Svizzera

Nonostante gli impegni, la Svizzera investe ancora sul carbone

Lo denuncia l’Ong Public Eye. In Ticino hanno sede 55 aziende attive nel campo, su un totale di 245 in tutto il Paese

(Keystone)
7 novembre 2022
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Nonostante la Svizzera si sia impegnata a rinunciare completamente al carbone, circa il 40% a livello mondiale di tale fonte energetica mondiale viene commercializzato dalla Confederazione. Lo denuncia l’Ong Public Eye, a margine della COP27. Greenpeace deplora il fatto che la piazza finanziaria svizzera "sia su una traiettoria che potrebbe portare a un riscaldamento di 4 °C". Il commercio del carbone interesserebbe in modo sostanziale anche il Ticino: nel nostro cantone hanno infatti sede 55 delle 245 aziende attive nel settore del carbone in tutta la Svizzera.

Secondo le stime dell’Ong, le emissioni cumulative legate all’estrazione, al trasporto e alla trasformazione in elettricità del carbone commercializzato in Svizzera corrispondono a circa 5,4 miliardi di tonnellate di CO2 rilasciate nell’atmosfera ogni anno. Si tratta di una cifra superiore alle emissioni annuali degli Stati Uniti. Secondo un recente rapporto di Public Eye sull’industria, le banche svizzere hanno "prestato 3,15 miliardi di dollari all’industria carbonifera svizzera" da quando la Svizzera ha firmato l’Accordo di Parigi nel 2015. La Svizzera si è impegnata ad abbandonare questa fonte energetica "più inquinante del mondo", ha dichiarato l’Ong.

Banche cantonali prese di mira

Credit Suisse ha fornito più della metà dei fondi, mentre tra i finanziatori figurano anche le banche cantonali di Zurigo, Vaud e Ginevra. Tuttavia, la proprietà pubblica di queste banche "richiede un maggiore rispetto degli impegni politici della Confederazione", secondo Public Eye. Credit Suisse, la Banque cantonale vaudoise e la Banque cantonale genevoise hanno espresso la loro sorpresa per le cifre nella trasmissione "19h30" di domenica alla Radio svizzera. "Ci siamo impegnati a ridurre le nostre emissioni finanziate da petrolio, gas e carbone del 49% entro il 2030 e del 97% entro il 2050", ha scritto Credit Suisse.

In una petizione, Public Eye chiede al Consiglio federale e al Parlamento di prendere provvedimenti per "abbandonare completamente questa attività dannosa per il clima" entro il 2030. "La posizione dominante della Svizzera nel settore del carbone le conferisce una leva di politica climatica e una responsabilità per la sicurezza energetica globale", ha dichiarato Public Eye.

Strategia svizzera ‘insufficiente’

In un comunicato stampa pubblicato lunedì a margine dell’apertura della COP27, l’Ong Greenpeace ha dichiarato che "la piazza finanziaria svizzera si trova su una traiettoria di riscaldamento fino a 4 °C". Greenpace deplora il fatto che, a sette anni dall’adozione dell’Accordo di Parigi, la Svizzera "non abbia ancora direttive vincolanti per ridurre i danni climatici di cui sono responsabili la piazza finanziaria e la Banca nazionale svizzera". "Questa situazione è suicida se si considera che la piazza finanziaria è la più grande leva della Svizzera per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni globali", aggiunge il documento. Più in generale, Greenpeace ritiene che la strategia climatica della Svizzera sia "gravemente inadeguata", come quella di altri Paesi ricchi.

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