Mendrisiotto

Vigino, appello dei consiglieri di Castello al Cantone

L'invito è a ricucire le trattative con il privato interessato alla masseria e gli enti locali. In paese si teme di vederla andare in rovina

La popolazione è preoccupata (Ti-Press)
16 giugno 2021
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Chi respira da sempre l'aria di Castel San Pietro non ce la fa a immaginare il panorama locale senza la Masseria di Vigino. Naufragato, di fatto, il progetto di un promotore privato, pronto ad acquisire il complesso e a farsi carico del recupero di questa testimonianza rurale della prima metà del XV secolo, adesso in paese si teme per il suo destino. In effetti, il suo stato di abbandono "lascia seriamente temere la sua rovina" tra i politici del posto. La preoccupazione manifestata dalla popolazione del Comune, infatti, non è rimasta inascoltata. Lunedì sera la larga maggioranza del Consiglio comunale ha deciso di raccogliere i timori dei cittadini e farsene portavoce davanti al Consiglio di Stato e ai gran consiglieri. È di questi giorni la missiva recapitata a Palazzo delle Orsoline - prima firmataria Laura Moro del Ppd - che vale un invito all'autorità cantonale, affinché riprenda la trattative con gli attori in campo sino a qualche settimana fa. Il riferimento è alla Fondazione privata (ma di utilità pubblica) disposta a mettersi in gioco, all'Ente regionale per lo sviluppo (Ers), che dopo dieci anni di recente ha rimesso il mandato nelle mani del Cantone, e al Municipio di Castello. Occorre, si rilancia dal legislativo in modo trasversale, "impegnarsi per trovare una soluzione concordata".

Il nodo? Il fallimento dell'operazione

Per Castel San Pietro, come per l'intero Mendrisiotto (e non solo), ne va di un patrimonio collettivo che dal 2007 è iscritto nell'Inventario cantonale dei beni culturali protetti. Un dato di fatto al quale si aggiunge un elemento non trascurabile: il proprietario di Vigino è lo Stato stesso. A questo punto il nodo da sciogliere, agli occhi della cittadinanza locale ma pure a quelli del deputato Daniele Caverzasio (Lega) - autore di un'interrogazione -, è la ragione che ha portato dapprima i promotori privati poi l'Ers ad abbandonare il terreno. All'origine c'è, come lamentato dai protagonisti momò sulle pagine de 'laRegione', il cambio di passo impresso dal Cantone. Da un giorno all'altro, come ci ha confermato il presidente dell'Ers Corrado Solcà, il prezzo della masseria è passato da un costo simbolico a oltre un milione di franchi (poi ridimensionato a 800mila franchi). E tutto è successo, questa è l'impressione da queste parti, quando al tavolo si è seduto il privato, dipsonibile a investire oltre 8 milioni di franchi..

'Bisogna agire'

Sta di fatto che Vigino resta sempre in attesa di un intervento; ma soprattutto merita, come richiamano i consiglieri comunali, di "essere recuperata e valorizzata al più presto". Tanto più che, come ci hanno assicurato a inizio giugno tanto l'Ers che la sindaca di Castello Alessia Ponti, i promotori erano ben disposti a ridare spolvero alla masseria, seguendo le linee guida originarie che la immaginavano come una 'Maison du terroir', espressione delle peculiarità della regione, e mantenendo quindi la sua valenza pubblica. Ecco perché i rappresentanti del legislativo confidano che "il governo sia della medesima opinione, considerata pure - fanno memoria - la particolare responsabilità che incombe al proprietario dell'immobile - il Cantone, ndr - ai sensi della Legge sulla protezione dei beni culturali".

'Peccato lasciar perdere'

Del resto, "una via d'uscita in questo senso era stata individuata dopo anni di tentativi e riflessioni", come ricorda lo stesso gran conigliere momò. Di conseguenza, ribadiscono, a loro volta, i consiglieri di Castello, "dopo anni di lavoro sarebbe un vero peccato veder naufragare la possibilità concreta di portare avanti un progetto che possa restituire questo bene di indiscusso pregio". Insomma, la speranza di ricucire lo strappo e ridare vigore al recupero di Vigino è ancora viva. Da parte sua, Caverzasio ha alcune domande ancora in sospeso per l'autorità cantonale, decise a chiarire alcuni punti. Come l’importo stabilito dal Cantone per la cessione della masseria, o come "i presupposti dell’incontro, avvenuto nelle scorse settimane a Bellinzona tra Ers, Comune di Castel San Pietro e Cantone", o ancora "le richieste formulate al Cantone dai sostenitori locali".

Rimane l'amarezza, certo, per una operazione sfumata, ma nata sotto una buona stella e già discussa strada facendo con i rappresentanti dei Dipartimenti interessati. E questo dopo un decennio non semplice, nonostante la volontà dichiarata di salvare Vigino.

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