Svizzera

Consiglio di sicurezza Onu, 'un seggio svizzero è un rischio'

L'ex ambasciatore alle Nazioni unite: 'Sicure le pressioni delle grandi potenze, e dibattiti virulenti interni. Situazione delicata entro 2 anni'

18 settembre 2020
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Il primo ambasciatore svizzero in assoluto all‘Onu è scettico riguardo al seggio che la Confederazione cerca di ottenere presso il Consiglio di sicurezza dell‘organismo. Teme tentativi di pressione di grandi potenze e dibattiti virulenti in Svizzera.

L'ex diplomatico Jenö Staehelin, ora 80enne, non è favorevole alla candidatura al consiglio per il periodo 2023-2024. «Un seggio è un rischio, potrebbe essere ampiamente contestato nella politica interna», ha dichiarato in un‘intervista pubblicata oggi dalla “Neue Zürcher Zeitung”.

È sicuramente possibile fare più cose nel Consiglio di sicurezza che restando membro ordinario dell'Onu ma, ha aggiunto Jenö Staehelin, sarebbe ingenuo credere di non trovarsi in una situazione delicata nel corso di due anni.

«Per esperienza, non riesco ad immaginare che la Svizzera possa resistere alle pressioni in una situazione delicata e difendendo i suoi principi», afferma l'ex diplomatico, citando come esempio le esperienze fatte con il segreto bancario nel 2009. Consiglio federale e Parlamento hanno «ceduto» davanti a grandi potenze come gli Stati Uniti, nonostante una situazione giuridica chiara, ha detto.

Secondo Staehelin la Svizzera può già fare molto nella situazione attuale: «L'Onu ha bisogno di soldi e idee. Possiamo offrire entrambe le cose», ha sottolineato.

La Svizzera è membro dell'Onu dal 2002 ed è candidata per un seggio come membro non permanente del Consiglio di sicurezza per il periodo 2023-2024. La candidatura è stata approvata dal Parlamento.

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