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Covid-19 e gorilla

L’Africa sempre pronta alle pandemie

Gli esperti osservano in sicurezza i gorilla
9 ottobre 2021
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Quando nel 2020 il mondo è stato travolto dalla pandemia, in molti non eravamo pronti ad affrontare questo nuovo virus. Ciò non vale per i colleghi del WWF che si occupano del monitoraggio dei gorilla all’interno delle aree protette di Dzanga-Sangh, nella Repubblica Centrafricana. “Eravamo pronti – spiega Terence Fuh Neba, caporicercatore del programma WWF – perché siamo sempre stati consapevoli dei rischi che corrono i gorilla se si trasmettono loro agenti patogeni umani. Abbiamo sempre avuto rigide misure sanitarie visto che i gorilla sono i nostri parenti più prossimi e per colpa nostra possono contrarre malattie altamente infettive”. Non solo: l’epidemia di Ebola di venti anni fa aveva avuto un impatto devastante sulle grandi scimmie, con alcune aree che hanno visto un declino fino al 95% dei gorilla. E la stessa cosa avrebbe potuto accadere con la Sars-CoV-2 (Covid-19). Ci sono, infatti, gorilla tenuti in cattività – come quelli nello zoo di Atlanta negli Stati Uniti – che si sono infettati. Un altro focolaio è stato registrato nello zoo di San Diego. Fortunatamente, non sono ancora state registrate infezioni all’interno delle popolazioni selvatiche.

I controlli serrati

Per i gorilla orientali e quelli occidentali, un’epidemia segnerebbe la fine dei nostri grandi cugini. Sono già a rischio estinzione, quindi non possiamo permettere che le popolazioni selvatiche perdano esemplari. Questo è il motivo per cui il WWF ha messo in atto rigorose misure di salute e sicurezza per il personale, per le comunità e per le grandi scimmie con cui lavoriamo. Queste misure includono la disinfezione delle scarpe, il lavaggio e l’igienizzazione delle mani e l’uso di mascherine vicino ai gorilla. Le persone che mostrano sintomi di infezioni non sono autorizzate a visitare i gorilla e le vaccinazioni standard, incluse quelle per il vaiolo e la polio, sono obbligatorie prima di entrare nel parco. Quando il parco verrà riaperto al pubblico, solo i visitatori vaccinati contro il Covid-19 potranno accedervi. Inoltre, tutti dovranno sottoporsi a un test rapido il giorno in cui intendono visitare i gorilla. Dall’inizio della pandemia, solo tre membri dello staff del parco alla volta sono autorizzati ad osservare gli animali e il regolamento ora richiede una distanza minima di 15 metri tra loro e i gorilla, tranne una volta alla settimana quando si avvicinano di più per i controlli di salute. Il personale può lasciare e rientrare nei campi del parco solo una volta ogni due settimane. Questo per minimizzare possibili contaminazioni. Inoltre, il giorno in cui rientra nella foresta dopo le pause, il personale viene testato e il test viene ripetuto una settimana dopo. Ma queste sono le soluzioni a breve termine, per fare in modo che le zoonosi non si riversino sui gorilla.

I test a tappeto

Per quasi un decennio, sono stati elaborati dagli esperti del WWF diversi tipi di scenari. Questo per prevenire lo scoppio di una pandemia all’interno del parco Dzanga Sangha. La nostra ricerca si estende a come possiamo ridurre il rischio di trasmissione di malattie tra gli esseri umani e i gorilla e la nostra partnership decennale con l’Istituto Robert Koch (Rki) in Germania ha portato allo sviluppo di un sistema di allarme rapido per le malattie infettive. Questo comporta lo screening sistematico di tutti gli animali trovati morti nella foresta per l’antrace, il vaiolo delle scimmie, l’Ebola e alcune malattie respiratorie, tra cui il Covid-19. I risultati ottenuti vengono poi comunicati alle autorità locali e nazionali. Questo sistema è progettato per aiutare a identificare rapidamente la diffusione di agenti patogeni zoonotici e avviare risposte immediate, come allertare la popolazione per contribuire a frenare la diffusione della malattia.
Per rafforzare l’efficacia del programma, sosteniamo anche gli sforzi per aumentare la consapevolezza sulle malattie zoonotiche all’interno delle comunità locali e indigene e incoraggiamo la gente a segnalare tutte le carcasse di animali selvatici che incontrano. Questo approccio - noto anche come “One Health” - è molto apprezzato dalla popolazione locale: riduce il rischio di epidemie mortali e aiuta a mantenere sani i gruppi di gorilla e altre popolazioni di animali selvatici - assicurando così la fonte di reddito dell’ecoturismo. Un’altra chiave del successo del processo risiede nelle straordinarie capacità, nella pazienza e nell’impegno dei cosiddetti “inseguitori” BaAka (popolazione locale di indigeni), che controllano il territorio.

Benefici per la popolazione

Grazie al nostro programma, siamo stati in grado di dare un contributo significativo alla lotta contro il Covid-19 a Bayanga e in altri villaggi che circondano il parco. Il veterinario WWF, che lavora sul posto per assicurarsi il benessere dei gorilla, è stato per molto tempo l’unica persona in zona in grado di condurre test PCR del Covid-19 grazie ai kit che abbiamo ricevuto dal Robert Koch Institute. La popolazione umana era stata in gran parte risparmiata prima che il primo caso fosse segnalato nel marzo 2021. Da allora si è diffuso a macchia d’olio. Fortunatamente, negli ultimi due mesi, non sono stati rilevati nuovi casi. Gli stessi abitanti della zona sono felici di questo sistema rigoroso, che protegge anche loro da pandemie. Ci sono attualmente tre gruppi di gorilla a Dzanga-Sangha con un totale di 26 individui e con l’ultima aggiunta – il piccolo Mossika (vedi foto). Il suo nome significa “viene da lontano”, visto che questo esserino è venuto al mondo lontano dal luogo di origine. Inoltre, troviamo l’unico gruppo al mondo di cercocebo agile, una scimmia del Vecchio Mondo. Questi ultimi primati si possono trovare in alcune aree dell’Africa e passano del tempo anche per terra oltre a nascondersi tra gli alberi. Abituare i gorilla ad un habitat è un processo lungo che può durare diversi decenni. E una volta che si è riusciti in questo processo, basta un turista che starnutisce per mettere tutto in pericolo ed è per questo che siamo estremamente rigorosi sul rispetto delle misure sanitarie che abbiamo messo in atto.

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