Ticino

La spesa per la scuola in Ticino è più bassa che altrove

Siamo tra gli ultimi in classifica nel confronto intercantonale. Ciò è dovuto ai salari più bassi, ma non solo. Bertoli (Decs): ‘Ora non si tagli’

(Ti-Press)
10 dicembre 2021
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Quanto spendiamo per le nostre scuole? Il giusto, troppo o troppo poco? Sono quesiti che vengono in mente sfogliando l’edizione fresca di stampa della ‘Scuola ticinese in cifre’, che nel capitolo dedicato alle finanze mostra un paio di grafici interessanti: il cantone è quintultimo in Svizzera per la percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione, e terzultimo se si guarda alla percentuale di prodotto interno lordo. Se poi andiamo a prendere un altro studio effettuato di recente dall’Istituto di ricerche economiche dell’Usi, apprendiamo che nel 2017 l’investimento era di 17’811 franchi medi annui per allievo, considerando tutti i livelli di formazione: il dato più basso della Confederazione, dove la media si attesta a 23’095 franchi.

«Intanto va notato che sono dati da leggere e confrontare con estrema prudenza», precisa subito l’economista Amalia Mirante: «La classifica intercantonale dipende da svariati fattori, per esempio un cantone con una popolazione più anziana come il Ticino – che ha il 18% di abitanti nella fascia di età fino a 19 anni – potrebbe avere tendenzialmente meno studenti di Friburgo, col 22%. Poi ci sono problemi legati alle differenti scelte di contabilizzazione, dato che c’è una parte del sostegno educativo che confina con quello sociale». Ma anche prendendo i dati con pinze lunghissime, «si possono individuare elementi critici, in particolare guardando alla spesa per allievo. Anzitutto, i salari: i costi sono contenuti anche perché gli stipendi del personale sono notevolmente più bassi rispetto al resto della Svizzera, a parità di incarico e competenze richieste». Anche il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) Manuele Bertoli nota che «la variabile salariale incide per ben oltre il 50% sulla spesa», ma «visto che il livello generale delle retribuzioni in Ticino è significativamente inferiore alla media svizzera – sto parlando qui di tutti i salari – questo impatta inevitabilmente anche su quelli degli insegnanti e riduce di conseguenza la spesa generale per l’educazione». D’altronde, «pur mantenendo una correlazione con le retribuzioni pagate nel nostro Cantone, rimane fondamentale impegnarsi per salari attrattivi e giusti: per questo qualche anno fa abbiamo aggiornato la scala salariale dei docenti e del personale scolastico, con adeguamenti al rialzo in particolare sulle classi di stipendio iniziali per le funzioni meno retribuite (docenti comunali, docenti di scuola media e speciale, parte dei docenti del settore professionale). Questo cambiamento non è ancora registrato, lo si vedrà nei dati di confronto che verranno presentati nei prossimi anni». Dati sui quali, prevede Bertoli, si rifletterà anche «l’impatto dell’aumento di investimenti relativi a progetti mirati, come la partenza della Facoltà di scienze biomediche, i miglioramenti nella scuola dell’obbligo votati dal Gran Consiglio nel 2020 e il forte sviluppo della pedagogia speciale e inclusiva».

Mirante però evidenzia anche un altro problema da non sottovalutare: «Un enorme ritardo negli investimenti infrastrutturali. Non solo per le nuove sedi, ma anche per fattori quali la digitalizzazione: una parola con la quale magari ci si riempie la bocca, ma che molto concretamente significa proiettori, computer, reti wifi, apparecchiature talora obsolete o mancanti. Un altro tasto dolente sono poi certi servizi, penso all’offerta di mense e di momenti di presa a carico prima e dopo le lezioni».

Sulla questione Bertoli contestualizza: «Quando sono arrivato al Decs nel 2011 si riscontrava un certo immobilismo, ragione per la quale abbiamo creato, non senza fatica nel reperimento delle risorse, un nuovo centro di competenze. Esso ci ha permesso di presentare un messaggio con investimenti per 47 milioni; anche questi investimenti saranno registrati nei prossimi confronti». Venendo alle sedi scolastiche, «l’edilizia pubblica soffre di grandi complicazioni in fase di pianificazione e progettazione, lungaggini che impongono tempistiche troppo dilatate nel tempo e rischiano di portare alla realizzazione di infrastrutture superate dagli eventi. Con il masterplan dell’edilizia scolastica adottato pochi anni fa, che riunisce tutti i dossier riguardanti questo tipo di investimenti, speriamo di ovviare almeno in parte al problema». Il ragionamento sui servizi invece è più complesso, anche perché coinvolge più dipartimenti. «Noi ci siamo impegnati per ricantonalizzare alcuni servizi di ristorazione delle scuole cantonali che in mano ai privati si erano rivelati dispersivi, anche dal profilo economico. Sui trasporti scolastici speciali, i nuovi bandi di concorso hanno invece permesso di ridurre alcuni esborsi ‘storici’ esagerati in un corretto confronto delle prestazioni al chilometro tra offerenti in regola con tutti i criteri: mezzi adeguati, condizioni di lavoro del personale controllate eccetera».

Infine, Bertoli esprime un auspicio: «Se correliamo il dato sulla spesa per studente ai risultati delle rilevazioni sull’apprendimento, possiamo concludere che il sistema scolastico ticinese è molto efficiente: con meno risorse riesce a ottenere risultati solidamente ben posizionati o superiori alla media svizzera. Un merito che va ascritto anzitutto al nostro corpo docente. Questo però mi porta anche a dire che, se si vorrà discutere di tagli alla spesa pubblica, non dovrà essere la scuola a dover essere toccata».

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