Svizzera

Comitato Onu bacchetta la Svizzera: tortura, pene troppo lievi

Il relatore Todd Buchwald preoccupato anche per il finanziamento della neonata Istituzione svizzera per i diritti umani

Settore dell’asilo tenuto d’occhio dagli esperti indipendenti dell’Onu
(Keystone)

Ginevra – Le pene in Svizzera per atti di tortura come i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra sono troppo lievi, stando a un comitato dell'ONU. Oggi a Ginevra quest'ultimo si è detto anche preoccupato per il finanziamento della nuova Istituzione svizzera per i diritti umani (ISDU), creata nel maggio scorso a Berna.

Davanti alla delegazione elvetica, il relatore sulla Svizzera del Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, Todd Buchwald, ha rilevato come la pena prevista per un atto di tortura nel quadro di un crimine contro l'umanità fosse "soltanto" di cinque anni. E di tre anni per i crimini di guerra.

‘Quali segnali?’

"Tali sanzioni sembrano assai leggere per crimini di simili dimensioni", ha aggiunto l'americano. "Quali segnali si sta inviando?", ha chiesto Buchwald. La delegazione svizzera, guidata dal vicedirettore dell'Ufficio federale della giustizia (UFG) Bernardo Stadelmann, non ha risposto subito alla domanda, ma l'audizione continuerà domani. Ne fanno parte rappresentanti di vari dipartimenti, fra cui sei di quello di Giustizia e polizia (DFGP) della consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider.

Il relatore dell'ONU ha invece definito "un'ottima notizia" l'iniziativa parlamentare approvata per il riconoscimento del crimine di tortura in quanto tale nel Codice penale. Diversi comitati delle Nazioni Unite e degli Stati membri lo chiedevano da tempi. Durante vari anni, il Consiglio federale aveva spazzato via la rivendicazione, ritenendo sufficienti le leggi attuali.

Ora tale nuovo approccio "è in corso", ha affermato Stadelmann davanti agli esperti indipendenti dell'ONU, che non si esprimono a nome dell'organizzazione. Ha pure ribadito la "tolleranza zero" auspicata dal Consiglio federale nei confronti degli atti di tortura.

Vicenda Brian/Carlos nuovamente affrontata

Buchwald ha accolto con favore la fondazione della nuova ISDU, una richiesta presentata da tempo da diversi comitati delle Nazioni Unite e da Stati membri. Ma il budget di un milione di franchi all'anno non è sufficiente, a suo avviso. Anche i Cantoni sostengono l'istituzione tramite infrastrutture e l'ISDU può attirare risorse supplementari tramite prestazioni, ha risposto un responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Al pari del suo co-relatore cinese Huawen Liu, Buchwald ha ripreso diverse critiche dopo rivelazioni di abusi nei centri federali di asilo. Si è dichiarato favorevole a un meccanismo di investigazione sistematica in caso di denuncia per violenze sessuali.

L'americano si è detto pure preoccupato per la mancata separazione tra minorenni e adulti e tra donne e uomini stranieri non della stessa famiglia. Dal canto suo, il collega cinese ha espresso preoccupazione per il mantenimento di giovani tra 15 e 18 anni in detenzione nell'ambito dell'asilo.

In termini di detenzione amministrativa degli stranieri in attesa di espulsione, Stadelmann ha affermato che il progetto di legge del Consiglio federale sull'obbligo di presenza sarà presentato prima della fine dell'anno al Parlamento. Alla fine dello scorso anno il Governo aveva ritenuto che un braccialetto elettronico non sarebbe stato richiesto.

Tra le altre tematiche affrontate, i comportamenti discriminatori o razzisti dei poliziotti, già menzionati da altre istanze indipendenti dell'ONU, i voli speciali o l'isolamento disciplinare contro il giovane delinquente recidivo Brian. Liu ha invece salutato il piano di prevenzione della violenza nei centri d'accoglienza dei richiedenti l'asilo.

ONG preoccupate

I due co-relatori hanno pure sottolineato l'impegno internazionale della Svizzera. "Nella sua politica estera, è capofila contro la tortura", ha aggiunto Buchwald. A sua volta Liu ha ritenuto che è "tra i Paesi che collaborano meglio" con il comitato.

Prima dell'audizione, oltre 100 ONG hanno stilato il loro proprio rapporto sulla situazione in Svizzera in materia di lotta alla tortura. Oltre all'assenza della criminalizzazione degli atti di tortura nel Codice penale, esse deplorano anche i cattivi trattamenti nei centri federali d'asilo, parlando "di atti di tortura", nonché l'espulsione di richiedenti la cui domanda d'asilo è stata respinta verso Paesi poco sicuri.

Le ONG denunciano anche la mancanza di servizi sanitari durante la detenzione, in particolare nei centri d'asilo. Regolarmente presa di mira dai comitati dell'ONU, l'assenza di dati sistematici sulle denunce per violenze perpetrate dalla polizia e un tasso di condanne considerato basso fanno pure parte dei rimproveri di queste organizzazioni.

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