Società

Sessanta minuti con Nomad Antenna

Intervista al giornalista in pensione Feo Del Maffeo che ci racconta il suo progetto radiofonico su YouTube

5 luglio 2019
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Di questi tempi il mestiere risulta un po’ meno facile del solito: le ferie estive risucchiano le persone neanche fossero il famigerato Triangolo delle Bermude. Fortunatamente, però, ci sono i colpi della signora bendata, quasi sempre maldestra, che ogni tanto però c’azzecca con la mira e fa sì che qualcuno, all’altro capo della cornetta, risponda. «Mi chiamo Feo Del Maffeo, ho 67 anni, l’ultimo lavoro che ho fatto è stato alla Rete Uno della Rsi e prima di allora, sempre in Svizzera, ho lavorato nel settore alberghiero. Non c’è molto altro da aggiungere...», risponde, con voce calma e accogliente (‘radiofonica’ è sicuramente l’aggettivo più appropriato), l’irriducibile giornalista in pensione, quando gli chiediamo di presentarsi brevemente (malgrado il suo nome sia ben noto).

Lo disturbo mentre si trova in vacanza a Schinoussa, un’isoletta dell’arcipelago delle Cicladi, perché curiosa del suo progetto web dedicato alla radio ‘Nomad Antenna’ e pubblicato sulla piattaforma YouTube.

Da qualche tempo, Feo realizza sessanta minuti di trasmissione, con cadenza aleatoria, montando (grazie a un software semplice e gratuito) fonogrammi di interviste, suoni e musiche (finora, ha caricato sette video con fermoimmagine). Una radio che ha nelle rubriche ‘La Butega’ e la ‘Gazzetta del Blues’ le due colonne portanti; come spiegherà l’ideatore del progetto.

Come è nata l’iniziativa e i suoi contenuti

‘Nomad Antenna’ è «un’ora di radio autoprodotta, assolutamente casalinga, che pubblico con una frequenza molto anarchica su YouTube». Come tutte le pubblicazioni della piattaforma, anche quella di Feo è di libero ascolto e accesso: «Tutti possono ascoltarla, quando vogliono e per quanto vogliono».

L’idea, anzi, «l’esigenza nasce da due progetti in sospeso» che, per una mera questione di tempo, Del Maffeo non è mai riuscito a far andare in onda su Rete Uno. Il progetto non è stato abbandonato e lo scorso gennaio, mentre si trovava in Thailandia – è un gran viaggiatore e amante del caldo –; il giornalista si è chiesto perché non dare anima e carne a quei progetti sospesi. «Un po’ di tecnica la so; so scrivere; perché non farlo?», si è chiesto.
Grazie a un software per editare i montaggi, il più semplice e gratuito che si trova in rete, Feo dà inizio all’avventura di Nomad Antenna: «Ripetendo l’iter compiuto centinaia di volte, ho costruito e montato una scaletta che ho riempito di musica, suoni e testi». Dopo una prova, Feo ammette che il risultato l’ha inorgoglito, «soprattutto perché i progetti principali della mia ora di antenna sono progetti cui tenevo molto. Uno è ‘La Butega’ e l’altro è la ‘Gazzetta del Blues’».

https://youtu.be/1bPYL_rrcMw

Del lavoro sociale delle botteghe o l’arte dell’incontro

‘La Butega’ frullava nella testa del giornalista già negli anni Novanta o forse nei primi Duemila: «Nasceva dalla guerra silenziosa che le grandi superfici [i centri commerciali; ndr] facevano ai piccoli negozi». Per anni, racconta, ha abitato a Solduno e in piazza c’era una bottega che vendeva di tutto, ma «la cosa che ricordo meglio era il divertimento di stare in fila, in attesa del proprio turno, perché si sentivano dai pettegolezzi di circondario alle frasi che facevano bene al cuore». Insomma, un luogo d’incontro fra persone diverse, per età, mestiere, paese. Questa peculiarità del luogo di ritrovo – sempre più in affanno e a rischio estinzione – gli è «rimasta attaccata».

Bisogna ancora rendere conto di un presupposto. Oggi, come qualche anno fa, nei grandi magazzini «facciamo la spesa di tutto e si va nelle botteghe per le emergenze. Mi è sembrato fosse interessante mettere l’accento sulla situazione e farne una trasmissione settimanale». Dalla riflessione ben si comprende come questi commerci svolgano «un lavoro sociale incredibile: radunano le persone e quindi meritano di essere raccontati». Un ruolo aggregativo che emerge dalle interviste che il giornalista – dittafono alla mano – raccoglie andando a scovare gli interlocutori peregrinando lungo il Ticino, di bottega in bottega; di gestore in gestore. «Dentro, non ci sono solo cose, c’è la gente; ci sono i proprietari confrontati con difficoltà e problemi, ma che hanno una grande passione che li tiene lì», anche se la battaglia con i centri commerciali è persa.

Il secondo pilastro dell’ora di radio è la ‘Gazzetta del Blues’, un “programmino” che prende spunto e contenuti dal sito www.chroniclingamerica.loc.gov. Una pagina che raccoglie tutti i giornali statunitensi (in formato Pdf) dall’inizio del 1800 fino ai giorni nostri. Del Maffeo, consultando il sito, ha inserito alcune parole di ricerca– negro, schiavitù, linciaggio... – ottenendo i resoconti «che condenso in uno o due minuti di lettura e intervallo con brani blues».

In ultima battuta, chiedo le origini del nome dell’antenna: «Perché sono nomade; non come stato, anche se a ben guardare siamo tutti nomadi»… In sostanza, «da quando sono in pensione, trascorro tre mesi d’estate in Grecia e tre mesi d’inverno nel Sud-Est asiatico. Questo perché mi piace il mare e detesto il freddo», chiosa.

Tu chiamala se vuoi... coincidenza (bonus track)

Il paragrafo precedente doveva essere ‘l’ultima battuta’, ma non volevo perdere l’occasione di chiedere al giornalista che cosa l’abbia spinto dal settore alberghiero a quello del giornalismo radiofonico. «È stata una... non so se chiamarla una coincidenza... Un collega del ristorante dove lavoravo e dove stavo benissimo – non avevo intenzione di andarmene –, un giorno mi ha parlato di un annuncio di Rete Uno pubblicato sul CdT, in cui si diceva che si cercavano animatori per la radio». Feo si candida inviando una registrazione: «Ho giocato! Ho mandato la cassetta richiesta e ho vinto, inaspettatamente, il concorso». Come confessa, il cambiamento è stato per lui «una rivoluzione».

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