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Insulti, sputi e colpi di destra: Bandecchi, l’ultimo uomo forte

Incarnazione del populismo, ha fatto i soldi con le università e poi si è buttato nel calcio e in politica. Adorava Berlusconi e strizza l’occhio al Duce

Stefano Bandecchi è nato a Livorno il 4 aprile 1961
(Facebook)
8 marzo 2024
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Scena numero uno: al termine di una sconfitta casalinga contro il Cittadella, il presidente della Ternana sputa in direzione dei suoi tifosi. Nella conferenza stampa post partita dichiarerà: “Sì, ho sputato ai tifosi, ma loro hanno sputato a me. Io sono un uomo e mi faccio rispettare. Mi sono rotto i coglioni della gente violenta, di chi fa lo scemo, gente che dal primo giorno che sono arrivato mi dice che si occupa di acciaio. Allora sappiano che io sono fatto di acciaio, 114 chili ben distribuiti”. Scena numero due: durante una seduta del Consiglio comunale, il sindaco di Terni si rivolge minaccioso ai banchi dell’opposizione, intimando ai consiglieri di smettere di ridere “altrimenti gli volano via tutti i denti dalla bocca”. Pochi secondi dopo l’uomo passa dalle parole ai fatti, scagliandosi con veemenza contro gli interlocutori, e solo l’intervento delle forze dell’ordine riuscirà a evitare la rissa.

In mezzo a questi due momenti sono trascorsi 178 giorni e quello che era il presidente della Ternana è nel frattempo diventato il sindaco di Terni. Ma anche questo ruolo ha finito per stargli troppo stretto. Il suo nome è Stefano Bandecchi, è il coordinatore nazionale di una piccola formazione di centro-destra fondata da quello che doveva essere l’erede designato di Silvio Berlusconi e giura che un giorno non troppo lontano diventerà presidente del Consiglio. Ma nell’attesa punta tutto sulle elezioni europee del prossimo giugno perché, si sa, in politica è sempre meglio non fare troppo gli schizzinosi.

Shangai, Livorno

Per ripercorrere la parabola dell’ultima infatuazione della destra populista italiana bisogna partire da Livorno e più precisamente dal quartiere Shangai, il sobborgo più rosso di una città che pure nel 1921 aveva visto nascere il Partito Comunista Italiano. Qui negli anni Trenta il regime fascista aveva confinato gli operai cacciati dal centro storico, in case popolari più simili a casermoni spogli, eretti in fretta e furia ai margini della città, sulla via polverosa che portava al camposanto. Ma gli operai livornesi, com’è noto, hanno fama di gente che non si abbatte e dopo aver ribattezzato quel posto come la città cinese – per via della distanza dal centro, ma anche per sottolinearne la densità abitativa – trasformarono quei casermoni nel quartier generale di un sogno.

Parà come Vannacci

E così quando nacque Stefano Bandecchi, il 4 aprile del 1961, Livorno era già una città autenticamente comunista e dissidente, il sogno realizzato di quegli operai del quartiere Shangai che avevano dovuto letteralmente ricostruire una città distrutta dai bombardamenti alleati e dai guastatori tedeschi. Figlio di un camionista comunista, Bandecchi racconta di aver lavorato in gioventù come pescatore, come idraulico e come manovale, di aver tentato la strada dell’atletica leggera nella Libertas Livorno e quella dell’arte come pittore in erba. Ma l’esperienza più formativa della sua biografia è senz’altro quella da paracadutista nella brigata Folgore, la stessa del generale Roberto Vannacci, l’altro uomo forte che piace alla pancia del Paese e che in questi giorni è in trattativa per un posto di spicco nelle liste europee della Lega. Da militare Bandecchi ha partecipato anche a una missione in Libano, ma mostrine e decorazioni non saranno mai nel suo futuro.


