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Benvenuti al Jurassic Park #2

Al mondo esistono creature misteriose che pur non essendo troppo “antiche”, hanno alimentato per secoli la fantasia degli uomini. Come i draghi…

9 marzo 2019
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Torniamo a parlare dei “fossili viventi”. Al mondo esistono creature misteriose che pur non essendo troppo “antiche”, hanno alimentato per secoli la fantasia degli uomini. Come i draghi… Non credi che esistano? Ti sbagli. Esistono eccome. Ti presentiamo il più famoso, il più grande e il più vorace di tutti: il leggendario (e rarissimo) drago di Komodo!

Il divoratore di uomini

Nel corso dei secoli i marinai e i pescatori delle isole di Flores e Sumbawa (Indonesia) hanno spesso narrato storie fantastiche di uomini e grandi animali assaliti e sbranati da “mostri” simili a grandi draghi che vivevano nella piccola isola di Komodo, nel Mare della Sonda. Tanto che nessuno osava mettervi piede… e così nacque la leggenda del “mostro” di Komodo. Fu allora che, incuriosito da questi fantastici racconti di draghi, il direttore del Giardino botanico di Giava, P. A. Owens, decise di andare a dare un’occhiata e, nel 1912, organizzò una spedizione nell’isola per osservare e, se possibile, catturare uno di questi grossi e feroci “mostri”. E fu così invece che si scoprì il drago o varano di Komodo.

Con i suoi tre metri di lunghezza e un terribile aspetto, il varano di Komodo è la creatura più simile a un drago delle fiabe che viva ai nostri giorni. Ha una corazza di squame più dure della pietra, denti molto aguzzi, zampe munite di cinque dita con artigli affilati e una lunga coda che usa come arma o come timone quando nuota. Solo una cosa gli manca: le ali! In compenso però, nuota benissimo e, in acqua, è una specie di siluro corazzato. Meglio non sfidarlo mai, perderesti! Sulla terraferma è un carnivoro dall’andatura lenta e oscillante, ma attento a non sottovalutarlo, può compiere scatti rapidissimi, raggiungere i 20 km l’ora e sbranare qualsiasi animale in pochi minuti!

Il varano possiede una lingua lunga e biforcuta che può uscire quasi completamente dalla bocca. Il grosso rettile la usa per esplorare il terreno e scovare l’odore delle prede. Non ci vede benissimo, ma in compenso ha un ottimo fiuto. Non “sputa” fiamme dalla bocca, ma attento alla sua saliva: può rivelarsi fatale! E non perché velenosa, ma perché è talmente piena di batteri che un suo morso può uccidere! Il varano di Komodo è minacciato d’estinzione e dunque è protetto dalla legge. Ma bisogna ancora fare molto per salvare questo essere così incredibile. Per questo motivo il WWF ha creato un parco nazionale, con l’obiettivo di proteggere il Komodo, ma anche i reef che circondano l’isola, dando il via al turismo sostenibile e controllato. Tu vorresti vivere in un mondo senza draghi? 

I “dinosauri”

Tra gli animali preistorici ne figura uno in particolare: il nautilus (Nautilus pompilius). Si tratta dell’unico cefalopode al mondo con conchiglia esterna. È antichissimo, i suoi progenitori apparvero nei mari del nostro pianeta circa 600 milioni di anni fa, nel periodo Cambriano! Oggi abita le zone più calde dell’Oceano Indiano e del Pacifico fra i 60 e i 500 metri di profondità. La sua conchiglia è splendida e a forma di spirale, un vero capolavoro della natura. Si compone di una camera principale (in cui abita l’animale) e di tante altre cellette più piccole, dette “setti” (circa 34-36) piene di liquidi e di gas (soprattutto azoto), separate fra loro da pareti di madreperla concava attraversate da un’apertura centrale. Insomma, un vero e proprio miracolo di ingegneria. È appunto questa miscela di gas che favorisce la galleggiabilità della conchiglia.

Il nautilus possiede grandi occhi, un “manto” rugoso a protezione del capo, numerosi tentacoli e un becco in tutto simile a quello di un pappagallo, utilissimo per rompere le corazze dei crostacei di cui si nutre. Quando il nautilus vuol cambiare di profondità, aziona il “sifone”, un organo davvero singolare utile per salire dai 500 metri circa di profondità (dove il nautilus trascorre il giorno) alla superficie (dove la notte si nutre).

A differenza dei cefalopodi – suoi parenti stretti, come la seppia e il calamaro – il nautilus non possiede una sacca dell’inchiostro. Non potrebbe proprio utilizzarla! In compenso può innestare la “retromarcia” con un potente getto d’acqua che lo spinge all’indietro.

Un dinosauro fra noi

Ti piacerebbe incontrare un dinosauro? Magari non il Tirannosaurus Rex, ma uno piccolino e piuttosto innocuo? Ebbene, sei fortunato! Stai per incontrare lo Sphenodon o, come lo chiamano i Maori, il tuatara (“dorso irto di spine”), l’ultimo rappresentante di un ordine antichissimo, la cui evoluzione si è fermata più o meno 225 milioni di anni fa!

Non chiamatemi lucertola!

Non lo è! Il tuatara appartiene alla nobile “stirpe” dei rincocefalidi, rettili con la testa a forma di becco, originatisi nel Triassico, vissuti per tutto il Giurassico e quasi del tutto scomparsi nell’Era Mesozoica. Quasi del tutto perché, come possiamo vedere, ne è sopravvissuto uno ed è vivo e vegeto.

Non solo: questo splendido animale può vivere fino a 100 anni e oltre! Studiandolo, gli scienziati hanno l’incredibile possibilità di capire com’era fatto e come si comportava un vero rettile del Mesozoico. Ha vertebre primitive, una terza palpebra detta “membrana nittitante” propria degli uccelli ed anche un “terzo occhio”: l’occhio pineale ben protetto da una squama sulla sommità del capo. A cosa serva però resta ancora un mistero.

Questo animale vive di notte: trascorre le ore del giorno nascosto nelle cavità fra le rocce, talvolta in compagnia di una procellaria.
Lo spazio è poco, ma hanno imparato a vivere in armonia. La procellaria costruisce il nido mentre il tuatara, da formidabile predatore d’insetti che è, lo tiene pulito! Nottetempo esce a caccia di vermi, lumache, granchi e “pesca” anche qualche pesciolino. La sua straordinarietà? Quanto riuscite a trattenere il respiro? Quando iberna il tuatara respira una sola volta in un’ora!

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