Estero

Biden prepara la sua squadra, ma Trump non ne vuol sapere

Il presidente uscente non intende davvero uscire, anche se i suoi ricorsi saranno inutili. Quello entrante prepara la squadra più 'variegata' di sempre

(Keystone)
11 novembre 2020
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Ma allora a che punto siamo, in America? Per riassumere un po’ brutalmente: Joe Biden prepara la squadra per il prossimo governo, Donald Trump resta aggrappato alla scrivania e i due schieramenti non si parlano. Qualcosa di mai visto negli Usa, insomma, ma ormai il presidente uscente ci ha abituato agli inediti.

Intanto, come peraltro ampiamente previsto, i famosi ricorsi di Trump non stanno andando da nessuna parte, e perfino i suoi consiglieri più stretti hanno riconosciuto in privato che la vittoria di Biden è più una questione di ’quando’ che di ’se’. Tutti i commissari elettorali escludono brogli. Ieri il presidente si è visto attribuire – come previsto – la vittoria in Alaska, aumentando di 3 il numero dei grandi elettori: 217, lontano dalla soglia dei 270 già superata dal suo rivale. Biden ora ha 290 voti, se si include l’Arizona (11 voti), che tuttavia gli è stata assegnata solo da Associated Press e Fox (con lo scrutinio del 98% dei voti è in vantaggio 49,43% contro 49,04%, pari a circa 13 mila voti). In ogni caso, grazie alla Pennsylvania ha già vinto. L’esito è ancora pendente in North Carolina, dove con il 98% dello spoglio il presidente guida con il 50% contro il il 48,7% (24mila voti circa), e in Georgia, dove Biden è avanti: 49,52% contro 49,23% (14mila preferenze circa), mentre resta da scrutinare il 2% delle schede. Si tratta di due veri e propri testa a testa. Trump ha presentato ricorsi in Arizona, Georgia, Nevada, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, ma per restare alla Casa Bianca dovrebbe vincere, oltre che in Arizona, in North Carolina e in Georgia e ribaltare i risultati in uno o più Stati già nella colonna di Biden. Si prevedono riconteggi in alcuni di questi Stati, come quello ordinato oggi in Georgia, ma sembra difficile se non impossibile che il presidente riesca a fare un poker o che la Corte suprema gli dia ragione su tutto. In ogni caso esiste una scadenza entro la quale tutte le dispute legali dovranno essere decise: l’8 dicembre. Questo per permettere la settimana dopo, il 14 dicembre, l’elezione formale del presidente da parte dei grandi elettori.

Nel frattempo Biden ha promesso il governo più ‘variegato’ della storia, e anche se il passaggio di consegne è sbarrato da Trump è al lavoro a tempo pieno per centrare l’obiettivo. Fra audizioni e interviste in teleconferenza, il presidente-eletto e il suo transition team limano la squadra cercando un equilibrio fra le varie anime del Partito democratico all’interno del quale, dopo la vittoria, la tregua sembra essere finita. Consapevoli di aver giocato un ruolo chiave nelle elezioni, i progressisti hanno già presentato a Biden il loro Dream Team che si articola intorno a due figure chiave: Bernie Sanders al ministero del Lavoro ed Elizabeth Warren, la paladina anti-Wall Street che vuole spezzare i monopoli di società come Facebook e Google, al Tesoro. Ma se un ruolo per Sanders appare possibile, per Warren il Tesoro probabilmente resterà solo un sogno. E questo anche perché la maggioranza al Senato potrebbe restare nelle mani dei repubblicani, rendendo così improbabile la conferma di progressisti in ruoli chiave come il Tesoro in un momento in cui l’economia sta subendo la crisi peggiore dalla Grande Depressione. Tra i nomi illustri in discussione ci sono anche l'ex ambasciatrice dell'Onu Susan Rice per il Dipartimento di Stato, l’ex candidato alle primarie Pete Buttigieg (all'Onu o al Dipartimento per i Veterani), ma anche il governatore di New York Andrew Cuomo. 

La vera sfida aperta coi Repubblicani sarà invece al Senato, con i due ballottaggi di gennaio in Georgia che, in caso di vittoria, consentirebbero ai Dem di pareggiare i seggi (50 a 50) e di avere il voto decisivo grazie alla vicepresidente Kamala Harris. In questo scenario Biden avrebbe la strada spianata per la sua agenda, altrimenti dovrà trattare con i repubblicani per governare. ATS/RED

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