Svizzera

'Stop all'olio di palma', raccolte oltre 50mila firme

Il sindacato agricolo Uniterre annuncia la riuscita del referendum contro l'accordo di libero scambio con l'Indonesia

(Keystone)
2 giugno 2020
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Il referendum per uno 'Stop all'olio di palma', contrario all'accordo di libero scambio con l'Indonesia, ha raccolto 56mila firme sulle 50mila necessarie. Il termine per la raccolta delle firme è scaduto il 9 aprile.

Siamo vicini all'obiettivo, indica oggi in una nota il sindacato agricolo Uniterre, che in gennaio ha lanciato il referendum assieme ad associazioni in favore del clima e dei diritti umani e al viticoltore indipendente Willy Cretegny.

Le ultime settimane hanno dimostrato che l'Indonesia non è disposta ad applicare standard ecologici e sociali per evitare la distruzione delle foreste tropicali ricche di specie, si legge ancora nella nota.

Un importante partner commerciale 

L'accordo di libero scambio con l'Indonesia è stato approvato a larga maggioranza dal Parlamento in dicembre. L'Indonesia è un partner commerciale potenzialmente importante per la Svizzera, sostengono i fautori dell'accordo.

L'opposizione all'accordo non è dettata soltanto da motivi di sostenibilità, sottolineano i referendisti. Gli agricoltori temono in particolare una concorrenza sleale con gli oli vegetali indigeni. Per questo motivo il Consiglio federale ha negoziato contingenti per le importazioni di olio di palma, che saranno tuttavia aumentati nell'arco di più anni. Sono inoltre previste norme che dovranno garantire la tracciabilità delle importazioni.

Garanzie che non sono tali

Queste misure non sono però sufficienti, secondo il sindacato contadino Uniterre. L'olio di palma è in effetti già oggi meno costoso dell'olio di colza e di girasole. L'accordo aumenterebbe la pressione sulla produzione interna, con una prevista riduzione dei prezzi pagati ai produttori pari al 35%.

Il comitato referendario deplora inoltre il fatto che nella maggior parte dei Paesi il libero scambio non abbia aumentato né la prosperità né la qualità di vita, ma che serva soltanto agli interessi economici delle multinazionali.

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