La formica rossa

La bomba svizzera di Lukashenko

Dopo la smentita di Berna c’è solo da sperare che neppure le banche elvetiche abbiano a che fare con il satrapo di Minsk

Alexander Lukashenko, anche noto come 'l'ultimo dittatore di Europa' (Keystone)
27 maggio 2021
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“Su quell’aereo della Ryanair c’era una bomba, ci hanno detto. Una bomba di Hamas. Chi ce l’ha detto? Ce l’hanno detto gli svizzeri”. Certo che è difficile, sentendo Lukashenko, non pensare a quei momenti di terrore alle Medie quando il prof ti sgamava per una bravata. Quell’istante in cui qualsiasi scusa diventa buona pur di salvare la faccia (scusa che, tra l’altro, va trovata in fretta). Chi ci è passato lo sa: la cosa migliore è dare la colpa agli altri, a qualcuno con una reputazione da bravo ragazzo, a quello che non dice mai una parola di troppo (ma che in realtà sa tutto di tutti). Il presidente bielorusso non ha quindi esitato a tirare in ballo la Confederazione quale sua ‘fonte’, quella che avrebbe segnalato agli agenti del Kgb il presunto ordigno a bordo dell’aereo che portava il giornalista dissidente Roman Protasevich da Atene verso Vilnius.

Immediata la smentita giunta da Berna: nessun coinvolgimento svizzero nella vicenda. Per fortuna. A questo punto c’è solo da sperare che neppure le banche elvetiche abbiano a che fare con il satrapo di Minsk. Né con lui, né con i suoi ‘tesori’.

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