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Per fare il bosco ci vuole un fiore (e una sezione forestale)

Diversi i progetti portati avanti in Vallemaggia, fra sensibilizzazione, tenuta e pulizia del territorio

Faggete di Lodano (foto Dt)

“Per fare un tavolo ci vuole l'albero, per fare l'albero ci vuole il seme”, cantava Sergio Endrigo nella sua “Ci vuole un fiore”. Così raccontava l'importanza e la ciclicità della natura. Il bosco è il patrimonio naturale più esteso del nostro cantone: circa la metà della superficie del Ticino è ricoperta da alberi e arbusti di una grande moltitudine di specie. Un bene collettivo dal valore inestimabile che in parte si rigenera in modo autonomo ma che, essendo chiamato a soddisfare anche le esigenze dell'uomo, va gestito con cura e secondo il principio di sviluppo sostenibile. 

A occuparsi di ciò è il Servizio forestale cantonale, che si suddivide in nove circondari dislocati sul territorio. Quali sono le attività principali svolte? Lo abbiamo chiesto all’ingegnere forestale Thomas Schiesser, capo dell’Ufficio forestale settimo circondario, che opera in Vallemaggia con sede a Cevio. «Il nostro lavoro si basa su più fronti e aspetti concernenti la gestione, improntata sulla cura del bosco. Abbiamo una parte più tecnica che va dalla progettazione di opere contro i pericoli naturali, come ad esempio la costruzione di premunizioni valangarie, torrentizie e contro la caduta di sassi, oppure lavori di consolidamento dove si sviluppano erosioni, fino agli interventi selvicolturali – spiega Schiesser –. C'è poi una parte più legata ad aspetti di mantenimento e promozione della biodiversità, con la creazione di riserve forestali, recupero di selve castanili o di lariceti pascolati, progetti a favore dell’habitat di specie faunistiche e floristiche prioritarie a livello nazionale, misure d'intervento contro fitopatie che possono presentarsi nelle nostre foreste, fino ad arrivare alla consulenza ai privati e agli Enti pubblici per tutte le attività legate alla gestione del bosco».

Attualmente, solo per quanto concerne il territorio valmaggese, sono quasi un'ottantina i progetti portati avanti dalla sezione: 45 sono in corso mentre 36 in fase d'approvazione. I proponenti sono soprattutto Comuni, Patriziati, fondazioni e associazioni, sempre più sensibili alla questione ambientale. «Rispetto al passato c'è molta più attenzione e partecipazione. Il bosco non è più percepito come un luogo da lasciare a se stesso, ma viene ricercato, recuperato e valorizzato anche con interventi esigui ma efficaci. E questo si vede a più livelli: gli enti locali da una parte propongono un'idea, il Cantone e la Confederazione promuovono i progetti con sussidi che possono arrivare al 50-70 per cento, e noi infine, che abbiamo un mandato tramite il Cantone, ci occupiamo di analizzare le proposte per capire se sono fattibili o meno», ci dice Schiesser. 
In Vallemaggia sono diverse le iniziative interessanti. Pensiamo alle Valli di Lodano, Busai e Soladino, uniche nel loro genere sia da un punto di vista paesaggistico che storico, in lizza per ottenere l'ambito riconoscimento Unesco per le faggete. Oppure, sempre restando nel Comune di Maggia, il percorso golenale, un sentiero naturalistico lungo le rive del fiume. E poi ancora, a Prato Sornico, in Lavizzara, il percorso sensoriale.

«Stiamo assistendo a una importante rivoluzione. L'educazione ambientale sta prendendo sempre più piede – conclude l'intervistato -. Siamo solo agli inizi ma ha grandi potenzialità. Trent'anni fa il bosco era visto come un elemento semplicemente da tenere pulito pulire. Oggi non è più così: non curiamo più solo il verde, ma educhiamo le nuove generazioni al rispetto di esso, perché ne dipendiamo».
Se, tornando a Endrigo, “per fare tutto ci vuole un fiore”, è pur vero che il senso della canzone sta nel suo incipit: “le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare”. Anche il bosco ha i suoi segreti che stanno lì, davanti a tutti, pronti a essere scoperti e apprezzati.

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