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‘Abbattiamo le barriere: niente su di noi senza di noi’

Un reportage sulla giornata di venerdì scorso in cui si è tenuta la prima sessione parlamentare per persone con disabilità nella sala del nazionale

L’obiettivo è rafforzare la rappresentanza politica delle persone con disabilità (Pro Infirmis)

Un reportage sulla giornata di venerdì scorso in cui si è tenuta la prima sessione parlamentare per persone con disabilità nella sala del nazionale

1 aprile 2023
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‘Unus pro omnibus, omnes pro uno’. All’interno dell’imponente Palazzo federale svizzero a Berna è difficile non guardarsi attorno, ed è impossibile non accorgersi del mosaico sulla volta della cupola che dice ‘uno per tutti, tutti per uno’. Un motto che, in un giorno come quello di venerdì scorso, 24 marzo, sembra essere più sincero che mai.

Nella sala del Consiglio nazionale si è tenuta infatti una prima in Svizzera: 44 seggi dei duecento disponibili sono stati occupati da persone con disabilità in una sessione a loro dedicata, organizzata da ProInfirmis e presieduta dal consigliere nazionale Christian Lohr (Centro). Un’occasione in cui le elette e gli eletti hanno portato le rivendicazioni degli 1,8 milioni di persone che convivono con un handicap sottolineando l’urgenza di rafforzare l’inclusione e di riconoscere l’esistenza dell’abilismo come forma di discriminazione nei confronti di una minoranza, che minoranza non vuole più essere.

La risoluzione, accettata dall’apposita commissione, è stata trasmessa dai vari parlamentari al presidente del Consiglio nazionale Martin Candinas (Centro) e alla presidente del Consiglio degli Stati Brigitte Häberli-Koller (Centro). In sintesi, nel documento si chiede agli esponenti politici, alle autorità e alla società civile di rafforzare la rappresentanza politica delle persone con disabilità ed eliminare gli ostacoli che ne frenano l’accesso alle cariche. Tra le rivendicazioni concrete, la rinuncia a revocare il diritto di voto e di eleggibilità sulla base di una disabilità, la garanzia della partecipazione paritaria alla vita politica e una rappresentanza adeguata a tutti i livelli politici, fino al Consiglio federale. L’auspicio degli oltre 300 partecipanti è che una giornata come quella di venerdì sia la prima di tante altre a seguire.

Carniel e Pignone in rappresentanza del Ticino

Se di quei 44 seggi alla Svizzera tedesca ne sono spettati 29 e alla Svizzera romanda 12, in rappresentanza delle persone con disabilità in Ticino erano in due, Denise Carniel e Romolo Pignone, che abbiamo seguito fino all’interno della Camera. Ad accomunarli, oltre alla scelta (casuale) di indossare lo stesso colore portafortuna, vi è la convinzione che sia necessaria una politica in favore delle persone con un handicap. Ad allontanarli, i rispettivi pareri – nettamente contrastanti – per quanto riguarda il concetto di abilismo.

La mattina del 24 marzo abbiamo incontrato Carniel sul treno delle 8.17 in partenza da Bellinzona, e abbiamo viaggiato insieme fino a raggiungere il Palazzo federale a Berna. Indossava, oltre a un sorriso orgoglioso, una collana e degli orecchini con un arcobaleno sulle nuvole, simbolo di pace e di speranza. L’arcobaleno, ci spiega, «mi fa pensare a un ponte tra le persone. Crea unione. O a una virgola, che può essere una presa di respiro. Mi ricorda che una società deve essere in grado di accettare ogni colore e ogni sfumatura». Le nuvolette glitterate poi «trasmettono leggerezza, un modo per sconfiggere la pesantezza del mondo. E i glitter – sorride – danno quel tocco di magia che servirebbe a ciascuno di noi».

