Svizzera

Vicini ai 1'000 contagi giornalieri, i giovani i più colpiti

Rimangono bassi i ricoveri ospedalieri. Nessuna nuova misura in vista al momento, il Consiglio federale si riunirà ad agosto per valutare la situazione

Patrick Mathys (Keystone)
20 luglio 2021
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I nuovi casi di contagio del coronavirus raddoppiano ogni settimana e dovrebbero superare la soglia di mille al giorno già al massimo all'inizio della prossima settimana. Per il momento non si osservano però effetti negativi sul sistema sanitario svizzero.

Il tasso di riproduzione dei contagi è salito a 1,44, mentre il tasso d'incidenza negli ultimi 14 giorni è di oltre 60 per 100'000 abitanti, ha spiegato oggi nell'abituale incontro con la stampa il responsabile del settore crisi dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) Patrick Mathys, secondo cui la variante Delta rappresenta ormai i tre quarti delle nuove infezioni.

Come atteso i contagi vengono spinti dalle fasce d'età dai 10 ai 19 anni e, ancor più, dai 20 ai 29 anni, ossia quelle che hanno il tasso di vaccinazione più basso.

Non è ancora chiaro se la situazione attuale comporterà un sovraccarico negli ospedali, ma per ora non è il caso: i ricoveri si situano a un basso livello, la media su sette giorni è di tre-quattro, ha indicato Mathys. I reparti di terapia intensiva sono occupati nella misura del 70%, ma la quota di pazienti affetti da Covid-19 si attesta ad appena il 3,8% dei letti disponibili. Date le basse cifre non è possibile delineare tendenze o possibili scenari.

Samia Hurst, vice presidente della task force Covid-19, ha comunque messo in guardia da una nuova grave ondata: basare le decisioni inerenti a nuove misure sull'evoluzione delle ospedalizzazioni è pericoloso, in quanto arriverebbero troppo tardi. "Potremmo vivere un'ondata peggiore di quella dello scorso autunno", ha affermato.

La bioetica dell'Università di Ginevra si è detta inquieta per l'elevato tasso di persone non immunizzate; se la maggior parte di esse si infetterà durante una nuova ondata il numero delle ospedalizzazioni e dei decessi potrebbe essere simile o perfino maggiore che in autunno. A suo dire è possibile che come in passato prima vengano contagiati i giovani poi anche le altre fasce della popolazione.

È quindi imperativo premere sulla vaccinazione della popolazione, ha detto ricordando che servono sei settimane finché una persona sia protetta. Attualmente quasi 4 milioni di persone - ha indicato Mathys - sono ormai completamente immunizzate, pari al 45% della popolazione. Il tasso di vaccinazione ha rallentato a causa delle vacanze estive, ma ci sono ancora tanti che si lasciano iniettare un vaccino.

All'incontro con la stampa era presente anche Michael Hermann, direttore del centro di ricerca Sotomo, che ha riferito dei risultati dell'ultimo sondaggio condotto in giugno da Demoscope e interpretato dal suo istituto.

Ne emerge che la propensione a farsi vaccinare è lievemente cresciuta rispetto a marzo: è ormai favorevole il 75% degli interrogati, a fronte del 72%. Al contempo gli scettici scendono dal 23 al 21%. Secondo Hermann per convincerli bisogna mettere l'accento sugli svantaggi della mancata immunizzazione.

Rispetto a tre mesi prima si nota che resta un fossato tra chi non ha fiducia nelle autorità e chi invece si considera informato e trattato in maniera corretta. Anche le fonti d'informazione tra chi è pro o contro la vaccinazione restano differenti: gli scettici si informano soprattutto presso famigliari, reti sociali e internet piuttosto che attraverso i media tradizionali, ha spiegato Hermann. La politicizzazione dell'epidemia quindi persiste.

Il Consiglio federale si riunirà nuovamente in agosto e valuterà la situazione. Mathys non ha voluto dire se le aperture previste per la metà del mese prossimo sono a suo avviso realistiche.

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