Svizzera

Legge sul CO2, la nafta ha gli anni contati

Gli Stati fissano un valore limite delle emissioni di CO2 per i vecchi edifici dal 2023. Mercoledì si discuterà di tassa sui voli aerei e prezzo della benzina

23 settembre 2019
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Del «futuro del nostro pianeta», della «responsabilità nei confronti delle future generazioni» si sono occupati ieri i ‘senatori’. Ma anche di cose concrete. Come gli impianti di riscaldamento. Sul tavolo c’era la revisione totale della legge sul CO2 (cfr. ‘laRegione’ di sabato), nella versione – in molti punti più ambiziosa rispetto al progetto governativo – elaborata dalla sua commissione preparatoria. E la prima decisione è caduta: contro la volontà di una forte minoranza della commissione e dei Cantoni, la Camera dei... Cantoni ha stabilito che dal 2023, in caso di sostituzione dell’impianto di riscaldamento, i vecchi edifici potranno emettere al massimo 20 kg di CO2 l’anno per metro quadrato (il valore verrebbe inasprito ogni cinque anni). Ciò equivale al divieto del riscaldamento a nafta per molti immobili. O meglio: un nuovo riscaldamento a nafta potrà essere installato soltanto se l’edificio sarà ben isolato.
Per Brigitte Häberli-Koller (Ppd/Tg), vicepresidente dell’Associazione svizzera dei proprietari fondiari, nessun altro settore come quello immobiliare ha contribuito alla riduzione delle emissioni di CO2. Non bisogna quindi chiedere troppo e troppo presto. Diversamente dai trasporti, il settore immobiliare – ha riconosciuto la consigliera federale Simonetta Sommaruga – ha già fatto molto; ma ancora troppo spesso un riscaldamento a nafta viene sostituito con un impianto analogo, e «questo è un problema» all’orizzonte 2050 (obiettivo ‘emissioni zero netto). Il governo vuole però una revisione fatta «con, non contro i Cantoni». Detto fatto. Konrad Graber (Ppd/Lu) ha proposto che i Cantoni (competenti in quest’ambito) che applicano norme almeno altrettanto incisive siano esentati dall’applicare il nuovo valore limite. E il plenum ha detto ‘sì’.
In precedenza, il Consiglio degli Stati era entrato in materia tacitamente sulla nuova legge. E placidamente: distribuendo parole di encomio ai giovani attivisti pro clima e ai membri della commissione, che in nove mesi sono riusciti a mettere a punto una proposta sostenuta all’unanimità, suscettibile di riunire una maggioranza in Parlamento e, se del caso, in votazione popolare.

La nuova legge sul CO2 indica quali misure la Confederazione intende adottare nel prossimo decennio per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi (dimezzamento delle emissioni entro il 2030), ratificato nel 2017. In dicembre, al Nazionale, il campo rosso-verde – assieme a esponenti di Ppd e Pbd – aveva preferito affossare un progetto che Udc e Plr avevano annacquato. Quasi dieci mesi dopo – in mezzo, tra l’altro, gli scioperi per il clima e la svolta verde del Plr – i ‘senatori’ si sono invece ritrovati tra le mani una proposta «che fino a poco tempo fa sarebbe stata impensabile» (Paul Rechsteiner, Ps/Be). Con una tassa sui biglietti aerei, l’aumento del prezzo della benzina, valori limite di emissioni di CO2 per veicoli nuovi (camion compresi), appunto un quasi-divieto dei riscaldamenti a nafta dal 2023 in caso di sostituzione degli impianti, e molto altro.
«Siamo presumibilmente la prima generazione che percepisce il cambiamento climatico nella quotidianità, e siamo forse l’ultima generazione che può adottare misure efficaci contro l’aumento dei gas a effetto serra», ha affermato Damian Müller (Plr/Lu) a nome della commissione. Beat Vonlanthen (Ppd/Fr) ha evocato la Costituzione (“Coscienti delle (...) responsabilità verso le generazioni future”) e, come «nonno della piccola Sophie» (avrà 82 anni nel 2100), si impegna «con veemenza affinché possa crescere e invecchiare in un buon contesto climatico». Raphaël Comte (Plr/Ne) ha invitato tutti a «essere all’altezza della posta in gioco». E i suoi colleghi non si sono fatti pregare, come detto. Nella discussione di dettaglio il plenum ha seguito la commissione (e il governo) sull’obiettivo di riduzione: dimezzare le emissioni entro il 2030 (rispetto al 1990), nella misura del 60% almeno con provvedimenti in Svizzera. La proposta ha prevalso per 24 voti contro 21 su una di minoranza che chiedeva di portare all’80% la quota di riduzione ‘interna’. Domani il voto sulle altre misure. Poi toccherà al Nazionale. Ma saremo già nella prossima legislatura.

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