Bellinzonese

'Non ho usato la forza: lei era consenziente'

Di nuovo alla sbarra il 30enne condannato in primo grado a 4 anni di carcere per aver costretto una minorenne a consumare un rapporto sessuale completo.

Si torna in aula (Ti-Press)
4 agosto 2020
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Contesta integralmente la sentenza emessa in primo grado il 30enne kosovaro residente nella regione comparso oggi nuovamente alla sbarra per rispondere del reato di violenza carnale. Reato del quale, lo scorso 23 ottobre, è stato giudicato autore colpevole dalla Corte delle Assise criminali di Bellinzona, che lo aveva condannato a quattro anni di carcere e all’espulsione dalla Svizzera per otto. Al termine di un processo di natura indiziaria, il giudizio in prima istanza lo aveva riconosciuto colpevole per aver abusato sessualmente di una giovane di età maggiore ai 16 anni (si parla di un rapporto completo). Il fatto sarebbe avvenuto presso l’abitazione dell’uomo nel giugno del 2019. I due si erano conosciuti qualche giorno prima in un parcheggio a Bellinzona. Dopo lo scambio di messaggi ai quali era seguito un primo incontro, la giovane aveva accettato la proposta dell'uomo di recarsi nella propria abitazione. 

Rapporto consenziente e violenza sessuale?

Difeso dall’avvocato Stefano Pizzola l’imputato - in carcere da oltre un anno - chiede ora l’assoluzione di fronte alla Corte di appello e di revisione penale di Locarno presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will (giudici a latere Rosa Item e Chiarella Rei-Ferrari). Per il 30enne, la giovane era consenziente all’atto sessuale, avvenuto dopo i precedenti preliminari (baci e sesso orale) alla quale la giovane non si era opposta. Durante l'atto, ha affermato questa mattina l'imputato, «non è vero che la ragazza ha gridato e ha detto di fermarmi. In precedenza era stata lei a prendere iniziativa: mi baciava sul collo e, come me, dava l'impressione di provare piacere». 

Per l’accusa, sostenuta dal procuratore pubblico Moreno Capella, l’uomo - che all'epoca era sposato - ha invece costretto la giovane utilizzando la forza. A pesare, nel giudizio emesso in primo grado, la lesione riportata alle parti intime dalla ragazza (che ai tempi dei fatti era ancora vergine), compatibile con un rapporto sessuale violento e non voluto. Un argomento ripreso questa mattina dal procuratore pubblico, il quale ha chiesto la conferma della sentenza emessa in prima istanza. «Gli elementi sollevati dalla difesa non sono sufficienti per far preferire la tesi assolutoria -  ha affermato Capella -. La versione della vittima risulta invece attendibile e credibile, e viene rafforzata dall’atteggiamento processuale quantomeno inappropriato dell’imputato: ha riferito il falso, negando di non aver capito che la giovane non voleva consumare quel rapporto». A sostegno dell'accusa c’è inoltre la testimonianza di un amico del 30enne: agli inquirenti ha riferito che l'imputato gli aveva raccontato i dettagli del rapporto avuto con la ragazza (come il sangue, non dovuto al ciclo mestruale, rinvenuto sul suo intimo): questo attesterebbe che l’uomo, contrariamente a quanto dichiarato negli interrogatori e ribadito in aula, era ben conscio che la vittima fosse ancora vergine. Il verdetto della Corte delle Assise criminali prevede anche un risarcimento di 12mila franchi per il torto morale subito dalla vittima, patrocinata dall'avvocata Sandra Xavier, la quale ha pure chiesto la conferma della pena. 

'L'imputato non aveva capito'

È poi stato il turno dell'arringa dell'avvocato Stefano Pizzola: per la difesa l'imputato non aveva capito che la giovane non voleva spingersi oltre: «dopo i baci in macchina, la ragazza ha accettato di andare a casa del mio assistito. Insomma: lo scopo della serata sembrava chiaro e condiviso da entrambi. Dopo il sesso orale sul divano, la giovane si è recata con lui in camera da letto senza opporre la benché minima obiezione». Per Pizzola, la giovane non è riuscita a fare emergere la sua volontà di non voler consumare quel rapporto sessuale completo.  Altro elemento esposto dall'avvocato, il fatto che né la vittima, né l'imputato abbiano riportato segni o graffi che possano indurre a pensare che la giovane abbia opposto resistenza. La difesa chiede in via principale il proscioglimento dall'accusa di violenza carnale, e in via subordinata una cospicua riduzione della pena in ragione dell'atteggiamento consenziente della minorenne. 

La sentenza è attesa nelle prossime settimane. 

 

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