntivi riguardanti la
copertura degli uffici postali nelle regioni più periferiche”. È stato inoltre posto l’accento
sull’importanza di assicurare “adeguati orari di apertura degli uffici postali”.
Il governo chiede poi di indicare “concretamente” le soluzioni che
saranno adottate “a tutela dell’occupazione”. Non solo, l'Esecutivo cantonale chiede anche che il previsto riesame degli ulteriori 46 uffici nel nostro cantone “possa essere posticipato dopo il 2020, e ciò tenendo in considerazione gli sviluppi che emergeranno dalle discussioni e dalle esigenze di territorio e popolazione”.
Una “nuova proposta” de La Posta, sulla base delle indicazioni contenute nella presa di
posizione del Consiglio di Stato, “sarà oggetto di un secondo colloquio” con il Cantone.

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