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Case anziani, il Moesano vuole ‘diventare’ ticinese

La Commissione sanitaria regionale sollecita una trattativa col governo di Bellinzona affinché la pianificazione cantonale includa le quattro strutture

Le strutture moesane sono usate spesso dal Ticino come valvola di sfogo in caso di liste d'attesa (Ti-Press)
25 febbraio 2021
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Dopo Coira, Bellinzona. Si orienta anche verso la capitale ticinese l’attenzione della Regione Moesa in materia di case per anziani. L’attuale crisi sanitaria che ha ridotto sensibilmente il numero di letti occupati dalla terza e quarta età in talune case di riposo ticinesi e in tutte le quattro strutture moesane (qui meno 25-30% rispetto ai periodi normali), ha indotto la Commissione sanitaria regionale di Mesolcina e Calanca ad approfondire il tema sia interpellando le stesse strutture, sia incontrando questo martedì i sindacati Vpod e Ocst che assistono il personale laddove vi siano licenziamenti, come accaduto alla Mater Christi di Grono. Sindacati soddisfatti per l'atteggiamento della Commissione sanitaria, che ha deciso di sollecitare la Regione Moesa per suggerirle di avviare trattative anche con il Cantone Ticino affinché le quattro case per anziani locali siano inserite, oltre che nell’apposita pianificazione grigionese, a tutti gli effetti anche in quella ticinese.

‘Vantaggi per entrambe le parti’

Interpellato dal nostro giornale, il dottor Dieter Suter, membro della commissione, motiva la necessità d’intensificare i rapporti e le trattative sia con Coira (per ottenere un migliore sistema di finanziamento a compensazione delle perdite subite specialmente in questi mesi dalle case anziani), sia con il governo ticinese. «Riteniamo che poter inserire le nostre quattro strutture nella pianificazione ticinese comporterebbe vantaggi per entrambe le parti», spiega Suter: «Da una parte per le strutture moesane, che storicamente rappresentano una valvola di sfogo per quelle del vicino Bellinzonese e Alto Ticino quando sono confrontate con liste d’attesa; e per il Cantone Ticino che nell’elaborazione decennale del fabbisogno di letti potrebbe affinare il calcolo rendendolo meglio aderente alla realtà dell’offerta presente e prevedibile nei singoli distretti, a partire da quelli del Bellinzonese e delle sue valli superiori», dove durante l’ultimo lustro sono state inaugurate la nuova struttura cittadina di Pedemonte e la nuova di Giornico, limando così la cronica mancanza di posti letto. «Le previsioni relative alla popolazione anziana – osserva poi Dieter Suter – indicando un aumento generalizzato. Questo significa dover valutare l’eventualità di ampliare le attuali strutture o costruirne di nuove. Ancora una volta, nella valutazione futura riteniamo perciò opportuno che il governo ticinese consideri adeguatamente il Moesano, andando quindi oltre alle convenzioni puntuali che regolano la partecipazione finanziaria dei Comuni per le degenze di loro cittadini».

Dal canto suo il presidente della Regione Moesa saluta positivamente l’iniziativa della Commissione sanitaria: «Di prioritaria importanza – premette tuttavia Christian De Tann – è il dialogo che vogliamo instaurare con Coira per approfondire il quadro generale e assicurare alle nostre strutture un futuro solido. È corretto pensare che un esercizio analogo andrà tentato col Ticino, pensando alla sua pianificazione cantonale». In questo senso un ruolo determinante lo giocherebbero i rispettivi dipartimenti responsabili della sanità e socialità.

‘Prima di potenziare, analizzare l'offerta confinante’

L’ultima Pianificazione cantonale ticinese 2010-2020 per le case anziani indicava che “il Bellinzonese risulterebbe il comprensorio in cui è più acuta la necessità di proporre nuovi posti letto in istituti per anziani medicalizzati nel presente decennio”. Il fabbisogno scoperto a fine 2010 veniva stimato a quasi 190 posti letto, successivamente ridottosi grazie alla realizzazione della residenza Pedemonte (74 posti) e all’inaugurazione del Centro riabilitativo Somen di Sementina (50). Nello stesso documento si evidenziava che “l’importante scoperto per il comprensorio del Bellinzonese trova compensazione nell’offerta esistente nella vicina Mesolcina, in particolare alla Casa Immacolata di Roveredo, all’Opera Mater Christi e Casa per anziani Delle Rose (ex-Clinica San Rocco) a Grono nonché alla Casa per anziani di Mesocco che dispongono, per ora, di posti supplementari rispetto al fabbisogno della loro regione”. A fine 2010 infatti “circa 120 ospiti domiciliati prevalentemente nel Bellinzonese e Valli fanno capo abitualmente a queste strutture. Il perdurare di questa situazione contingente è da monitorare con attenzione. Come rilevato pure dalla Conferenza regionale di sanità del Bellinzonese nell’ambito della fase di consultazione della bozza di Rapporto sulla prima tappa dell’aggiornamento della Pianificazione ospedaliera, eventuali nuove iniziative nel comprensorio del Bellinzonese dovranno essere analizzate e soppesate anche in rapporto a questa offerta esterna al Cantone”.

‘Preservare i posti di lavoro’

A distanza di dieci anni, nell’ambito di quella che potrebbe essere la prossima pianificazione ticinese decennale, il Moesano vorrebbe dunque poter essere considerato un attore a tutti gli effetti, in un contesto pianificato, e non solo come valvola di sfogo. «Con i soli ospiti di Mesolcina e Calanca – evidenzia Dieter Suter – già in tempi normali non riusciamo a occupare tutti i nostri 130 letti, raggiungendo quota 90. Inoltre vogliamo impegnarci a preservare i posti di lavoro. Confidiamo perciò di trovare in Ticino il giusto ascolto e considerazione, andando oltre al semplice ruolo di overflow». Una delle conseguenze pratiche sarebbe che «prima di valutare ampliamenti e/o nuove realizzazioni, il Ticino e soprattutto il Bellinzonese dovrebbero far capo alle strutture Moesane».

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