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Il ritorno della saiga

Mongolia, sale il numero degli esemplari

Una piccola saiga di appena un giorno
(© Hartmut Jungius/WWF)
25 gennaio 2025
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Dal WWF Mongolia arrivano buone notizie: la popolazione di saiga raggiunge i 23’215 esemplari e quindi continua a crescere. Gli sforzi sono serviti. Le colleghe ed i colleghi del WWF Mongolia, infatti, da anni portano avanti un programma di protezione di questi animali così particolari. Il progetto viene effettuato in collaborazione con la Community Conservationists Network for Saiga. Il monitoraggio annuale è stato completato con successo. La valutazione è stata condotta alla fine di ottobre 2024 e gli esperti hanno utilizzato il cosiddetto “Rilevamento diretto su percorso lineare (Line transect): i conteggi vengono realizzati lungo tracciati prefissati entro l’area di interesse, percorsi con vari mezzi a velocità costante. I percorsi campione possono essere ampiamente utilizzati anche per il rilevamento di indici di abbondanza da utilizzare a scopi comparativi per la stima della dinamica di una popolazione”. Si tratta di un metodo riconosciuto a livello internazionale, per rilevare l’intera area di distribuzione della saiga – circa 40’006 chilometri quadrati che si estendono su 18 distretti in quattro province della Mongolia. L’aumento è significativo: si è passati da 15’540 esemplari del 2023 ai 23’215 esemplari del 2024.

Il ritorno della saiga

Dai dati raccolti risulta una crescita dell’antilope saiga del 49%. Un successo su tutti i fronti per questo animale così particolare, che fino a pochi anni fa era a rischio in Mongolia. In particolare, l’indagine ha identificato 1’660 individui in tre sottopopolazioni isolate all’interno dell’areale storico della specie, rispetto agli appena 405 del 2021. Questo sottolinea l’efficacia degli sforzi di conservazione condotti dal WWF Mongolia, in collaborazione con le autorità nazionali e locali. Il loro lavoro non solo ha favorito la ripresa della popolazione, ma ha anche sostenuto il ritorno della specie nelle aree storiche di questo animale. In quelle aree, infatti, le antilopi saiga erano sparite a causa delle attività umane, che ne avevano cambiato gli spostamenti. Ora però sono tornate. B. Chimeddorj, direttore per la conservazione del WWF Mongolia, ha dichiarato: “Le recenti iniziative di conservazione – mirate all’applicazione della legge, alla gestione dell’habitat e all’impegno delle comunità locali e regionali – hanno favorito in modo significativo il recupero della saiga mongola. Inoltre, gli sforzi di comunicazione per trasmettere messaggi olistici sulla conservazione della specie e sul suo valore ecologico stanno contribuendo a sensibilizzare le comunità locali e il pubblico in generale. Tuttavia, la specie rimane vulnerabile. Le sfide emergenti, come le malattie infettive e l’espansione delle infrastrutture, si aggiungono alle minacce esistenti, come il degrado degli habitat causato dal pascolo eccessivo, il bracconaggio e le condizioni climatiche estreme”.

Il panda rosso

I panda rossi sono simboli iconici dell’Himalaya. Non solo sono carismatici, ma sono anche adattati in modo unico a vivere ad altitudini estremamente elevate. Infatti, il loro distinto manto color ruggine li aiuta a mimetizzarsi tra le foreste di bambù, i muschi e i funghi presenti nel loro habitat himalayano. Purtroppo, i panda rossi devono affrontare un declino della popolazione a causa della distruzione delle loro foreste, con la conseguente perdita di fonti di cibo e di alberi usati per dormire. Queste minacce e il loro stato di pericolo rendono la prima indagine nazionale sui panda rossi in Bhutan incredibilmente significativa. All’inizio di quest’anno, un rapporto del governo reale del Bhutan ha documentato la presenza di almeno 302 individui nelle foreste del Paese. L’indagine ha individuato le aree in cui i panda rossi prosperano e le regioni che necessitano di ulteriori misure di protezione, fornendo informazioni preziose sulla connettività degli habitat. Infine, lo studio ha rivelato che i panda rossi del Bhutan appartengono alla specie del panda rosso dell’Himalaya (Ailurus fulgens) e mostrano tratti genetici distinti, sottolineando l’importanza di preservare il loro patrimonio genetico unico. I ricercatori sostengono che sia necessario un approccio multiplo alla conservazione del panda rosso. Questo include la protezione dell’habitat, la salvaguardia dei corridoi faunistici che collegano le diverse popolazioni e gli sforzi di monitoraggio a lungo termine. I panda rossi sono fondamentali per sostenere il ricco ecosistema dell’Himalaya orientale.

La specie: il declino e la ripresa negli anni

La specie ha affrontato un pericoloso declino in passato, tra cui un crollo della popolazione. Nel 2003 – oltre venti anni fa – si contavano appena 750 esemplari di antilope saiga. Il numero era calato così tanto anche a causa di una grave siccità in zona, seguita poi – in inverno – da forti tempeste di neve. Questo aveva ridotto all’osso il numero di animali, che venivano già da un’estate dura ed erano indeboliti. Non solo: nel 2017 questi ungulati erano stati colpiti da una devastante epidemia di peste bovina. In Kazakistan, due anni prima, in poche settimane l’epidemia aveva ucciso oltre 120mila esemplari. Cosa che è avvenuta due anni dopo anche in Mongolia. Ma grazie agli sforzi immediati del WWF e dei suoi esperti, si è riusciti a far aumentare nuovamente il numero di questo ungulato. Sono state sviluppate leggi più severe per quanto riguarda il bracconaggio, sono state create zone protette e si è lavorato ad un vaccino contro la peste bovina. Chimeddorj ha infine sottolineato: “Gli sforzi di conservazione urgenti e sostenuti sono cruciali per salvaguardare il futuro di questa specie in pericolo e prevenirne l’estinzione”. La saiga ha un aspetto molto particolare: ha il cranio allungato e il muso schiacciato e assomiglia un po’ alle nostre pecore. Per molti anni i bracconieri hanno ucciso questi animali che vivono in grandi mandrie, per poter rivenderne la carne. Questa specie – fino adesso – è riuscita a riprendersi, anche grazie al fatto che le femmine sono fertili sin dal primo anno d’età.