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Zelensky, Re Leonida

(Ti-Press)

Poche volte, nella Storia universale, vi è stata una generale riprovazione come quella suscitata e che continua a suscitare l’aggressione dello Stato democratico ucraino commessa e che continua a commettere Putin. Eppure, anche da noi, di tanto in tanto, qua e là, qualche commentatore in cerca di notorietà solleva qualche distinguo nell’intento di dimostrare che anche l’Occidente non ha proprio tutte le ragioni e quindi anche Putin non ha proprio tutti i torti. L’appiglio che rinviene di più e che li racchiude tutti, è che l’Otan (patto di difesa internazionale) si è estesa troppo a Est. Ecco allora, cosa racconta la Storia.

Nel 1989 è caduto il muro di Berlino, per cui si è posto il problema di sapere se la parte orientale dovesse essere inclusa in detto patto: ci fu il consenso della Russia, a condizione che mai vi stazionassero né truppe né materiale bellico, regime tuttora in vigore.

Un anno dopo, venne sciolto il patto di Versavia e la Polonia, l’Ungheria e la Cecoslovacchia, che vi facevano parte, capeggiate da Vaclav Havel presidente di quest’ultima, supplicarono a più riprese gli Stati dell’Otan di poter aderire al Patto. La richiesta venne accettata nel 1994, seguita da quella dei tre Stati Baltici, tutti però con il medesimo regime adottato per la Germania dell’Est, regime che cessò soltanto nel 2014, perché Putin aveva invaso la Crimea. Allora, che colpa ha l’Occidente? Di essere attrattivo perché vive e prospera in una democrazia liberale? Stando così le cose, in un momento drammatico come quello che viviamo, i distinguo sono un insulto all’eroica resistenza del popolo ucraino all’invasore.

Per contro, si può comprendere chi caldeggia una resa nel solo intento di far cessare il massacro della popolazione, dato che, presto o tardi, Putin vincerà, per cui la resistenza sarebbe inutile, anzi una generale distruzione. Ma si è pensato al dopo la resa? Non seguirebbe una continua feroce guerriglia, da parte dei sopravvissuti, suscitata fatalmente dalle spaventose conseguenze della "vittoria" dell’invasore? E Putin si accontenterebbe dell’Ucraina? Non insegna proprio nulla la pace di Monaco del 1938 ("ignominiosa", come è stata definita, dopo però)? Hitler, infatti, dopo aver abusivamente rimilitarizzato la Renania nel 1936, dopo aver invaso l’Austria nel marzo 1938, dopo aver ottenuto a Monaco i Territori dei Sudeti, meno di un anno dopo, ha invaso la Polonia scatenando la Seconda guerra mondiale, che i pacifisti di allora credevano di aver evitato per sempre: il "mai più la guerra", era sulla bocca di tutti. Neville Chamberlain, primo ministro del Regno Unito, al suo ritorno da Monaco è stato acclamato all’aeroporto da una folla immensa in ginocchio! Léon Blum (padre del Fronte popolare, uno degli uomini politici più importanti del secolo scorso), questo ha scritto il 30 settembre 1938 sul giornale del suo partito, ‘Le Populaire’: "La guerra è scongiurata, il pericolo si è allontanato. La vita ridiventa naturale. Si può riprendere il proprio lavoro e ritrovare il sonno" e, per dare il buon esempio, in Francia, si è ridotto la durata del lavoro, mentre dall’altra parte del Reno si lavorava 60 ore alla settima per armarsi di più e meglio.

Allora, per tornare a Putin, l’Otan dovrebbe intervenire direttamente? Sì, se fossimo ancora nel 1938, ma oggi c’è un’arma proibita, la bomba atomica, alla quale, con tutta probabilità, il tiranno farebbe capo. Allora sanzioni economiche in più? Se le tenui speranze suscitate dalle discussioni in corso dovessero fallire, sì subito alle più gravi, a cominciare con l’interruzione dell’acquisto dei prodotti energetici dalla Russia: è infatti assurdo e singolare che l’Occidente continui ad acquistarle gas e petrolio per un importo di 700 milioni di euro al giorno, ossia a finanziare la propria rovina. Evidentemente, questo comporterebbe, specie per l’Italia e la Germania, un grande sacrificio per la popolazione e un grande danno per l’economia. Ma queste universali conseguenze sono poca cosa, se comparate a quelle della Seconda guerra mondiale. Quindi, se a Monaco si avesse avuto il coraggio di resistere, sarebbe stato meglio per tutti, Germania per prima. A questo dilemma oggi è giunto l’Occidente, perché la disperata resistenza dell’Ucraina è la resistenza per la Libertà, la Libertà dell’Occidente, una resistenza che ci riporta a quella, altrettanto disperata, di Leonida, Re di Sparta, sullo stretto di Termopoli, nel 480 a.C., assurta a mito della Libertà, tanto è vero che il filosofo Hegel così la commenta: "Durante i tentativi dei persiani di sottomettere la Grecia era a rischio l’interesse dell’intera storia mondiale, perché se i greci fossero stati sopraffatti da Serse (re della Persia), non soltanto l’Occidente avrebbe perso la sua prima lotta per l’indipendenza e la sopravvivenza, ma molto probabilmente, non sarebbe mai esistito". Per questo il sobrio e commovente epitaffio del monumento che, sul posto, commemora quella epica battaglia, ammonisce: "Ospite vanne; e se a Sparta tu rechi l’annuncio, che qui, per obbedire alla legge, noi giaciamo".

Quindi il presidente Zelensky è il Re Leonida di tutti noi, ecco perché va fatto tutto quanto è ragionevolmente possibile per aiutarlo.

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