Stati Uniti

Trump dopo lo scontro con Twitter minaccia di chiudere i social

L'accusa del presidente dopo essere stato bacchettato dal portale: 'Le piattaforme mettono completamente a tacere le voci dei conservatori'

Donald Trump (Keystone)
27 maggio 2020
|

Twitter "corregge" per la prima volta un paio di tweet fuorvianti di Donald Trump e lui ora minaccia di "regolamentare" o addirittura di "chiudere" i social, mandando in rosso tutti i colossi della Silicon Valley.

Uno scontro senza precedenti, che ripropone il tema della responsabilità delle piattaforme sui contenuti pubblicati e del loro ruolo nel processo politico-elettorale.

Il caso scatenante

Ad accendere la guerra sono stati due cinquettii in cui il presidente americano sosteneva che il voto per posta introdotto da alcuni Stati democratici a causa della pandemia di coronavirus si traduce in brogli elettorali.

La compagnia di San Francisco li ha segnalati con l'avviso ai lettori di "verificare i fatti", allegando un link in cui si spiega che le dichiarazioni di Trump sono prive di fondamento secondo la Cnn, il "Washington Post" e altri media. Un portavoce di Twitter ha poi riferito che i tweet "contengono informazioni potenzialmente fuorvianti sui processi di voto e sono stati contrassegnati per fornire un contesto aggiuntivo".

Uno schiaffo sgradito

Un vero e proprio schiaffo per l'inquilino della Casa Bianca che, forte dei suoi oltre 80 milioni di follower, usa Twitter come arma politico-propagandistica a 360 gradi, con una media di 29 cinquettii e sino a 108 post al giorno.

La reazione è stata immediata, ovviamente sulla stessa piattaforma: "Twitter sta interferendo nelle elezioni presidenziali 2020. Stanno dicendo che la mia dichiarazione sul voto per posta, che porterà ad una massiccia corruzione e alla frode, non è corretta, basandosi sul fact-checking delle Fake News CNN e del Washington Post".

"Twitter sta completamente sopprimendo la libertà di parola ed io, come presidente, non consentirò che accada!", ha ammonito. È seguita un'altra raffica intimidatoria: "I repubblicani sentono che le piattaforme dei social media mettono a tacere completamente le voci dei conservatori. Le regolamenteremo fortemente o le chiuderemo prima di consentire che questo accada. Abbiamo visto cosa hanno cercato di fare, invano, nel 2016. Non possiamo permettere che si verifichi di nuovo, in una una versione più sofisticata", ha scritto il tycoon.

"Proprio come non possiamo permettere che elezioni per posta mettano radici nel paese, sarebbe per tutti un disco verde per imbrogliare, falsificare e rubare le schede elettorali", ha ribadito, senza peraltro ricevere da Twitter un nuovo avviso.

Altre minacce da senatori repubblicani

Tra i primi a minacciare Twitter un paio di senatori repubblicani, che hanno suggerito la revoca della protezione sulla responsabilità dei contenuti degli utenti, uno scudo legale che la Silicon Valley difende con i denti.

Incongruenze social

In tutta questa vicenda sembrano però esserci delle incongruenze. Ad esempio Facebook, la piattaforma di Mark Zuckerberg, non è intervenuta sulla medesima dichiarazione postata da Trump, spaccando così il fronte dei giganti social e indebolendo la posizione di Twitter.

Ma lo stesso Twitter non è mai intervenuto prima sui numerosi cinquettii fuorvianti o falsi di Trump, respingendo in passato anche una richiesta della senatrice Kamala Harris di sospendere il suo account perché incitava alla violenza e all'odio.

Altri leader mondiali non hanno goduto di tale libertà: i tweet del presidente brasiliano Jair Bolsonaro e di quello venezuelano Nicolas Maduro, che promuovevano cure infondate contro il coronavirus, sono stati rimossi recentemente.

Twitter si è rifiutata pure di cancellare ieri i tweet in cui Trump rilanciava l'infamante teoria cospirativa secondo cui l'ex deputato repubblicano e ora conduttore di Msnbc, Joe Scarborough, prima amico ed ora suo acerrimo nemico, potrebbe aver ucciso nel 2001 la propria collaboratrice parlamentare Lori Klausutis. La richiesta era stata avanzata dal vedovo della donna.

La linea è sempre stata quella di non censurare le dichiarazioni dei leader politici in quanto di interesse pubblico. Ma ora la compagnia, incalzata da più parti, sta aggiustando il tiro in una guerra che si annuncia rovente.

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE