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La barriera corallina delle Fiji

I pesci pappagallo e la sabbia

Coralli e anemone, le bellezze della barriera corallina
16 luglio 2022
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Cakaulevu Reef (chiamata anche Great Sea Reef, GSR), è la terza barriera corallina più grande del mondo ed è situata al largo delle isole Fiji. È nota per la sua incredibile e variegata fauna, dagli enormi pesci pappagallo ai coralli neri ramificati.

Dopo una serie di tempeste tropicali e sotto la crescente preoccupazione dei cambiamenti climatici, la salute della barriera era sconosciuta. Un terzo della popolazione locale, infatti, dipende da questa barriera corallina, che ospita anche una decina di specie a rischio estinzione. La biodiversità è eccezionale: contiene oltre tre quarti delle specie di corallo conosciute, oltre la metà delle specie di pesce registrate, e quasi la metà delle specie endemiche conosciute delle Fiji. Per questo motivo gli esperti WWF delle Fiji e di alcune organizzazioni partner hanno trascorso 20 giorni di immersioni intorno alla barriera per raccogliere dati sulle sue flora e fauna. Ne è emerso un rapporto interessante, che contiene sia preoccupazioni, che punti pieni di ottimismo. Ecco quindi alcuni dati sulle specie presenti all’interno di questo affascinante ecosistema subacqueo.

Il pesce napoleone

Diversi animali sono stati osservati nei giorni di raccolta dati. Tra questi c’è la cernia. Questi pesci si possono trovare in quasi tutti i ristoranti del posto, così come nei negozi di generi alimentari. Per la popolazione locale è normale cucinarli e rappresenta quindi una famiglia di pesci molto preziosa. Per quanto riguarda il pescato, i ricercatori hanno riscontrato che, anche se in molte aree di pesca si registra ancora un calo, nel complesso le popolazioni sono in leggero aumento rispetto ad un’indagine del 2004. Un triste esempio è però la cernia mimetica, una specie che – grazie all’intervento del WWF – è stata bandita dalla pesca in alcune zone delle Fiji, perché il suo numero risultava purtroppo troppo basso. Dove i divieti non sono in vigore, si stanno discutendo altre misure di protezione, come la richiesta di poter pescare solo esemplari di una certa taglia. Con questo piccolo accorgimento si potrebbe già aiutare la popolazione a salire di numero. Inoltre, sono stati osservati anche i labridi che fanno parte di una delle famiglie più colorate della barriera corallina e che comprende centinaia di specie diverse. L’indagine si è però concentrata su un solo tipo di pesce, il pesce napoleone, che è a rischio di estinzione in tutto il mondo. Gli esperti erano alla ricerca di questi enormi pesci (possono superare i due metri di lunghezza), ma, avvistandone solo 15 esemplari nel corso dei 71 punti di indagine, hanno convenuto che la specie necessita di maggiore attenzione per la sua conservazione.

Il pesce pappagallo

I pesci pappagallo sono una famiglia di pesci erbivori che amano nutrirsi di alghe, impedendo che queste si impadroniscano delle strutture coralline. Sono considerati una specie chiave per l’equilibrio di questi affascinanti ecosistemi. Ne esistono oltre 80 specie e fanno parte della famiglia Scaridae. Durante le immersioni, questi pesci dai colori sgargianti sono stati osservati regolarmente dal team di indagine. Tuttavia, le loro popolazioni sono in declino, probabilmente a causa della pesca eccessiva. Come per i labridi, esiste una specie grande di pesce pappagallo, il pesce pappagallo gigante. Che dire: purtroppo ne è stato avvistato solo uno durante le settimane di ricerca. Questi animali possono vivere per decenni impiegando molto tempo per maturare e raggiungere la dimensione media di un metro e mezzo. Le lunghe tempistiche rendono difficile la crescita della popolazione. I pesci pappagallo devono il loro nome al "becco" che ricorda molto quello degli uccelli. Amando le alghe che crescono sopra alle rocce o ai coralli marini, questa forma particolare è essenziale per riuscire a grattare via le alghe e quindi nutrirsi. Capita però a volte che mordano anche lo scheletro lasciando una cicatrice. Per il corallo è tuttavia così essenziale liberarsi delle alghe che il morso del pesce è più che sopportabile. Questo piccolo inconveniente è inoltre legato con la sabbia fine e bianca delle spiagge tropicali. Il pesce, infatti, mangia le alghe ma non riesce a digerire il carbonato di calcio di cui è costituito il corallo. Per questo motivo espelle nelle proprie feci il prodotto indesiderato sotto forma di sabbia. Incredibile ma un pesce pappagallo può produrre fino a cento chili di sabbia all’anno. Et voilà scoperto come sono nate le spiagge tropicali.

Aumentano gli squali

Se da una parte gli esperti sono preoccupati per quanto riguarda pesci pappagallo o cernie, per i principali predatori subacquei delle Fiji arrivano anche buone notizie. Durante le immersioni sono state osservate cinque diverse specie di squali, soprattutto i pinna bianca, i reef e gli squali grigi. La squadra di ricercatori ha avuto occasione di osservare anche degli squali pinna nera, toro e punta d’argento. Anche se in generale non ne sono stati avvistati molti nei siti analizzati, il numero complessivo è leggermente aumentato rispetto alle indagini precedenti. Ma non è ancora sufficiente. Le barriere coralline sane hanno bisogno di un numero di squali molto più alto per mantenere l’ecosistema in equilibrio, e saranno quindi necessarie ulteriori misure di conservazione per stabilizzare le popolazioni di questi magnifici predatori.

Oltre tre quarti delle specie di coralli duri e molli conosciute al mondo supportano più di 2’340 specie non coralline nelle Fiji. Uno dei risultati più positivi dell’indagine è stato apprendere che la salute e la diffusione della copertura corallina, compresi i coralli duri e neri, è complessivamente buona. Sebbene il cambiamento climatico sia la principale minaccia per questi animali unici, i coralli duri delle Fiji si sono infatti ripresi bene dagli eventi di sbiancamento e dai cicloni del passato. Grazie a programmi come la Coral Reef Rescue Initiative del WWF, la barriera corallina continuerà a ricevere la necessaria attenzione indispensabile per la sua conservazione, in modo che questa possa continuare a prosperare il più a lungo possibile.

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