Ticino

Permessi, il Ppd: 'Serve un Servizio ricorsi indipendente'

Agustoni: 'L'obiettivo è di avere nella giustizia amministrativa una prima istanza che applichi unicamente il diritto'. Governo per ora silente sulla vicenda

(Ti-Press)
10 settembre 2020
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I popolari democratici preferiscono concentrarsi, spiega il capogruppo in Gran Consiglio, «sulla questione a monte» della polemica di questi giorni, cioè «l'indipendenza del Servizio ricorsi del Consiglio di Stato». E così «abbiamo deciso di chiedere al governo, vedremo in quale forma, di fare una valutazione su come viene esercitata negli altri Cantoni la giustizia amministrativa di prima istanza: ciò allo scopo di avere in Ticino un'autorità, che oggi si chiama Servizio dei ricorsi, davvero indipendente e dunque più autorevole e credibile di oggi agli occhi dei cittadini», afferma Maurizio Agustoni, interpellato ieri sera dalla 'Regione' al termine della riunione del gruppo parlamentare. Una seduta durante la quale i deputati del Ppd hanno parlato anche dell'inchiesta giornalistica di 'Falò' (Rsi) sui (serrati) controlli di polizia in materia di stranieri e sulla (restrittiva) politica del Dipartimento istituzioni in materia di permessi, inchiesta andata in onda una settimana fa, cui hanno fatto seguito, in studio, le (controverse) dichiarazioni del leghista Norman Gobbi, che di quel Dipartimento è il titolare.

Nel frattempo gli atti parlamentari non sono mancati, come quello, targato Partito socialista, che chiede "l'attivazione" dell'alta vigilanza da parte del parlamento con l'obiettivo di "fare chiarezza su procedure e prassi adottate dall'Esecutivo e dal direttore del Dipartimento istituzioni, attribuendo le relative responsabilità politiche". Riprende Agustoni: «Al di là dell'esercizio o meno dell'alta vigilanza da parte del Gran Consiglio, noi riteniamo opportuno guardare appunto a monte, ovvero al fatto che le sentenze del Servizio ricorsi del Consiglio di Stato vengono modificate in percentuale molto elevata dal Tram, il Tribunale cantonale amministrativo. Insomma, un numero importante di decisioni amministrative di prima istanza che vengono impugnate sono giudicate sbagliate dalla seconda istanza. Lo stesso Tram, da anni, segnala anche pubblicamente questa situazione, problematica sotto diversi punti di vista. Il Servizio ricorsi non costituisce un valido filtro, cosa che genera sfiducia nei cittadini, oltre a sovraccaricare il sistema giudiziario, allungare i tempi della giustizia e causare costi e attività inutili». Che fare? Una soluzione potrebbe essere quella di separare il Servizio ricorsi dall'Amministrazione e quindi dal governo, trasformandolo in un'autorità giudiziaria indipendente. «Cominciamo a vedere come si sono organizzati gli altri Cantoni - sostiene Agustoni -, anche per non inventarsi soluzioni in Ticino che altrove hanno magari innescato problemi. Lo scopo della nostra richiesta - sottolinea il capogruppo del Ppd - è di avere nell'ambito del contenzioso amministrativo una prima istanza che nel decidere applichi unicamente il diritto. Le decisioni non devono in alcun modo dipendere dalle sensibilità politiche del momento, condivisibili o no, presenti in governo. Ricordo che la giustizia amministrativa tocca numerosi aspetti della vita dei cittadini e non può e non deve essere terreno di scontro politico. Confido che anche gli altri gruppi politici condividano questo approccio e possa pertanto esserci consenso ad andare in questa direzione».  