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Roberto Vannacci, l’altro nuovo fenomeno della destra italiana

Sulle orme di Silvio

Di ritorno dal Libano, Bandecchi è finalmente pronto a intraprendere l’attività che segnerà irreversibilmente il suo percorso umano: l’imprenditoria. O meglio, l’imprenditoria “a 360 gradi”, quella “poliedrica” che richiede “fine intelletto”, come si legge praticamente in ogni biografia che Bandecchi redige di suo pugno.

Sono i rampanti anni Ottanta, che in Italia sono soprattutto gli anni dell’ascesa di Silvio Berlusconi e del suo impero mediatico. Per inseguire il suo sogno, Bandecchi si trasferisce a Roma e lì le prova un po’ tutte: turismo, ristorazione, editoria, impiantistica, edilizia, attività di noleggio auto, prodotti per toeletta. Tutte strade mai completamente abbandonate, ma diventate nel tempo assolutamente secondarie rispetto a quella che porta dritti all’università privata, il vero grande amore di una vita. Nel 1995 fonda Universitalia, un istituto di preparazione agli esami accademici che nelle pubblicità promette un “metodo forte” per aiutare gli studenti a superare “undici esami in dieci mesi”. È un settore florido, certo, ma ancora non ci siamo: il potere vero sta dentro le università e non fuori.

Unicusano, la miniera d’oro

La grande occasione arriva il 10 maggio 2006, quando un mese dopo le elezioni perse – ma sette giorni prima dell’insediamento del suo successore –, la ministra dell’Istruzione del governo Berlusconi, Letizia Moratti, varerà in fretta e furia il decreto che dà il via libera alle università telematiche. Nell’infornata degli imprenditori pronti a gettarsi nel business c’è proprio Bandecchi, al tempo reduce da una fallimentare candidatura alle regionali del Lazio proprio con il partito di Berlusconi (appena 535 preferenze), che dà così vita a Unisa, l’Università delle Scienze Umane che dal 2011 diventerà definitivamente l’Università Niccolò Cusano (Unicusano).

L’università telematica è una vera e propria miniera d’oro per Bandecchi, sia in termini economici che di influenza, e oggi può vantare oltre 100mila studenti e 45mila laureati. Tra questi c’è anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e cognato di Giorgia Meloni, ma i politici “allievi” di Bandecchi sarebbero più di cinquanta, dichiara spesso con orgoglio l’imprenditore toscano. Conoscenze estremamente utili se hai l’ambizione di fare il grande salto in politica, ma che diventano quasi un piacevole contorno per chi, come Bandecchi, può esibire oggi un reddito dichiarato pari a 4 milioni di euro.


Wikipedia
La nuova ala del campus dell’Unicusano

Stefano Bandecchi ama presentarsi come “uno dei maggiori contribuenti italiani” e racconta di investire l’equivalente del suo reddito annuo nella ricerca scientifica, ma ciò non è bastato a tenere lontana la Guardia di Finanza, che nel gennaio del 2023 ha sequestrato 20 milioni di euro all’ateneo online con l’accusa di evasione fiscale. Secondo le indagini, l’azienda avrebbe abusato del regime di agevolazioni di cui godono le università, investendo circa l’80 per cento del proprio patrimonio in società commerciali e sostenendo costi relativi a viaggi personali di Bandecchi e auto di lusso di proprietà dell’ateneo.

Oltre a Unicusano, oggi Bandecchi controlla altre due università – una in Francia e una nel Regno Unito – e un piccolo impero mediatico composto da radio, tv e da un quotidiano. Nel 2022 ha anche provato a fondare con Silvio Berlusconi un’università per formare la futura classe dirigente del centro-destra, l’Universitas Libertatis, ma l’ideale passaggio di consegne è stato spento dagli eredi dell’ex premier, che dopo la sua dipartita ne hanno sospeso il progetto.

