Locarnese

Tre anni e 6 mesi per la rapina nel bosco di Orselina

Ma per la Corte di Assise criminali di Locarno l'autore non mise la vittima in un concreto pericolo di morte

La Clinica Santa Croce, dove l'imputato era in cura disintossicante
(Ti-Pess)
5 maggio 2020
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Tre anni e 6 mesi di detenzione, sospesi per consentire un trattamento stazionario in una struttura chiusa. Poi, l'espulsione dal territorio svizzero per 7 anni. È la pena inflitta pochi minuti fa dalla Corte delle Assise criminali di Locarno (giudice Amos Pagnamenta) ad un 47enne di origine portoghese che il 1. maggio dell'anno scorso rapinò un'anziana in un bosco soprastante la Clinica Santa Croce di Orselina, dove l'uomo era degente per una depressione e per disintossicarsi dall'alcool.

La Corte ha sposato le tesi della difesa (avvocato Giorgia Maffei) secondo cui, pur agendo con modalità brutali - e in particolare tappando la bocca della vittima con un foulard infilato in gola - l'uomo non mise concretamente in pericolo di morte l'anziana. Bisogna limitarsi a parlare di un pericolo ipotetico. Perciò la condanna per rapina aggravata si è limitata ai 3 anni e 6 mesi, contro i 5 anni e 6 mesi chiesti dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Per torto morale sono stati riconosciuti alla vittima 5'000 franchi, mentre duemila in più ne aveva chiesti il suo legale, Carlo Borradori.

Nelle motivazioni della sua sentenza, il giudice Pagnamenta ha in ogni caso sottolineato la brutalità dell'agire e la gravità della colpa dell'imputato.

«I fatti non sono contestati, ma non c'è mai stato un reale pericolo di morte - aveva detto Maffei in arringa -. Non vogliamo minimizzare, è stata sicuramente fatta una scelta sbagliata, il mio cliente sa di aver agito in maniera riprovevole, ma se ne è anche assunto tutte le responsabilità». 

L'aggressione, avvenuta in serata, era infatti motivata dalla necessità di procurarsi dei soldi per comprarsi altra birra. Molta altra l'uomo - benché in cura disintossicante - ne aveva consumata in precedenza quello stesso giorno. Così aveva sorpreso l'anziana mentre passeggiava nel bosco, l'aveva spintonata e immobilizzata, e nel tentativo di farla tacere le aveva infilato in gola il foulard che, secondo la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, avrebbe potuto causare una morte per soffocamento.

L'avvocato Maffei aveva dunque cercato di mettere i fatti sotto una luce diversa, negando, soprattutto, che la loro dinamica avrebbe davvero potuto portare al decesso della vittima (poi soccorsa da un uomo che passava di lì per caso).

Prima di Maffei aveva parlato l'avvocato dell'accusatrice privata (e cioè la vittima), Carlo Borradori, che ha ravvisato nella vicenda «la parte più inquietante dell'essere umano, ma anche quella più nobile». E il riferimento è stato proprio al passante, «un eroe che ha trovato la presenza di spirito per fermarsi, verificare la situazione e intervenire per mettere in sicurezza la donna». Borradori, per conto della sua cliente - ancora oggi molto provata, quasi perseguitata da quanto accaduto - aveva appunto chiesto un indenizzo per torto morale di 7'000 franchi.

Di «uno scenario di fatti gravi, un'aggressione con modalità crudeli e con uno scopo bieco: rubare dei soldi» aveva parlato Lanzillo, secondo la quale «la vittima era stata scelta poiché fragile, e ha passato 15 minuti di terrore, i peggiori della sua vita: ha pensato di morire». La procuratrice pubblica aveva scelto la strada della severità - 5 anni e mezzo di pena detentiva - ma anche della ragionevolezza, non opponendosi ad una sospensione della pena per consentire un trattamento ambulatoriale grazie al quale l'imputato potrà affrontare e magari liberarsi dai suoi fantasmi.

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