Svizzera

Coronavirus, oggi la decisione da Berna sulle frontiere

Ulteriori misure di protezione dal coronavirus verranno rese note dal Consiglio federale. Intanto aziende e Banche attivano piani di emergenza

Berset in modalità 'coronavirus' (Keystone)
13 marzo 2020
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S’impenna la curva del coronavirus in Svizzera. I casi di contagio ieri sono schizzati verso l’alto: le persone positive al test erano 858, un balzo di 213 casi in un solo giorno. Anche il bilancio delle vittime si appesantisce: a ieri sera se ne contavano sette, tre in più di mercoledì. Di questi ultimi tre decessi due (di “persone anziane vulnerabili e affette da patologie preesistenti”, ha reso noto lo Stato maggiore cantonale di condotta) sono avvenuti in Ticino. Oggi il Consiglio federale dovrebbe decidere nuove misure.

Ticino apripista? Così pare. Daniel Koch ha dichiarato alla radio Srf che il resto della Svizzera a un certo punto seguirà le misure adottate a Sud delle Alpi. Lo stato di necessità – decretato giovedì a Bellinzona e valido fino al 29 marzo – potrebbe essere esteso a tutta la Confederazione, ha affermato il capo della Divisione malattie trasmissibili dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). Adesso si tratta di proteggere persone anziane e malati cronici, oltre che di evitare un sovraccarico degli ospedali, ha aggiunto.

L’Ufsp in seguito ha corretto il tiro. Altri cantoni attueranno le misure adottate in Ticino, ha twittato l’ufficio federale. Tuttavia, precisa l’Ufsp, non si è parlato né si parla di uno stato di necessità valevole sull’intero territorio nazionale. La Svizzera resta in una situazione “particolare”, ai sensi della Legge sulle epidemie. Ulteriori misure di protezione dal coronavirus (proroga e inasprimento del divieto di manifestazioni; anche i controlli sanitari alla frontiera chiesti dal governo ticinese?) verranno rese note oggi dal Consiglio federale.

L’Udc gioca d’anticipo. Ieri è tornata a chiedere l’immediata chiusura delle frontiere per le persone (non per le merci). Invita inoltre i servizi di pronto soccorso e gli ospedali militari di tenersi pronti. Il Consiglio federale deve fare tutto ciò che è in suo potere per proteggere il popolo svizzero, si legge in un comunicato. I frontalieri che lavorano nel settore sanitario dovrebbero trasferirsi in Svizzera per qualche settimana e potrebbero essere alloggiati in hotel abbandonati dai turisti, afferma il partito.

Stop alle visite, telelavoro, niente vacanze

Intanto aziende e amministrazioni adottano nuove misure di protezione. L’Ospedale universitario di Zurigo da ieri sera vieta le visite ai pazienti, salvo eccezioni per i genitori che visitano bambini o i partner di donne che partoriscono. Altri istituti hanno limitato il numero di visite per paziente.

Le banche hanno attivato piani d’emergenza e diviso i team attivi in comparti ritenuti essenziali per il funzionamento dell’attività tra più sedi, in particolare quelli che si occupano di negoziazioni, transazioni di pagamento o dell’informatica.

L’esercito non prevede al momento cambiamenti di peso, ma circa 830 reclute rimarranno confinate in caserma questo fine settimana per evitare la diffusione dell’epidemia.

Il Canton Vaud ha generalizzato il telelavoro per l’amministrazione cantonale estendendolo a tutte le persone in grado di svolgere “i loro compiti a distanza”. I certificati di malattia non saranno più richiesti per le assenze fino a dieci giorni e il governo vodese intende pure essere "flessibile" con i dipendenti che devono rimanere a casa per precauzione o per occuparsi di un bambino.

Il Consiglio di Stato ha anche messo in atto “un piano di continuità per le attività indispensabili” in caso di assenteismo significativo. In particolare, sul sito web del cantone è indicato che, se le esigenze di servizio lo richiedono, "l’autorità può chiedere di posticipare un periodo di vacanza programmato”. Anche i collaboratori del Centro ospedaliero cantonale vodese (Chuv) di Losanna devono disdire le vacanze previste fino alla fine di aprile per far fronte all’epidemia.

L’Università di Ginevra amplia l’offerta di insegnamento a distanza: da ieri il numero di corsi registrati disponibili sulla piattaforma Mediaserver è passato da 250 per settimana a 250 al giorno.

L’Università di Zurigo – che sin qui ha dovuto registrare una decina di casi di contagio – ha deciso che chiunque ha soggiornato in una zona a rischio per il coronavirus dovrà restare a casa per un periodo di 14 giorni. Le aree a rischio includono l’Italia settentrionale, la Cina, Hong Kong, la Corea del Sud, l’Iran, il Giappone e Singapore. Il divieto di accesso agli edifici e alle strutture universitarie vale per studenti e dipendenti, come pure per i visitatori esterni, si legge sul sito web dell’ateneo.

Intanto ieri sono tornati in patria i quattro cittadini svizzeri che erano bloccati su una nave da crociera al largo di San Francisco per sospetto di coronavirus. Le autorità statunitensi hanno organizzato un volo per i passeggeri della ’Grand Princess’.

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