La conferenza verterà principalmente sui Dialoghi sulla religione naturale, l’ultima importante opera filosofica scritta da David Hume e pubblicata soltanto dopo la sua morte.
Il tema generale dell’opera appare chiaro sino dalle prime battute: può la credenza religiosa essere razionale? Se il criterio razionale è dettato dall’esperienza, com’è chiaro per un autore empirista come Hume, la domanda equivale a chiedersi se nel mondo, così come lo sperimentiamo, ci sia evidenza sufficiente ed empiricamente controllata tale da consentirci di inferire l’esistenza di un Dio infinitamente buono, saggio, potente e perfetto, come la religione «naturale» lo descrive. E può la religione essere moralmente buona? Questo secondo interrogativo si divide a sua volta in due diverse questioni. Possiamo attribuire alla divinità attributi morali (bontà, giustizia, ecc.) simili o analoghi a quelli che riscontriamo per esperienza negli uomini e dei quali ci siamo formati un’idea secondo i princìpi dell’empirismo? E più in concreto la religione come la conosciamo ha effetti morali positivi sugli individui e sulla società? Su tali questioni si confrontano nei Dialoghi diversi punti di vista, espressi da personaggi differenti: l’opera è un vero teatro di idee nel quale si confrontano concezioni assai diverse a cui danno voce Cleante (esponente del teismo sperimentale di stampo newtoniano), Filone (lo scettico), Demea, che rappresenta la religione tradizionale.