Gianella (Plr): siamo preoccupati

Il gruppo Plr discuterà «mercoledì prossimo» dell'istanza socialista, trasmessa all'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, di attivare l'alta vigilanza, fa sapere Alessandra Gianella, alla testa dei deputati liberali radicali. Sul tema permessi/ controlli/decisioni del Consiglio di Stato «ci siamo già mossi un anno fa, sollevandolo con una mozione di Matteo Quadranti, Marco Bertoli e Bixio Caprara e ieri (martedì, ndr.) con un'interpellanza presentata da Quadranti a nome del gruppo», ricorda Gianella. "Non si mobbizzi con i permessi di domicilio e di dimora" era il titolo dell'atto parlamentare inoltrato il 16 settembre 2019. "La politica delle ingerenze, l'ingerenza della politica", il titolo invece dell'interpellanza dell'altro ieri. «Siamo chiaramente preoccupati per quanto emerso dal recente servizio 'di Falò' - osserva la capogruppo del Plr -. Si ha l'impressione che l'autorità faccia dei controlli non solo laddove è necessario, ma anche laddove questi controlli non si giustificherebbero» 

Lega all’attacco. Il Consiglio di Stato non si pronuncia

La Lega dei Ticinesi difende intanto il ‘suo’ consigliere con un comunicato stampa. O meglio: attacca la Rsi, parlando di “faziosità” e “strumentalizzazione” con “l’unico obiettivo di mettere in cattiva luce l’operato degli esponenti del movimento”. Pieno sostegno al Di e al suo “lavoro coerente che ha dato ottimi risultati nel campo della sicurezza e che dovrebbe anzi essere potenziato per eliminare tutti gli abusi sia nel settore delle prestazioni sociali, sia in quello dei contratti”. 

Il Consiglio di Stato invece non si pronuncia sul tema dei permessi. Ci risulta che se ne sia parlato nella seduta di ieri, ma senza comunicazioni all’esterno, coi singoli consiglieri che fedeli al principio di collegialità rimettono di fatto la palla in mano al Presidente. Ovvero lo stesso Gobbi al centro della controversia. Resta da capire se e fino a che punto gli altri abbiano assecondato – proprio al momento delle decisioni in ambito di Servizio ricorsi – il modo di operare della Sezione della popolazione in seno al Di: proprio Gobbi aveva descritto la sua prassi come “chiara scelta politica” condivisa dall’esecutivo (precisando ieri a ‘laRegione’ che non si è però trattato di un consenso di principio, ma su singoli casi riguardanti richiedenti che avevano commesso “reati gravi pur lontani nel tempo”).

IMPRESE

Aiti: ‘Margini di miglioramento’

La questione dei permessi interessa da vicino anche gli imprenditori. A ‘laRegione’ Gobbi aveva riferito di «diverse discussioni con l’Associazione delle industrie ticinesi (Aiti) e la Camera di commercio su questo tema. È capitato anche di vederci contestati troppi controlli». Stefano Modenini, direttore di Aiti, precisa: «In passato ci è capitato di dover sollecitare il Dipartimento delle istituzioni, ma per questioni che riguardavano più le tempistiche di rilascio dei permessi che i controlli effettuati: circa un anno fa scrivemmo una lettera sottolineando i problemi causati da tempi di evasione delle pratiche particolarmente lunghi». Comunque «nel frattempo i ritardi sono stati riassorbiti e devo dire che anche con la Sezione della popolazione c’è buona collaborazione. Di fronte a casi concreti troviamo delle soluzioni qualora sorgano problemi nella concessione dei permessi. Molte volte il permesso è dovuto e viene rilasciato, altre volte anche noi constatiamo che non tutte le richieste – di permessi B in particolare – sono giustificate.»

Ma il rigore crea problemi? «Chiaramente c’è stato un aumento dei controlli negli ultimi anni, una situazione che si può condividere o meno, che non sempre ci piace, e che può generare qualche disaccordo anche con chi come le nostre aziende si affida a un management spesso internazionale», risponde Modenini. «In altri cantoni normalmente basta un paio di settimane per un permesso B. Non direi però che non vi sia accoglienza da parte delle istituzioni ticinesi. Certo, qualche volta i controlli sulla presenza in casa possono infastidire persone abituate a viaggiare anche per più di 150 giorni all’anno. Ma in questo senso mi pare che con le dovute spiegazioni le cose si sistemino per il meglio. Però ci sono ancora margini di miglioramento da parte dell’autorità».

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