Mentre Parigi celebra i 110 anni dalla nascita dell’icona della canzone francese, ritorna al Sociale lo spettacolo che nella stagione scorsa ha fatto registrare il tutto esaurito, dando vita a quella che Giorgio Thoeni su “Azione” descriveva come una serata emozionante che ha fatto vibrare le balconate del teatro. La sofisticata eleganza e l’intensa drammaticità del repertorio di Édith Piaf parrebbero concedere poco o nulla al mondo del jazz, improntato su atmosfere più primitive e viscerali. Eppure uno sguardo attento rivela insospettabili punti di contatto fra i due mondi, capaci di un dialogo maturo e fecondo. Non è un caso, insomma, che alcune delle canzoni interpretate da Piaf siano entrate di buon diritto nel repertorio jazzistico internazionale. Rileggendo in chiave jazz i brani più celebri di una carriera straordinaria (“La vie en rose”, “Non, je ne regrette rien”, “Milord” e molti altri) lo spettacolo coinvolge il pubblico in un connubio musicale di grande fascino, corredato da brevi quadri descrittivi che ne ripercorrono le tappe più significative.