Ticino

Il futuro del Ticino oltre la piazza finanziaria

La prima edizione Lugano Forum 2030 si interrogherà su come trovare alternative all’arretramento del settore bancario

(Archivio Ti-Press)
22 settembre 2021
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La fine del segreto bancario, la crisi del debito dell’Eurozona del 2008 e il conseguente dissesto del settore bancario e finanziario a livello mondiale, hanno prodotto un contraccolpo importante anche per il Ticino e in particolare per Lugano la cui economia – nei decenni scorsi – era cresciuta fortemente dipendente da questo settore. Cosa che non è più così. Il settore finanziario nel frattempo si è ridimensionato tanto che i dipendenti diretti delle banche si sono quasi dimezzati, come pure il numero degli istituti, mentre il gettito fiscale e il contributo al Pil cantonale si sono di molto ridotti rispetto agli anni d’oro. Ed è proprio partendo da questi presupposti l’economista Alberto Di Stefano, già alto dirigente bancario, ha organizzato una giornata di riflessione aperta al pubblico per cercare di capire come invertire la tendenza. ‘Lugano Forum 2030’, questo il nome dell’evento che nelle intenzioni del promotore dovrebbe avere una cadenza almeno annuale. «Si inizierà sabato 2 ottobre presso l’aula magna dell’Università della Svizzera italiana con una giornata di studio. L’obiettivo è quello di creare una visione di ampio respiro e di indicare una missione per gli attori coinvolti. Per questa ragione sono stati invitati alcuni protagonisti della vita economica, culturale e sociale del Cantone perché si esprimano sugli attuali punti deboli e su quelli forti in base alla loro esperienza e diano indicazioni strategiche e dei relativi impatti», ci spiega Di Stefano. In pratica è la società civile che si mette al servizio della collettività per cercare di dare un punto di vista diverso rispetto a quello dell’autorità pubblica su cosa si potrebbe fare per dare una svolta.

«In questi anni alternative valide alla piazza finanziaria non sono state create salvo eccezioni», continua Alberto Di Stefano che 2012 – in piena stagione di scudi fiscali e con già le prime avvisaglie di quello che avverrà in materia di segreto bancario – pubblicò un pamphlet emblematico intitolato ‘Questioni di piazza’ che denunciava le pecche della settore: monocultura aziendale e di mercato focalizzata sul private banking e sulla clientela italiana. A quasi dieci anni la situazione non è cambiata. «I cambiamenti di paradigma sono stati vissuti diversamente dalle altre piazze svizzere». «Zurigo e Ginevra – spiega Di Stefano – hanno digerito la fine del segreto bancario e si sono rivolti ad altri mercati. Cosa che non è avvenuta in Ticino dove si è rimasti legati al mercato italiano che è difficilmente accessibile». Cosa fare, allora? «Si è sviluppato un settore importante intorno al commercio delle materie prime, con oltre 100 società presenti e un gettito fiscale di oltre 70 milioni di franchi svizzeri. Ma questi numeri non sono confrontabili con quelli della piazza finanziaria che fu in precedenza», continua l’economista che suggerisce di puntare su altri mercati: «In Ticino ci sono competenze di alto livello nella gestione patrimoniale che potrebbero essere utili per la clientela mediorientale o del Nord Europa, per esempio». «Un altro indicatore della crisi è l’elevato debito pubblico, l’elevato numero di locali commerciali sfitti e le difficoltà di tanti piccoli commerci che vivevano grazie agli acquisti degli italiani che depositavano denaro in Svizzera».

Eppure qualcosa si muove, almeno dal punto di vista culturale e accademico. «È vero, in questo stesso periodo sono state realizzate iniziative di grande respiro che danno lustro a Lugano e al Ticino in settori diversi. Sul piano culturale il Lac, il Masi e l’Osi, sul piano della formazione e della ricerca l’Usi, la Supsi, l’Irb e lo Ior per il settore sanitario, le varie associazioni e fondazioni private che svolgono attività culturali sul territorio». «Per questa ragione è indispensabile riflettere concretamente sulle possibilità di sviluppo in considerazione di quanto esiste e delle eventuali altre iniziative necessarie. Per dare opportunità ai giovani ben formati che troppo spesso vanno oltre San Gottardo, ma anche all’estero, senza più ritornare in Ticino», conclude Di Stefano.

La giornata all’Usi di Lugano

Alla mattinata del 2 ottobre (si inizierà alle 9.30 e si concluderà alle 12.30, ndr) parteciperanno il consigliere di Stato Christian Vitta, il municipale di Lugano Filippo Lombardi oltre al rettore dell’Usi Boas Erez. A seguire ci saranno gli interventi dei professori Carmine Garzia (L’economia ticinese tra resilienza e nuove sfide) e Luca Gambardella (Lugano città digitale consapevole). Alida Carcano (Il futuro del private banking) e Gabriele Corte (Lugano ieri, oggi e domani) porteranno il punto di vista di chi sulla piazza finanziaria ci lavora e la vive ogni giorno. Concluderanno questo primo evento di Lugano Forum 2030 il professore Marco Bernasconi (Il condono dell’imposta nel diritto federale e nel diritto ticinese); Tobia Bezzola, direttore del Masi (Uno sviluppo sostenibile – Che cosa vuole dire per la vita artistica a Lugano?) e infine Luca Mascaro, Ceo di Sketchin (Lugano moves. Vivere e muoversi a Lugano nel 2030. Un progetto di transition design). Modererà l’incontro Giancarlo Dillena. La partecipazione è ovviamente gratuita. Bisogna però iscriversi inviando una e-mail a luganoforum2030@gmail.com

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