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Quando lo Stato divide genitori e figli

(©Ti-Press / Carlo Reguzzi)
5 luglio 2016
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Mamma (o papà) deve fare le valigie perché non ha il passaporto elvetico e in famiglia si deve chiedere l’aiuto sociale. Succede sempre più spesso in Ticino e lo dimostrano le cifre che abbiamo chiesto al Dipartimento istituzioni: nei primi quattro mesi del 2016, per motivi economici, è saltato il permesso di dimora a 25 persone (16 revoche e 9 rinnovi bocciati) ed è stato revocato il domicilio ad altre 7 persone. Otto casi al mese. Due a settimana. Mica poco! Persone allontanate, anche se (in alcuni casi) sposate ad uno svizzero e con figli elvetici. Se non riesci a mantenerti sei fuori, lo dice la legge. Norme applicate, per alcuni, con il pugno di ferro in Ticino. Se il trend dei primi mesi del 2016 si mantenesse, a fine anno avremo cifre ben sopra la media. Si potrebbe fare diversamente? Quale il ruolo del governo quando si smembrano famiglie: applicare la legge alla lettera o agire nell’interesse dei minori elvetici e della loro famiglia, dando priorità al valore della difesa dei minori e della famiglia, accogliendo i ricorsi? Abbiamo girato la domanda a tre ministri, ottenendo tre posizioni diverse.

Dal 2014 l’Ufficio migrazioni è più performante, macina più casi. Raddoppiate in pochi anni le revoche di permessi B e C.

Il più critico è il consigliere di Stato Manuele Bertoli: «Chi ha mezzi vede i genitori rimanere, chi non ne ha ne viene separato. È una situazione rivoltante per un Paese sedicente civile: questo ricorda l’apartheid basata sul censo». Così il ministro socialista denuncia una politica troppo restrittiva adottata dalla maggioranza del governo verso quei coniugi stranieri che fanno fatica a mantenersi e vengono espulsi, anche se sposati con uno svizzero e con figli (a lato riproponiamo la sua intervista pubblicata qualche settimana fa sulla 'Regione'). Posizione diversa, quella del collega leghista, il ministro Norman Gobbi, che parla di una legge federale che va rispettata e di abusi «come ad esempio matrimoni combinati o forzati celebrati allo scopo di ottenere un permesso di soggiorno in Svizzera». Infine, il presidente del governo, Paolo Beltraminelli, ammette che sono decisioni molto difficili da prendere.

Intanto le espulsioni sono in aumento in Ticino: siamo passati da 43 (nel 2013) a 81 revoche o non rinnovi (nel 2015) l’anno della dimora per rovesci economici. Abbiamo chiesto all’Ufficio migrazione come motiva questo boom di revoche: «Oltre all’attuale congiuntura economica poco favorevole, l’aumento dei casi di revoca dei permessi di domicilio, a seguito della dipendenza dai pubblici aiuti, è da ricondurre all’introduzione, avvenuta nell’ottobre 2014 del Settore giuridico (Sg) all’Ufficio della migrazione (Um). Tale neocostituito Servizio ha migliorato la capacità d’intervento dell’Amministrazione cantonale, soprattutto a livello di tempistica», spiega Morena Antonini responsabile dell’Ufficio migrazioni. Difatti, tra le sue diverse mansioni il Servizio ha anche il compito di esaminare le segnalazioni da altre Autorità cantonali e comunali e adottare, se del caso, i necessari provvedimenti nell’ambito del diritto al proseguimento del soggiorno di un cittadino straniero in Svizzera: «Dall’ottobre 2014 sono quindi aumentate le segnalazioni ricevute dall’Um e, in particolare, dall'Sg da parte di altre Autorità amministrative (Ussi e Comuni) inerenti persone straniere che percepiscono pubblici aiuti. Di conseguenza il medesimo, laddove ha riscontrato la presenza dei presupposti legali, ha proceduto ad adottare le misure del caso, ossia l’emissione di una decisione di ammonimento o la revoca del permesso», conclude Antonini.

Più espulsioni dunque, anche perché la macchina amministrativa è diventata più performante: ammonimenti e revoche fioccano subito. Ma vediamo qual è la situazione giuridica: in base all’art. 42 cpv. 1 della Legge federale sugli stranieri (legge votata ed approvata nel 2005) i coniugi stranieri e i figli stranieri, non coniugati e minori di 18 anni, di cittadini svizzeri hanno diritto al rilascio e alla proroga del permesso di dimora se coabitano con loro. Tuttavia questo diritto decade (art. 51 cpv. 1 lett. b.) qualora siano adempiute le condizioni dell’art. 63, che tra l’altro prevede la revoca del permesso di domicilio se... lo straniero o una persona a suo carico dipende dall’aiuto sociale in maniera durevole e considerevole. Risultato: se una svizzera si sposa con uno straniero e ha un figlio, qualora la famiglia non riuscisse più a stare a galla finanziariamente e abbia bisogno dell’aiuto sociale, accade che il padre venga separato da questo figlio e rimandato al suo Paese. Tutto ciò indipendentemente dal fatto che il figlio sia svizzero e che, come cittadino del nostro Paese, faccia valere la sacrosanta pretesa di poter vivere con ambedue i genitori accanto.

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