#gaia #wwf

La formica tagliafoglie

Le “operaie” della formica tagliafoglie mentre
30 settembre 2017
|

Al mondo si conoscono circa 9’600 specie di formiche, ma noi parleremo di una in particolare: la formica tagliafoglie che vive nella foresta pluviale amazzonica. Come tutte le formiche, ha sei gambe e il corpo protetto da una corazza. Le formiche tagliafoglie, però, hanno una particolarità: nei loro nidi coltivano funghi. Per un breve periodo, si possono vedere queste formiche volare: si tratta del volo matrimoniale, regina e maschi lasciano il loro nido per accoppiarsi. Dopo l’accoppiamento i maschi muoiono, mentre per la regina inizia il lavoro: fonda una nuova colonia di formiche e inizia a  scavare nel terreno. Dopo circa venti centimetri costruisce una camera, dove deporrà le prima uova, dalle quali usciranno poi le larve. Lei è una regina solitaria: all’inizio è dura perché la regina deve arrangiarsi da sola. Patisce la fame e perde molto peso. Scelto dove insediare la nuova colonia, pianta un pezzettino del fungo che si è portata con sé dal nido dove è nata. Le larve si nutrono del fungo e poi si trasformano in crisalidi, da cui nasceranno le prime formiche. Ed è così che viene dato il via alla sua colonia di formiche: con il passare del tempo viene creato un immenso labirinto di corridoi e camere, che possono arrivare ad accogliere fino a 2 mila formiche. Per liberare il nido dalla terra, le formiche trasportano fuori circa 40 mila chili di terra, tanto quanto un grande autocarro. Per compiere quest’immenso lavoro, questi piccoli insetti fanno ben un miliardo di viaggi. Il risultato è una città sotterranea popolata da milioni di formiche con un solo obiettivo: avere il maggior numero possibile di fratelli, ma soprattutto di sorelle. A prima vista un nido di formiche sembra molto disordinato e caotico ma è solo l’apparenza. Come tutte le formiche, anche questa specie sudamericana è super organizzata e il lavoro viene suddiviso. A seconda della grandezza ogni esemplare si specializza in un determinato compito. Le più anziane si occupano delle attività più pericolose all’esterno del nido e le più giovani rimangono prevalentemente al riparo al suo interno. Le formiche addette al taglio vanno alla ricerca delle foglie migliori e incominciano il lavoro grazie alle loro mandibole taglienti. Per non fare pezzi troppo grandi, incominciano a tagliare e continuano girando in tondo. I piccoli frammenti, che così possono essere trasportati dalle sorelle, vengono marcati da un odore e lasciati cadere al suolo oppure portati a peso lungo il tronco.

Gli abitanti del formicaio

Il formicaio ha tante operaie. Ecco i loro compiti: i frammenti e i pezzi di foglie vengono presi in consegna dalle operaie addette al trasporto che sono in grado di portare un peso 10 volte superiore al loro. Grazie alla marcatura con l’odore è semplice trovare i pezzi destinati alla colonia, che vengono trasportati sulla testa. Per raggiungere il nido seguono una pista appositamente creata, marcata dall’odore, falciata e pulita da formiche tagliafoglie. E poi ci sono le soldatesse: su alcuni frammenti di foglia siedono piccole formiche che proteggono il prezioso bottino da attacchi nemici. Inoltre, delle soldatesse di quasi due cm fanno la guardia alla pista che porta al nido, che può essere lunga anche 250 metri. Hanno lame particolarmente forti e sono più grandi delle altre. Grazie a questo ineccepibile servizio di sicurezza, ogni giorno un chilo di foglie e petali fatti a pezzi giunge alla colonia in tutta sicurezza. Una volta raggiunta la colonia, le foglie vengono consegnate alle piccole operaie che si occupano di sminuzzarle ulteriormente. Poi arriva il turno di formiche operaie, ancora più piccole, che hanno il compito di masticare ciò che rimane delle foglie fino ad ottenerne una poltiglia, che però nessuno mangerà. Servirà invece da terreno fertile per far crescere i funghi. Una squadra di netturbini si occupa di ripulire dall’immondizia le camere e i corridoi. I rifiuti vengono trasportati fuori dal nido e depositati in una discarica, così quando piove la colonia non viene inondata dal pattume. Le addette alla pulizia sono formiche vecchie, che presto moriranno. Una volta fondata, la regina non abbandonerà più la sua colonia, protetta e accudita dalle formiche operaie. Può raggiungere i 4 centimetri di grandezza, venti anni d’età e il suo compito è deporre uova per il resto della sua vita: venti uova al minuto, quasi 30 mila al giorno, oltre 10 milioni all’anno! Le larve vengono allevate dalle baby-sitter, che nutrono i piccoli con il fungo. Sono le formiche giardiniere ad occuparsi dell’orto. Il fungo assomiglia a una grossa spugna biancastra. Oltre a raccoglierne le parti più spesse, le formiche giardiniere sono ricoperte di batteri, che evitano ad esempio la formazione di muffa sul fungo. Gli accessi del nido sono disposti in modo che il fungo e le formiche ricevano sufficiente aria fresca. Quando piove vengono invece chiusi.  Fungo e formiche hanno dunque una dipendenza reciproca e non potrebbero vivere da soli. In biologia questo fenomeno si chiama simbiosi.

Il valore del Mediterraneo: 5,6 bilioni di dollari

Secondo uno studio pubblicato questa settima dal WWF, il valore economico stimato per il Mediterraneo è pari ad almeno 5600 miliardi di dollari americani. L’eccessivo sfruttamento delle risorse minaccia il funzionamento di questi ecosistemi, fondamentale per la vita marina. Dai 46 mila chilometri di coste del Mare Mediterraneo dipende la vita di circa 150 milioni di persone. Il mare ha infatti un ruolo fondamentale per le economie delle singole regioni e per l’interesse generale delle collettività che vi abitano. Lo studio «Reviving The Economy Of The Mediterranean Sea», nato per iniziativa del WWF e del Boston Consulting Group, evidenzia i vantaggi economici che il Mediterraneo è grado di offrire ai Paesi che si affacciano sulle sue rive. Per rendere l’idea: se il Mediterraneo costituisse un’economia a sé, sarebbe la quinta della regione dopo Francia, Italia, Spagna e Turchia.

Per preservare un modello economico sostenibile nell’area mediterranea, lo studio propone sei priorità strategiche basate sugli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite. Tra questi rientra l’introduzione di forme di economia neutrali in termini di emissioni di CO2 in grado di adeguarsi al cambiamento climatico, sfruttare le risorse naturali in modo sostenibile, ridurre l’impronta ecologica del turismo di massa e puntare sullo sviluppo sostenibile del turismo e della pesca.

 
 
 
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