Abilismo: ‘Si manifesta in comportamenti individuali e in pratiche sociali consolidate’

Carniel ha presentato una risoluzione che chiede di poter partecipare alla vita politica in modo autodeterminato e paritario e che Confederazione, Cantoni, Comuni, partiti e organizzazioni si oppongano all’abilismo e alle discriminazioni in generale. «Con abilismo – esordisce durante la sessione – si intendono lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone disabili. Si tratta di un’espressione a tutto tondo, al pari di razzismo, omolesbotransfobia, sessismo, grassofobia e altre oppressioni sistemiche».

Questa forma di discriminazione «si manifesta in comportamenti individuali, ma soprattutto in pratiche sociali consolidate. Noi persone disabili abbiamo tutti i doveri civili di chiunque, ma non gli stessi diritti. Questa asimmetria – prosegue – che ciascuno di noi può riscontrare, ogni volta che ha a che fare con del pregiudizio trasforma il diritto altrui in privilegio. Giacché se i diritti e i doveri vanno appaiati, avere gli uni senza gli altri è sinonimo di una disfunzione giuridica e amministrativa. E ciò dovrebbe gettare nello sconforto ogni cittadino e cittadina di questa democrazia».

«L’abilismo può apparire solo come una forma di denominazione, ma in realtà rappresenta la consapevolezza che la disabilità non è affatto un destino individuale bensì una forma stratificata di mancanze». Per Carniel dunque, la conoscenza e il riconoscimento di questo termine sono un inizio. «Chiedo che il termine abilismo venga reso un tassello fondamentale nella creazione di una rete molto più vasta e nostra. Perché questo termine ci apre le porte per molteplici miglioramenti sociali», conclude. Una proposta che quel fatidico venerdì è stata accolta quasi unanimemente.

‘Non creiamo problemi dove non ci sono’

Pignone lo abbiamo invece incontrato in un secondo momento, proprio all’interno del Parlamento, pronto, preparato ed emozionato. «È un grandissimo privilegio per me essere qui oggi. È un primo passo e un segno di grandissima civiltà da parte della Svizzera poter impostare un lavoro di questo tipo».

Da noi interpellato sulla questione dell’abilismo presentata dalla collega Carniel, Pignone si ritiene «completamente all’opposto». «A me pare – ci spiega – un cercare problemi dove non ce ne sono e di mettere delle sovrastrutture linguistiche e concettuali non necessarie. Non bisogna essere discriminati, punto». Se «uno è capace di fare determinate cose, anche a livello politico, non c’è nessuno che ti dice ‘ah no, tu sei disabile, non puoi farlo’. Nel mio percorso – prosegue – nessuno mi ha vietato di formarmi, né al liceo, né all’università né in politica. Dal mio punto di vista la società non ha un pregiudizio di fondo». Si tratta comunque di una questione «delicatissima e molto sottile».

Arriviamo a un concetto ancora più delicato. «Una delle caratteristiche dell’abilismo è quella di trattare le persone disabili con pietismo o come se fossero eroi per il solo fatto di vivere una vita normale. Ma siamo sicuri che non vogliamo trattarli come eroi quelli che ce l’hanno fatta? Bisogna riconoscere il percorso che uno fa e da dove comincia quel percorso, perché alla fine, ed è una provocazione, se la società non lo riconoscesse, noi saremmo ancora più nascosti. Ma non vuol dire sfociare nel pietismo, attenzione. Anche qui il limite è molto sottile».