L’approdo in politica

L’altra grande passione di Bandecchi è naturalmente la politica. Dopo la prima fallimentare esperienza elettorale con Forza Italia nel 2005, Bandecchi ha stretto con Berlusconi un rapporto che lui stesso definisce “di amicizia”. L’ammirazione nei confronti del Cavaliere, del resto, emerge prepotentemente in ogni passaggio della biografia di Bandecchi, e come se non bastasse Unicusano è una delle aziende che ha dispensato le più generose elargizioni al partito personale dell’ex presidente del Consiglio. Bandecchi, comunque, non è tipo da mettere tutte le uova nello stesso paniere e sostiene anche di aver finanziato diversi politici, in modo piuttosto trasversale: dal ministro degli Esteri Antonio Tajani all’ex leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, passando per Maria Elena Boschi.


Keystone
Silvio Berlusconi, ispiratore di Bandecchi

Ma dicevamo di Berlusconi e di quanto la traiettoria politica di Bandecchi sia ispirata a quella dell’amico-maestro. Oltre che per una malcelata misoginia – poche settimane fa Bandecchi ha pubblicamente dichiarato che “un uomo normale guarda il bel culo di un’altra donna e forse ci prova. Poi se ci riesce, se la tromba anche” – i due imprenditori hanno in comune anche la passione per il calcio. Nel 2014 Bandecchi è stato vicinissimo all’acquisizione dell’Unione Sportiva Livorno, il club della sua città che al tempo militava in serie A, ma la trattativa è sfumata al fotofinish per volontà del presidente Spinelli – che era stato anche il datore di lavoro di suo padre ai tempi dei camion e di Shangai. Difficile non cogliere il valore simbolico di quella trattativa.

Dopo aver momentaneamente ripiegato su una società dilettantistica, nel 2017 Bandecchi riesce finalmente a inaugurare la sua avventura da dirigente sportivo acquistando la Ternana, in serie B, che per qualche anno prenderà la denominazione di Ternana Unicusano. Nella sua prima conferenza stampa a Terni Bandecchi promette ai tifosi “la Serie A in due anni”, ma al termine della stagione la squadra retrocederà in Serie C, dove rimarrà per due lunghi anni. A riportare la Ternana in Serie B sarà un altro figlio di Shangai, Cristiano Lucarelli, che da calciatore arrivò a vincere una classifica cannonieri alternando magliette di Che Guevara a esultanze con il pugno chiuso. I due avranno sempre un rapporto travagliato e più in generale Bandecchi non entrerà mai nei cuori dei tifosi ternani, una dinamica fatta di sputi e insulti che si concluderà nel luglio 2023 con la cessione della società.


Keystone
L’ex bomber Cristiano Lucarelli, livornese come Bandecchi e allenatore della sua Ternana

Obiettivo: primo ministro

Poco male, perché quello stesso anno la città di Terni saprà regalargli ben altra gloria, quella che lo porterà dritto alla sua prima esperienza da sindaco. Lui, che non ha mai nascosto di aver avuto simpatia per la tradizione dell’estrema destra italiana e che considera Benito Mussolini un politico che “ha fatto cose buonissime” prima di allearsi con Hitler, ha infine deciso di prendersi il centro dello spettro politico italiano. Prima provando a candidarsi con Calenda (“ma lui si è opposto, ha detto che sono fascista”, svelerà) e poi scalando Alternativa Popolare, un piccolo partito di centro-destra che era stata la casa di Angelino Alfano, uno dei tanti “delfini” di Berlusconi bruciati dalla longevità politica dell’ex premier. L’8 febbraio 2024 Bandecchi ha rassegnato le dimissioni da sindaco di Terni, dimissioni puntualmente ritirate la settimana successiva.

Ora Stefano Bandecchi studia da leader nazionale e sul suo profilo Instagram giura che tra tre anni e sette mesi diventerà presidente del Consiglio, aggiungendo che “se ogni cinque anni dobbiamo avere un duce allora voglio essere io”. Visti i precedenti, c’è da prenderlo sul serio.


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Bandecchi è sindaco di Terni dal giugno del 2022

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