Ginevra ha concesso il diritto di voto anche a chi è incapace di discernimento

L’intervento del parlamentare ticinese si è focalizzato sul capitolo del progetto di risoluzione della sessione sui Diritti politici negati in cui si legge: “Alle persone ‘interdette per infermità o debolezza mentali’ (art. 136 Costituzione svizzera) i diritti politici vengono negati di principio. Ciò riguarda persone con disabilità psichiche e cognitive sotto curatela generale”. Secondo Pignone – che si è concentrato nel suo intervento più sulla forma che sul contenuto – menzionare l’articolo costituzionale 136 nel capitolo sopracitato è «un azzardo comunicativo». «I limiti sanciti dall’articolo 136, di fatto, sono gli unici a privare il voto a un certo numero di cittadini. Essi pongono un problema etico e giuridico di non facile soluzione, che oggigiorno la Svizzera può e deve risolvere». Ma se verrà menzionato tale articolo, «credo sia necessario ampliare la rivendicazione finale a tutti i maggiorenni. Utile pertanto rimarcare che la limitazione costituzionale può, o potrebbe riguardare, tutti i cittadini. E non solo coloro che sono affetti da un certo tipo di disabilità». Una proposta che per quanto legata esclusivamente alla forma non è stata accettata in occasione della seduta.

La consigliera agli Stati Marina Carobbio (Ps), ad esempio, sulla materia aveva depositato nel 2021 un postulato che richiedeva l’elaborazione di un rapporto per illustrare le misure da intraprendere affinché anche loro possano partecipare pienamente alla vita politica e pubblica, sulla base del principio di non discriminazione, compreso il diritto e l’opportunità di votare ed essere eletti. Pioniere in questo senso è il Canton Ginevra, l’unico che dal 2020 ha concesso il diritto di voto a chi è incapace di discernimento ed è sottoposto a curatela generale.

La Svizzera viola i diritti degli 1,8 milioni con disabilità

La disabilità è l’esito di fattori individuali, ma al contempo anche sociali. Il 15 aprile 2014, la Confederazione ha ratificato la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (Cdpd) il cui scopo è permettere ai disabili di esercitare i propri diritti civili, politici, economici, sociali e culturali. Una convenzione che contiene degli obiettivi che devono essere realizzati dagli Stati membri. Spetta infatti a questi ultimi adempiere progressivamente agli obblighi assunti in conformità alla Cdpd, integrandoli nelle legislazioni nazionali e impiegando le risorse a disposizione.

Eppure, per quanti passi importanti siano stati fatti da allora, dal rapporto redatto da una commissione ad hoc dell’Onu dello scorso anno è emerso che la Svizzera viola sotto vari aspetti i diritti degli 1,8 milioni di persone e che la loro inclusione a tutti i livelli dell’apparato statale e della società è insufficiente. Questa lacunosità ha recentemente indotto il Consiglio federale a chiedere una revisione parziale della Legge sui disabili (LDis), ma questo non è sufficiente.

Pro Infirmis‘Siamo noi gli esperti dell’inclusione’

Lohr: ‘Coordinamento insufficiente’

Uno dei motivi della lacunosità elvetica in materia è che «il coordinamento tra Confederazione, Cantoni e altre parti in causa è ancora insufficiente – ci comunica il consigliere nazionale Lohr da noi intervistato –. La revisione della Cdpd ha mostrato chiaramente che non esiste una strategia globale nella politica sulla disabilità. Il Consiglio federale ha annunciato una revisione parziale della Legge sull’uguaglianza dei disabili e io presterò molta attenzione per garantire che si compiano davvero dei progressi».

Secondo Lohr, il modo più efficace per assicurarsi che gli aspetti dell’inclusione siano presi in considerazione in tutti i rapporti politici è che in tutte le commissioni debbano essere presenti, o almeno interpellate, persone con disabilità. «Siamo noi gli esperti dell’inclusione, ci battiamo per questo da sempre e siamo noi a scontrarci con gli ostacoli. Sappiamo cosa andrebbe modificato e migliorato».

‘Niente su di noi senza di noi’

È questo il messaggio chiave che è stato lanciato durante la sessione. Perché le discriminazioni e gli ostacoli possono essere eliminati solo se vengono chiaramente individuati. E per essere individuati, conclude, «occorre che le persone con una disabilità siano rappresentate politicamente».

Pro InfirmisBrigitte Häberli-Koller, Martin Candinas e Christian Lohr